Sarzana, che Botta!

« Non sapevano che fosse impossibile, allora l’hanno fatto »

Mark Twain


Piazza Martiri, partecipazione umiliata
il Consiglio “dribla” la petizione

Su un punto il sindaco Cristina Ponzanelli ha sicuramente ragione: quando afferma che “colpevolmente” la questione piazza Martiri non è mai stata trattata in consiglio comunale. Ma il sindaco tace che, colpevolmente, la petizione del Comitato Sarzana, che botta!, che elencava tutte le violazioni di legge consumate nel progetto di piazza Martiri, attende dall’12 dicembre scorso di essere discussa in Consiglio Petizione al Sindaco e al Consiglio Comunale Piazza Martiri. Lo Statuto comunale recita:“Gli organi competenti provvedono a deliberare nel merito entro 60 giorni”.
A oggi sono state “colpevolmente” ignorate anche le oltre cinquecento firme di cittadini a sostegno della petizione condivisa da Libera La Spezia, Quarto Piano, L’égalité, Comitato Difesa del Territorio, Legambiente Val di Magra, Sarzana in movimento, protocollate il 5 gennaio scorso.

Foto del 20 ottobre: oltre quattro mesi d’immobilismo. E’ un fatto, non un giudizio

Il presidente del Consiglio comunale Carlo Rampi afferma che il consiglio non può “deliberare nel merito” perché le petizioni non contengono indicazioni di deliberazione. A questa lettura restrittiva dello Statuto si sono associati i consiglieri di opposizione Federica Giorgi (5 Stelle), Damiano Lorenzini(PD) e Paolo Mione. Maggioranza e opposizione hanno convenuto che il consiglio discuterà, ma non voterà. Cioè il massimo organo democratico cittadino non dirà nulla sulla richiesta contenuta nella petizione di fermare lo scempio urbanistico e di legalità che si sta consumando in piazza Martiri.
Tabù anche la proposta di attivare i park pubblici del Biava
Fanno finta, tutti, di ignorare che la petizione contiene proposte. Una addirittura molto pratica, che non ha bisogno di una “eccellenza” di diritto amministrativo per essere valutata: l’utilizzo dei parcheggi pubblici interrati sotto i palazzi Biava ed ex caserma CC di via Lucri. Dovrebbero essere una sessantina. Forse più. Una manna per una zona così congestionata. Piacerebbe ai commercianti della piazza e del centro. Argomento tabù.
Il Consiglio potrebbe deliberare accogliendo le argomentazioni, facendo proprio l’appello e impegnando sindaco e giunta oppure respingendo l’appello e le proposte, motivando sull’insussistenza delle argomentazioni.
Artifizi e cavilli per non decidere
Oppure si vuole affermare che una petizione popolare deve avere anche una corretta forma giurdica? I cittadini per presentare petizioni, istanze, proposte di deliberazione devono ricorrere alla consulenza di segretari comunali? E’ questo il cambiamento che la nuova amministrazione intendeva portare alla voce partecipazione?
La verità è che non votare, in fondo, sta bene a tutti. Alla maggioranza attuale che da mesi strilla contro l’obbrobrio, l’osceno di piazza Martiri, ma che ha consentito fino a due settimane fa all’impresa di lavorare di sabato pomeriggio e domenica mattina in violazione del regolamento comunale sulle attività dei cantieri. Non votare sta bene alla vecchia maggioranza, “a quelli di prima” come spregiativamente vengono chiamati i PD. Incomprensibile il silenzio della consigliera 5 Stelle dall’esplosione dello scandalo.
Discussione rinviata, voto escluso
Inoltre non si sa quando la petizione verrà discussa. Rampi ha detto che i sessanta giorni partono dal 7 gennaio, quando è stata presentata un’integrazione che denunciava un’altra violazione: la distanza tra i palazzi inferiore ai dieci metri Piazza Martiri Integrazione Petizione del 11.12.2018. Dimentica che il 5 gennaio era stata depositata al protocollo la petizione popolare sottoscritta da 528 cittadini , che per intuibili ragioni riassume i punti della questione. A voler essere azzeccagarbugli il termine da Statuto scade il 6 marzo. Ma il presidente Rampi replica che, non essendo previste sanzioni, il termine non è perentorio. In soccorso, per dilatare i tempi, è intervenuto il consigliere Mione, un esperto nel vanificare gli scarsi strumenti di partecipazione popolare esistenti nello Statuto: quando era presidente del Consiglio comunale in quota PD non ha mai, dicasi mai, portato una petizione o istanza in consiglio. Ora, novello “soccorso rosso” della maggioranza di centrodestra, ha chiesto e ottenuto un’istruttoria tecnica da parte degli uffici. Non un parere dell’avvocato civico, ma dell’ufficio tecnico.
Gli argomenti giuridici al vaglio dei geometri
Chi ha fatto il pasticcio, oggetto di ricorso al TAR e di indagine della Finanza, dovrà dire se c’è giurisprudenza che consente di ovviare alla distanza di dieci metri tra i palazzi o se è consentito dalla legge cedere gratuitamente l’aggetto di qualche decina di metri quadrati di suolo pubblico o se è corretta l’applicazione della legge Tognoli sui parcheggi pertinenziali. Con tutto il rispetto per i geometri, ma siamo all’offesa degli avvocati che siedono in consiglio!
E’ questa la nuova frontiera della partecipazione che il nuovo governo cittadino vuole inaugurare? Cavilli, letture restrittive dei regolamenti, rinvii per non affrontare la sostanza delle questioni che stanno a cuore dei cittadini.
Pare invece che sarà votata nel consiglio comunale di giovedì 28 febbraio la mozione di Sarzana Popolare, gruppo politico di maggioranza di cui abbiamo apprezzato finora coraggio e coerenza.
La circostanza non sana lo sfregio alla partecipazione diretta dei cittadini, che si sono impegnati in questi mesi con passione e fatica per portare un contributo di analisi e proposte. Anzi l’aggrava. Sarzana Popolare ha un peso di quattro consiglieri: non si possono permettere di “scansarla”. Un Comitato … ma che non stia a rompere!
Carlo Ruocco

 

 

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Data
lunedì, 25 febbraio 2019

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