Sarzana, che Botta! http://www.sarzanachebotta.org Tue, 14 Nov 2023 08:22:58 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.7.28 Hotel Laurina, una SCIA di polemiche per il portico precluso ai sarzanesi http://www.sarzanachebotta.org/2022/07/hotel-laurina-una-scia-di-polemiche-per-il-portico-precluso-ai-sarzanesi/ http://www.sarzanachebotta.org/2022/07/hotel-laurina-una-scia-di-polemiche-per-il-portico-precluso-ai-sarzanesi/#respond Sat, 30 Jul 2022 18:36:30 +0000 http://www.sarzanachebotta.org/?p=19860 Non ha pace il progetto di recupero dell’hotel Laurina. Ora la politica litiga sulla chiusura dello storico portico un tempo luogo pubblico di transito. La delibera di giunta del 2016 “tenuta nascosta alla città e al consiglio comunale” (parole della sindaca Cristina Ponzanelli nel consiglio comunale del 28 febbraio 2019) era talmente oscura che oggi si disputa se la chiusura fosse o no prevista nel progetto di ristrutturazione. Una disputa stucchevole, giocata sui mezzi d’informazione e sui social. Basterebbe mettere finalmente le carte in piazza (magari piazza Martiri!) e farle conoscere ai cittadini sarzanesi. Questa mancanza di volontà di fare chiarezza e preferire la baruffa a mezzo stampa e social, non è una novità.

Prospetto del portico da via Muccini. L’omino fa parte del disegno 2016

Tre anni fa (settembre 2019) il Comitato Sarzana, che botta! ritirava la petizione inoltrata  al Consiglio comunale nel dicembre 2018 con la quale richiamava l’attenzione del parlamentino locale sulle gravi incongruenze presenti nel progetto di palazzo in piazza Martiri. Per Statuto quella petizione doveva essere discussa entro 6o giorni. Con un accordo tra “quelli di prima” (centrosinistra) e “quelli di adesso” (centrodestra) fu data precedenza a una mozione di Sarzana Popolare che chiedeva chiarezza sulle criticità evidenziate dal Comitato: illegittimo ricorso alla legge Tognoli sui parcheggi in aree urbane, mancata effettuazione di gara pubblica per assegnare il sottosuolo di piazza Martiri, sparizione dei parcheggi pubblici previsti dal Piano Regolatore nella piazza, spanciamento (aggetto) del palazzo su terreno di proprietà comunale senza ristoro economico per il Comune, mancato rispetto della norma (nazionale, dunque non derogabile) di igiene pubblica, che impone una distanza di dieci metri tra due edifici (il vecchio e il nuovo). La mozione sortì l’effetto di non discutere nel merito le questione sollevate. http://www.sarzanachebotta.org/?p=19860&preview=true
La sindaco Cristina Ponzanelli dopo aver stigmatizzato l’iter della delibera di giunta (Cavarra) del 2016 (giunta Cavarra), che aveva approvato  la convenzione tra il Comune e la società Miranda senza proporla al vaglio del Consiglio comunale, s’impegnò solennemente a fare chiarezza con l’aiuto di consulenti, di esperti, su tutte le questioni sollevate. Dopo otto mesi gli unici “esperti” ascoltati furono l’avvocato del Comune Fabio Cozzani e la responsabile della pratica, la geometra Garbini dell’ufficio tecnico. Insomma fu chiesto all’oste se il suo vino fosse buono.
Il Comitato ritirò la petizione prima del Consiglio comunale, convocato a ottobre per il perentorio intervento del difensore civico Francesco Lalla, per non avallare un’inutile recita. Nessuna forza politica prese posizione sul mancato “approfondimento”.
Ora si accapigliano su un diritto di passo pubblico sotto il portico che sarebbe sparito con una SCIA. Il Consiglio comunale se ne occuperà solo a fine agosto. Resterà una scia di polemiche inconcludenti.

 

 

 

 

 

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Senza un Piano vige “antenna selvaggia” E la politica litiga sulle responsabilità http://www.sarzanachebotta.org/2022/07/senza-un-piano-vige-antenna-selvaggiae-la-politica-litiga-sulle-responsabilita/ http://www.sarzanachebotta.org/2022/07/senza-un-piano-vige-antenna-selvaggiae-la-politica-litiga-sulle-responsabilita/#respond Sat, 30 Jul 2022 16:07:32 +0000 http://www.sarzanachebotta.org/?p=19853 Sullo stop all’antenna di via del Fortino in cambio dell’installazione di due impianti in viale XXI Luglio e a Sarzanello amministrazione e consiglieri di opposizione stanno facendo a gara per addossarsi la responsabilità della mancanza di un Piano comunale che scongiuri “antenna selvaggia” e la guerra tra quartieri. Uno spettacolo indegno! Hanno poco da sgomitare: è una sconfitta per tutti loro. Lo è per l’amministrazione Ponzanelli perché, dopo aver dato l’assenso alla nuova antenna alla Fortezza, ha fatto tardiva retromarcia incalzata dalle proteste degli abitanti e soprattutto perché a distanza di quattro anni dal suo insediamento non si è ancora dotata di un Piano delle antenne.

Non basta in centro “l’antennone” di via Landinelli?

La responsabilità di “quelli di prima”
Il Comitato Sarzana, che Botta! aveva posto l’urgenza del Piano, che è uno strumento urbanistico, alla Giunta Cavarra dopo la vicenda del ripetitore sulla collina dei Cappuccini. Anche in quel caso l’Amministrazione aveva concesso l’autorizzazione con tanto di placet della commissione paesaggio! La mobilitazione dei cittadini dei Grisei, appoggiati dal nostro Comitato, dal Difensore Civico Francesco Lalla, l’intervento della Sovrintendenza, bloccò definitivamente il progetto. Era il marzo 2015. Da quel momento il Comitato Sarzana, che botta! iniziò una campagna perché Sarzana si dotasse del Piano delle Antenne, avendo come obiettivo la salvaguardia della salute (principio di precauzione). Su questo aspetto nel novembre 2017 fu invitata la scienziata Fiorella Belpoggi, autrice di ricerche sulle conseguenze dell’elettromagnetismo in collaborazione con centri universitari statunitensi. La giunta Cavarra si convinse a varare un Piano. E mise a bilancio la spesa. Il Comitato fece osservazioni e proposte, il Difensore Civico, nella qualità di garante della salute, intervenne, favorendo una convenzione Comune Arpal per i rilevamenti, che erano risultati gravemente carenti. Cavarra lasciò scadere il Piano non completando l’iter entro il termine di 120 giorni. L’assessore Massimo Baudone era convinto che non esistesse un termine. Denari pubblici buttati.
Leggere ora qualche consigliere (avvocato per giunta) affermare che “almeno la giunta Cavarra ha il merito di aver approvato il Piano”, fa enorme tristezza. La giunta Cavarra adottò il Piano. Ma non concluse l’iter di approvazione.
La responsabilità di “quelli di adesso”
Il nostro Comitato ripropose il problema alla sindaca Cristina Ponzanelli dopo il suo insediamento (2018). In tutti questi anni non se n’è curata, fino all’esplosione della protesta del Fortino. In questo modo Sarzana è costretta a inseguire disarmata gli operatori e a tappare buchi per contenere le proteste dei cittadini. È una sconfitta anche per l’opposizione, assente su un tema che da tempo avrebbe dovuto porre  all’attenzione del Consiglio comunale. Si è deciso di spostare le antenne in altri siti, ma non si comprende perché i quartieri interessati dovrebbero accettare quello che in via del Fortino non va bene. Forse che la tutela del paesaggio è più importante della tutela della salute? Si scaricano sui cittadini i ritardi e le inadempienze dell’Amministrazione. Chi ha deciso dove trasferire le antenne? Secondo quali criteri? Perché lo si fa prima dell’approvazione del Piano? Vi è stata una preventiva rilevazione dell’inquinamento elettromagnetico nei siti indicati, vista la presenza di altri impianti talvolta molto impattanti come in via Landinelli? Che fine ha fatto la convenzione con Arpal? Perché  non si informano e si coinvolgono i cittadini? I partiti dovrebbero fare a gara nel dare risposte a queste domande, invece di attardarsi in misera propaganda di bottega.
Ora un gruppo di cittadini ha lanciato una petizione per chiedere all’Amministrazione Ponzanelli di sospendere la pratica delle nuove installazioni, di informare e aprire un confronto con i cittadini, di accelerare sul Piano Antenne. Questo il testo che si può sottoscrivere e inviare al Comitato
Petizione contro l’antenna XXI Luglio

 

 

 

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Piano dei rifiuti, c’è il digestore di SalicetiIgnorati gravi rischi per salute e ambiente http://www.sarzanachebotta.org/2022/07/piano-ligure-dei-rifiuti-ce-il-digestore-di-salicetiignorati-gravi-rischi-per-salute-e-ambiente/ http://www.sarzanachebotta.org/2022/07/piano-ligure-dei-rifiuti-ce-il-digestore-di-salicetiignorati-gravi-rischi-per-salute-e-ambiente/#respond Wed, 27 Jul 2022 22:58:45 +0000 http://www.sarzanachebotta.org/?p=19844 Pur di assecondare il progetto di Iren di realizzare il biodigestore a Saliceti in luogo di un impianto più contenuto, previsto a Boscalino di Arcola su proposta della stessa Iren in sede di gara europea, le forze politiche di centrodestra, che amministrano la Regione e la Provincia sotto la guida di Giovanni Toti e Pierluigi Peracchini, hanno approvato il nuovo Piano regionale di Gestione dei rifiuti (PGR), inserendovi Vezzano. Sono state ignorate, senza neppure confutarle, le argomentate critiche tecniche sulla pericolosità di un impianto da 60.000 tonnellate l’anno di rifiuti organici (dichiarate, 120.000 effettive secondo l’AD di Iren Ambiente).
Ed è stata ignorata anche la sentenza del TAR.

La protesta davanti alla Regione

Ignorati rischi gravi, dall’acqua al fuoco, dai terremoti all’habitat, al clima

Rischio idrogeologico, rischio alluvioni
. L’impianto deve sorgere sulla falda del Magra. In tempi normali la intercetta con le fondamenta e le vasche di raccolta dei reflui già a un metro di profondità nei periodi invernali. In caso di alluvioni sempre più probabili secondo gli scienziati del clima o di incidente con fuoruscita di reflui contenenti ammoniaca l’impianto espone a rischio d’inquinamento i pozzi di Fornola. La Liguria, a differenza della Toscana, che pure è sotto,la stessa Autorità di Bacino, non si è dotata del Piano di valutazione del rischio alluvioni.
Crisi idrica. Il biodigestore assorbe una tonnellata d’acqua ogni 5 tonnellate di Forsu trattata (relazione tecnica del progetto). Secondo gli scienziati le crisi idriche saranno sempre più frequenti. In tempi di siccità della Magra, il biodigestore toglierà acqua ai consumi umani.
Giocano con l’acqua e anche col fuoco
Rischio incendi Il biodigestore sorgerebbe a poche decine di metri dal TMB già andato semidistrutto dalle fiamme nel 2013, interessato da un nuovo incendio il 3 luglio scorso. Sappiamo le drammatiche conseguenze che hanno subito gli abitanti di Malagrotta a Roma per l’incendio del TMB. A poca distanza sorge anche un deposito di carburanti da 200.000 tonnellate. Sono a rischio la salute e l’incolumità degli abitanti di Vezzano e Santo Stefano e la salute dei cittadini per un raggio di sei chilometri. Dunque anche Arcola, Sarzana, Bolano e i territori del Levante spezzino, che hanno abbandonato al loro destino gli abitanti di Vezzano e Santo Stefano,  s’illudono di venire risparmiati. Nella Conferenza dei servizi è stata ignorata la normativa sul rischio per l’ambiente esterno (DL 18.10.2019)
Rischio sismico. Secondo la cartografia dell’ISPRA, aggiornata al 2019, la zona di Saliceti è segnata da quattro faglie attive e capaci. Ebbene il Dipartimento ambiente della Regione, guidato da Cecilia Brescianini, ha accettato una carta ISPRA molto datata e molto tranquillizzante con una sola faglia.
Rischio per l’habitat protetto da Rete Natura 2000.  Tanto meno la Regione si cura dell’habitat protetto dalla Rete europea Natura 2000 del Parco Magra, il cui confine dista a soli 75 metri. Dai camini dell’impianto non escono farfalle. In caso di incendi o alluvioni con conseguenti inquinamenti dell’aria e delle acque sarebbe un disastro. Per il direttore generale dei Parchi della Liguria è sufficiente che l’impianto sia fuori dal confine del Parco. Dista soli 75 metri. Il Consiglio di Stato è di diverso parere: se ci possono essere impatti per la tipologia d’impianto, occorre procedere alla VINCA (Valutazione d’incidenza ambientale).
Rischio clima. Il biodigestore immetterà in atmosfera, direttamente o indirettamente (traffico ecc.) dieci milioni di metri cubi di CO2. Insomma è un impianto “climalterante”.

Il business degli incentivi pubblici. Per una realtà come la nostra provincia un impianto di compostaggio sarebbe sufficiente a produrre concime in modo naturale dalla fermentazione dei rifiuti organici. Ma Iren perderebbe i lucrosi incentivi statali sul biometano prodotto dall’impianto. Si tratta di 56 milioni di euro in venti anni a fronte di 50,6 milioni d’investimento (memoria degli avvocati di Iren davanti al TAR Liguria).
Regione e Provincia hanno proposto l’impianto anche per i finanziamenti del PNRR.
Intanto paga Pantalone (cioè noi nelle bollette!)

Scena muta del centrodestra in Consiglio Regionale. Un solo argomento: l’arroganza. Spezia colonia pattumiera di Genova

Dura reazione dei comitati No Biodigestore, Sarzana, che botta!, Acqua Bene Comune e delle associazioni Cittadinanzattiva e Italia Nostra : “Svenduto il nostro territorio agli interessi di Iren” Saliceti Indignati dal Consiglio regionale

 

 

 

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Antenne, avviato l’iter del Pianoaccolte le proposte del Comitato http://www.sarzanachebotta.org/2021/10/antenne-il-comune-prende-tempoancora-rinviata-la-commissione/ http://www.sarzanachebotta.org/2021/10/antenne-il-comune-prende-tempoancora-rinviata-la-commissione/#respond Mon, 04 Oct 2021 11:06:13 +0000 http://www.sarzanachebotta.org/?p=19833

Le due petizioni al sindaco e al consiglio comunale in difesa della Fortezza Castruccio e per il riavvio dell’iter del Piano delle Antenne hanno fatto centro. Sono state oggetto di discussione in commissione territorio del Consiglio comunale primo atto per arrivare a deliberazioni. Dalla Commissione territorio sono arrivate tre ottime notizie, che ci hanno indotto a sorvolare sul mancato preavviso dei proponenti, cioè dei cittadini della Fortezza e del Comitato Sarzana, che botta!, avvertito solo poche ore prima. Siamo riusciti ugualmente a portare il nostro contributo con Roberta Mosti. Dobbiamo ringraziare il Difensore Civico Francesco Lalla per la costante attenzione che ha posto al problema, che rientra nei suoi poteri di garante della salute dei cittadini, sollecitando l’amministrazione civica. 
La prima notizia positiva è che i soldi per rivedere il Piano sono stati messi a bilancio e l’iter inizierà a seguito di incarico per l’aggiornamento.
Coinvolta la facoltà di Fisica Ambientale di Firenze
La seconda arriva per bocca del dirigente architetto Giovanni Mugnani che si è detto convinto dalla  proposta del nostro comitato, contenuta nelle osservazioni del Piano Antenne del 2017, di coinvolgere l’università di Firenze per gli aspetti tecnici legati alla stesura del regolamento.
Il protocollo è in attesa di sottoscrizione da parte dell’Università, che attraverso il Prof. Gianfranco Cellai, docente di Fisica tecnica ambientale, dovrà intervenire sul vecchio piano proposto dall’amministrazione Cavarra e lasciato decadere dalla stessa.
La terza è che il comune è in contatto con la Sovrintendenza regionale al paesaggio per la questione del vincolo, che è il vero nodo irrisolto della commissione che non sa come rispondere alle richieste di cittadini e comitato.
La discussione si aggiorna per approfondimenti a martedì 12, poiché la richiesta di apposizione del vincolo di tutela sulla collina della Fortezza è argomento che ha suscitato perplessità nel dirigente comunale, per le conseguenze urbanistico edilizie che tale vincolo potrebbe avere sugli immobili esistenti. Un approfondimento tecnico e di procedure che non ha trovato tutti d’accordo. L’opposizione avrebbe voluto portare tutto in consiglio per una discussione politica generale. L’architetto Mosti ha fatto presente che di vincoli ce ne sono di diversa natura, che la proposta del Comitato Sarzana, che botta! di porre un vincolo indiretto (art. 45 D.Lgs 42/04)  è forse la più snella e che le possibili irregolarità passate degli immobili esistenti non può frenare una decisione tanto importante, che deve essere politica e non tecnica. L’ultimo vincolo apposto su un bene paesistico nel comune risale al 1958, il nucleo antico di Sarzanello, sono passati più di 50 anni, abbiamo pochi strumenti in difesa del territorio, la discussione in consiglio sull’apposizione del vincolo alla collina di Sarzanello e magari su altri luoghi da tutelare è tema che la politica non può ignorare.

 

 

 

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Gestione del TMB, le denunce di ArpalLa politica tace per non bloccare il digestore http://www.sarzanachebotta.org/2021/09/gestione-del-tmb-le-denunce-di-arpalla-politica-tace-per-non-bloccare-il-digestore/ http://www.sarzanachebotta.org/2021/09/gestione-del-tmb-le-denunce-di-arpalla-politica-tace-per-non-bloccare-il-digestore/#respond Tue, 28 Sep 2021 09:21:39 +0000 http://www.sarzanachebotta.org/?p=19807 Articolo di Carlo Ruocco

Un anno fa un rapporto di Arpal alla Conferenza dei servizi, chiamata a decidere sul progetto Recos di biodigestore a Saliceti, svelava che dall’esistente impianto di trattamento meccanico biologico (TMB) di rifiuti indifferenziati tra l’ottobre 2019 e il marzo 2020 erano uscite quantità non precisate di rifiuti radioattivi, contenuti in “balle” destinate a essere bruciate nei termovalorizzatori. A scoprirlo non era stata né la società Recos del gruppo Iren, che gestisce l’impianto, né l’Arpa Liguria. La denuncia era venuta nel 2019 dall’Arpa Lombardia su segnalazione della società Lomellina Energia di Pavia, nel 2020 dall’Arpa Emilia su segnalazione della società WtE del gruppo Iren Ambiente. I due impianti di termocombustione sono dotati di portali di controllo di sostanze radioattive in entrata e in uscita. Il TMB di Saliceti ne è sprovvisto.

Una manifestazione ecologista contro il TMB

Dalla lettura attenta del rapporto Arpal (qui il testo integrale TMB Rapporto Arpal Conferenza Servizi 30.6.2020 ) emerge che criticità e violazioni delle normative ambientali e delle prescrizioni nella gestione dell’impianto ve ne sono stati più d’uno e hanno portato a sanzioni amministrative e a una denuncia penale. Nonostante questo pedigree alla società di Iren è stata rilasciata dalla Regione Liguria l’autorizzazione a costruire un impianto di digestione aerobica da 120.000 tonnellate di organico. Ufficialmente sarebbero 60.000. Ma il costo dell’investimento di 50,6 milioni di euro corrisponde al doppio, come ammesso dall’amministratore delegato di Iren Ambiente Eugenio Bertolini in un’intervista al Secolo XIX che tutti i partiti e i sindaci fingono di ignorare.

Un biodigestore impatta molto di più sull’ambiente, sia per le emissioni in atmosfera, sia per la produzione di percolato con ammoniaca, sia perché brucia e produce gas.
Nel TMB non c’è gas (se l’incendio verificatosi nel 2013 dovesse svilupparsi nel digestore, ci sarebbe sicuramente uno scoppio). Nel TMB non ci sono vasche che affondano per 4 metri nel terreno intercettando la falda, come avverrà col biodigestore. Il TMB non produce considerevoli volumi di percolato contenenti ammoniaca, né equivalenti emissioni in atmosfera. Quindi distrazioni e/o errori nei processi, sottovalutazione dei rischi, potrebbero avere conseguenze molto più drammatiche a partire dal rischio d’inquinamento della falda del Magra che rifornisce i pozzi di Fornola, unica riserva di acqua potabile per 150.000 spezzini.

Il biodigestore è stato progettato proprio sulla falda del Magra. Il rischio d’inquinamento non è escluso dagli stessi consulenti universitari di Recos. I comitati No Biodigestore Saliceti, Sarzana, che botta!. Acqua Bene Comune e le associazioni Cittadinanzattiva e Italia Nostra da oltre un anno chiedono l’intervento del ministro dell’ambiente. E’ previsto dalla legge. La pianificazione dei rifiuti compete alle province e alle regioni. Ma la tutela delle acque secondo le direttive europee ispirate ai principi di precauzione e prevenzione dal rischio inquinamento compete al ministero. Da un anno i comitati chiedono ai politici spezzini in Parlamento e al Governo di sollecitare l’intervento ministeriale. Silenzio tombale anche da parte di quegli esponenti di partiti che si dicono contrari al progetto (ora in campagna elettorale a Santo Stefano sono tutti contrari, anche quelli che in Provincia e in Regione hanno votato documenti a favore del biodigestore a Saliceti, come Lega e Liguria Popolare).

La politica non si oppone a Iren. Dal ministro solo il difensore civico.   

Il centrodestra non ha interesse: un intervento del ministro sconfesserebbe la politica dei rifiuti di Toti, Giampedrone e Lega, che trasforma un territorio spezzino nella pattumiera del ricco levante genovese. Il centrosinistra e i 5 Stelle? Il ministro Andrea Orlando tace. La sottosegretaria pentastellata all’ambiente Fontana non risponde neppure per cortesia. Come la sua collega Gava della Lega. Tutti i partiti si nascondono dietro il ricorso al TAR promosso dai sindaci, che accettano di fare da paravento ai loro referenti politici romani.
Si è mosso il Difensore Civico Francesco Lalla, ex procuratore della Repubblica di Genova, evidentemente non condizionato da calcoli politici e tanto meno dal potere economico di Iren. Si è mosso come garante della salute dei liguri presso il ministro della transizione ecologica Cingolani, riconoscendogli il potere d’intervento per il grave rischio ambientale come sostenuto da Marco Grondacci, consulente giuridico del sindaco di Santo Stefano Paola Sisti.
La politica, tutta, ancora una volta abdica al ruolo di rappresentante degli interessi dei cittadini. E ignora le denunce dei comitati. Come questo render!

Render eseguito in scala in base ai dati del progetto approvato in Conferenza dei servizi

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Una riunione in tre anni. Così i sindacisorvegliano l’impianto di rifiuti TMB http://www.sarzanachebotta.org/2021/09/una-sola-riunione-in-tre-anni-cosi-i-sindacisorvegliano-limpianto-di-rifiuti-tmb/ http://www.sarzanachebotta.org/2021/09/una-sola-riunione-in-tre-anni-cosi-i-sindacisorvegliano-limpianto-di-rifiuti-tmb/#respond Mon, 27 Sep 2021 23:31:59 +0000 http://www.sarzanachebotta.org/?p=19812  

Articolo di Carlo Ruocco

Il nome è altisonante: “Commissione di sorveglianza sulla funzionalità dell’impianto di TMB (trattamento meccanico biologico)” del rifiuto secco di Saliceti.  E’ stata costituita con un “protocollo” d’intesa tra gli enti locali e la società Recos il 9 marzo 2018 in Provincia (qui il testo integrale TMB Accordo Commissione Controllo Istituzionale Saliceti). La finalità è altrettanto importante: garanzia della trasparenza nella gestione dell’impianto, rispetto delle prescrizioni contenute nell’autorizzazione, verifica del buon andamento dell’operatività dell’impianto. “Sta cippa” direbbero a Genova. I cittadini di Vezzano e Santo Stefano possono dormire sogni tranquilli. Se non fosse che dal giorno della sua costituzione all’ottobre dello scorso anno la commissione si è riunita una sola volta: il 12 novembre 2018.
In questi tre anni le Arpa di Lombardia, Emilia e Liguria hanno rilevato transito di materiali radioattivi nell’impianto di Saliceti, trattamento e smaltimento a Scarpino di rifiuti non autorizzati, violazione di prescrizioni autorizzatorie e delle normative vigenti con relative sanzioni pecuniarie e denuncia penale. E la commissione istituita per garantire la trasparenza e la buona gestione dell’impianto? Non se ne hanno notizie con buona pace della trasparenza.

“L’ostracismo” dei cittadini contro gli impianti o contro il cinismo della politica?

Un comitato per superare “l’ostracismo” dei cittadini
verso gli impianti
Ciò che riusciamo a pubblicare  è frutto di un accesso agli atti inoltrato un anno fa all’Amministrazione provinciale dal Comitato Sarzana, che botta! (i “sarzanini”, come sprezzantemente è stato battezzato su FB da qualche ambientalista santostefanese che non gradisce l’attività di ricerca senza paraocchi). Veniva consegnato il Protocollo e il verbale dell’unica riunione effettuata. La Commissione risulta composta dal presidente della Provincia, dai sindaci dei Comuni di Vezzano Ligure e Santo Stefano Magra, e da due rappresentanti della società di Iren, uno dei quali in veste tecnica. L’unica riunione è stata dedicata a valutare quanti rifiuti sarebbero potuti arrivare a Saliceti dopo il crollo del Ponte Morandi e a discutere la richiesta del sindaco Paola Sisti di convocare permanentemente un rappresentante del Comitato Vivere Bene La Macchia, presenza prevista nel Protocollo. La sindaca Sisti motiva così la sua pressante richiesta: “Per me è conveniente che ci sia il Comitato. Nell’immaginazione collettiva c’è ancora ostracismo (verso gli impianti di rifiuti, n.d.r). Oggi per me è valore assoluto coinvolgere i cittadini per informarli”.
Dell’attività della Commissione non risulta informato neppure il consiglio comunale di Santo Stefano (il testo del verbale dell’unica riunione trascrizione verbale 12 11 2018).

Il potere degli enti locali nella commissione è notevole
La convocazione in via ordinaria della Commissione spetta al presidente della Provincia (attualmente Pierluigi Peracchini, centrodestra). Ma ai sindaci (centrosinistra – par condicio rispettata!) è riconosciuto il potere di convocare l’organismo di controllo ogni volta che lo ritengano utile, visionare la documentazione di carico e scarico dei rifiuti, chiedere di effettuare sopralluoghi all’impianto con preavviso anche di soli due giorni in casi d’urgenza. La Commissione inoltre può chiedere alla Provincia tutte le informazioni sui controlli, le analisi, le eventuali indagini sull’impianto. Tali facoltà sono estese anche al Comitato Vivere bene La Macchia. Al Comitato (non si capisce perché solo quel comitato, né il criterio della scelta o forse occorre andare indietro nel tempo) è riconosciuto il potere di chiedere la convocazione della Commissione e di partecipare ai sopralluoghi.
Dopo la pubblicazione dell’allarmante Rapporto Arpal in Conferenza dei servizi (qui il testo integrale TMB Rapporto Arpal Conferenza Servizi 30.6.2020) la Commissione di sorveglianza sul TMB è mai stata convocata su iniziativa della Provincia, dei Comuni o del Comitato? Se lo è stata, non se ne è avuta notizia. Tanto meno sono stati resi noti i risultati. Rinnoveremo l’accesso agli atti.

La sorveglianza è svolta da Arpal. Con cadenza anche biennale!
A fronte del ripetersi di episodi denunciati dall’agenzia regionale di protezione ambientale, i controlli sono episodici. Colpa di Arpal? Niente affatto: la periodicità annuale o addirittura biennale è fissata dall’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata dall’Amministrazione Provinciale. Con cadenza annuale Arpal ha controllato le acque di scarico in pubblica fognatura (ultimo campionamento 23 maggio 2019). Nell’ultima ispezione biennale (11/12/2019) sono state controllate le acque di falda. Quelle che affluiscono ai pozzi di Fornola, per intenderci. La qualità delle acque rientravano nei parametri. Tutti tranquilli, dunque? A non mostrarsi tranquilla è proprio Arpal che da pagina 5 a pagina dieci del rapporto elenca una lunga sfilza di carenze o di inadempienze, che non consentono adeguati controlli “a distanza”.  Le inadempienze più gravi rispetto alle prescrizioni del PMC (Piano di Monitoraggio e Controllo) e all’autorizzazione integrata ambientale (AIA) l’ingegner Massimo Valle, che firma il rapporto, le riassume così: “Mancata trasmissione del PMC aggiornato secondo le tempistiche prescritte dall’AIA e secondo quanto richiesto con note ufficiali da Arpal. Mancate comunicazioni/adempimenti formali dovuti nei confronti degli enti previste dalle normative di settore e dall’AIA. Non pedissequa compilazione della documentazione secondo le prescrizioni del PMC”.

Ai tecnici dell’Arpal andrebbe una medaglia d’oro di tiro a segno: due controlli, due centri. Con un sopralluogo effettuato il 28 febbraio 2019 hanno rilevato la violazione della normativa che regola il conferimento di rifiuti trattati in discarica. Alla discarica di Scarpino sono stati conferiti dal TMB rifiuti non idonei. Lo aveva segnalato l’AMIU di Genova nel novembre 2018.
Per questi conferimenti l’Arpal ha inviato notizia di reato alla Procura. L’esito del procedimento non è noto anche se la giustizia è amministrata “in nome del popolo italiano”.
Con un unico controllo ispettivo ordinario del dicembre 2019 Arpal è riuscita a comminare a Recos anche una sanzione amministrativa per violazione del decreto legislativo 152/2006 (Testo unico ambientale).

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Antenna alla Fortezza, senza un pianosi rischia il Far West dei ripetitori http://www.sarzanachebotta.org/2021/08/antenna-alla-fortezza-senza-un-piano/ http://www.sarzanachebotta.org/2021/08/antenna-alla-fortezza-senza-un-piano/#respond Sun, 15 Aug 2021 22:26:26 +0000 http://www.sarzanachebotta.org/?p=19799 Il caso del ripetitore di telefonia mobile sulla collina dei Cappuccini, davanti al cimitero urbano, era stato un segnale d’allarme. Gli uffici comunali avevano autorizzato l’impianto col placet di una distratta commissione ambiente. La protesta del quartiere dei Grisei, che si era mobilitato col Comitato Sarzana, che botta!, aveva portato il caso all’attenzione della Sovrintendenza al paesaggio. Un inserimento fotografico dell’architetto Roberta Mosti aveva convinto il sovrintendente a intervenire con decisione. La pressione degli abitanti del quartiere aveva fatto il resto e la collina è rimasta intatta. Era il 2017. Sull’onda della protesta e dell’allarme lanciato dalla scienziata Fiorella Belpoggi a un convegno organizzato dal Comitato nel novembre 2017 sugli effetti delle onde elettromagnetiche, si era giunti all’elaborazione di un Piano. Lasciato però decadere.   Da Alessio Cavarra a Cristina Ponzanelli. Da Massimo Baudone a Barbara Campi. Sono cambiati i suonatori, ma almeno in materia ambientale e di tutela della salute la musica a Sarzana non cambia. Ed ecco il nuovo caso: un ripetitore autorizzato dal Comune alla Fortezza, in località Fortino. Questa volta però la Sovrintendenza ha – per ora – le mani legate. Il vincolo, paradossalmente, è limitato al monumento, non alla collina. Insomma attorno al simbolo di Sarzana per eccellenza potrebbero proliferare antenne a mo’ di corona. Per intervenire la Sovrintendenza ha bisogno di una richiesta ufficiale del Comune. Si attende.
Nel frattempo non restano fermi gli abitanti, che si sono mobilitati con decisione quando hanno scoperto per caso il progetto, non è rimasto fermo il Comitato Sarzana, che botta!, che ha inoltrato una petizione al sindaco e al consiglio comunale per chiedere che Sarzana si doti finalmente di una “Piano delle antenne”, che disciplini le installazioni ed eviti il far west. (qui il testo Piano Antenne Petizione riapertura piano e vincolo collina della fortezza_luglio2021).
In realtà il Comitato aveva già posto il problema alla giunta Ponzanelli appena dopo l’insediamento. Non era rimasto fermo neppure il Difensore Civico Francesco Lalla, che a suo tempo aveva già sollecitato il sindaco Cavarra a mettere mano al Piano e ad attivare una convenzione con Arpal per controllare l’inquinamento elettromagnetico.
Cavarra e Baudone avevano predisposto un piano, ma se lo erano lasciato scadere per non accogliere le osservazioni del Comitato Sarzana, che botta! (tra cui quella di vincolare la Fortezza). Il Difensore Civico è tornato alla carica con la giunta Ponzanelli, ma questa volta ha trovato un muro di gomma. A differenza di “quelli di prima”, l’assessore all’ambiente Barbara Campi ignora le sollecitazioni del Difensore: non risponde neppure formalmente.
Ora la petizione del Comitato dovrà essere portata in discussione in Consiglio comunale a termini di Statuto. Entro sessanta giorni.

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Digestore Saliceti: i comitati ai partiti“Uniti da Cingolani come per l’Enel” http://www.sarzanachebotta.org/2021/08/digestore-saliceti-i-comitati-ai-partitibruniti-da-cingolani-come-per-lenel/ http://www.sarzanachebotta.org/2021/08/digestore-saliceti-i-comitati-ai-partitibruniti-da-cingolani-come-per-lenel/#respond Sun, 15 Aug 2021 19:47:43 +0000 http://www.sarzanachebotta.org/?p=19781 Il 12 gennaio il TAR esaminerà i ricorsi dei comuni di Vezzano Ligure e Santo Stefano di Magra volti a ottenere l’annullamento del progetto di digestore di rifiuti organici a Saliceti, autorizzato dalla Regione Liguria il 17 aprile scorso. I Comitati No Biodigestore Saliceti, Sarzana, che botta!, Acqua Bene Comune e le associazioni Italia Nostra e Cittadinanzattiva insistono a chiedere alla politica di fare la sua parte. La difesa del territorio, dell’ambiente e della salute dei cittadini non può essere delegata ai giudici in un’eterna azione di supplenza. Per questo hanno rivolto l’ennesimo appello alle forze politiche di centrodestra e di centrosinistra che affermano di essere contrarie al progetto affinché intervengano presso il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, affinché intervenga per tre criticità, che ricadono sotto l’esclusiva competenza del suo dicastero: difesa delle acque in base alle direttive europee, quindi ai principi di prevenzione e precauzione (l’impianto è progettato sulla falda del fiume Magra), tutela dell’incolumità pubblica da eventi sismici (Saliceti – in base alla cartografia sismica dell’ISPRA del dicembre 2019 – è compresa tra quattro faglie attive, cioè in movimento, e “capaci”, cioè che possono recare danni alle infrastrutture, cartografia ignorata dalla Regione), tutela della biodiversità (l’impianto dista a soli 75 metri dal Parco Magra-Vara e ricade sotto la protezione europea di Rete Natura 2000).

Teresa Maio (No biodigestore Saliceti) e Carlo Ruocco (Sarzana, che botta!) espongono al ministro Andrea Orlando le criticità idrologiche, sismiche e ambientali del progetto Saliceti

Il primo a essere stato contattato è il ministro del lavoro Andrea Orlando (nella foto) il 10 luglio in una pausa del congresso provinciale del PD.

Questo l’appello inoltrato agli esponenti spezzini che siedono al governo e al parlamento (ministro Orlando, sottosegretari Stefania Pucciarelli, Lega, Andrea Costa, Liguria Popolare, onorevoli Raffaella Paita, Italia Viva, e Lorenzo Viviani, Lega) Lettera aperta ai parlamentari spezzini.

Questa le istanze al ministro della “transizione ecologica” Roberto Cingolani che documentano le criticità evidenziate dopo la chiusura della Conferenza dei servizi
Saliceti All I – Istanza urgente al Ministero Transizione ecologica Rev 02.
Saliceti All II – Integrazione su biodiversità alla istanza urgente inviata al ministero Transizione Ecologi
Saliceti All III – Nota integrativa sismica sito Saliceti.
All IV- Localizzazione Biodigestore Sismicità Faglie Capaci .
All V – mappa idrogeologica Saliceti

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Digestore di Saliceti, 50 milioni di euronascondono 120 mila tonnellate di Forsu http://www.sarzanachebotta.org/2021/02/digestore-di-saliceti-50-milioni-di-euronascondono-120-mila-ton-di-forsu/ http://www.sarzanachebotta.org/2021/02/digestore-di-saliceti-50-milioni-di-euronascondono-120-mila-ton-di-forsu/#comments Wed, 24 Feb 2021 17:39:12 +0000 http://www.sarzanachebotta.org/?p=19756 Questo scritto è una sorta di “Bignami” destinato a chi vuole conoscere quale partita si gioca attorno al progetto di biodigestore di Saliceti in termini di gestione dei rifiuti, di business, di trasparenza amministrativa, tutela dell’ambiente, rapporto tra affari e politica e a chi vuole comprendere le ragioni di chi si oppone a un impianto che per dimensioni, collocazione, finalità non risponde agli interessi della comunità  spezzina, ma obbedisce soltanto agli interessi di un gruppo, Iren, nato a Reggio Emilia come multiutility pubblica e oggi controllata da fondi finanziari lussemburghesi. 

Ci opponiamo innanzitutto per salvare il nostro territorio, già troppo devastato, l’ambiente e la nostra salute e per non essere trattati come colonie, come liguri di serie B, come pattumiera di Genova e di quel Levante prospero di turisti danarosi, che ha cancellato il biodigestore previsto a Isolona di Orero nel Tigullio  senza essere additato come affetto da sindrome NIMBY(Non nel mio giardino). Anzi in quel caso (solo tre anni fa!) il sindaco di Genova Bucci e la Regione di Toti e Giampedrone tennero conto delle proteste degli abitanti, del sindaco di Orero, della vicinanza del centro abitato e di un corso d’acqua, evidentemente più prezioso del fiume Magra e delle falde che scorrono sotto il suo alveo da cui attingono i pozzi che forniscono l’acqua potabile a 150.000 cittadini. (Fonte: https://youtu.be/y5bVPVG_Rxg, https://www.radioaldebaran.it/biodigestore-scompare-il-progetto-su-orero/128276).
Una battuta amara: a comitati e associazioni spezzini e, soprattutto, ai sindaci di Santo Stefano Magra e Vezzano Ligure, va già bene di non essere più additati a loro volta come NIMBY. In passato è già successo per bocca dell’assessore regionale all’ambiente Giacomo Giampedrone e di qualche sindaco zelante di centrodestra. L’hanno smessa quando abbiamo loro ricordato ciò che per la posizione che occupano dovrebbero conoscere: questo territorio ospita dal 2004 un impianto TMB (Trattamento Meccanico Biologico) proprio a Saliceti, con la capacità di trattare 105.000 tonnellate l’anno di rifiuti indifferenziati, di cui solo 30 mila spezzini. La restante capacità è a disposizione del levante genovese.

Un digestore da 120.000 tonnellate di organico
Ora la Regione governata da Giovanni Toti (centrodestra) c’impone un digestore che, dichiarazione virgolettata dell’AD di Iren Ambiente Eugenio Bertolini in un’intervista a firma di Francesco Margiocco, apparsa domenica 31 gennaio sul quotidiano Il Secolo XIX, inserto economico, “produrrà 5 milioni di metri cubi di biometano l’anno con la fermentazione di 120 tonnellate di rifiuti organici”E’ il caso di dire “Voce dal sen fuggita”.  (Saliceti Biodigestore da 120.000 ton Articolo XIX).
Per il Piano d’ambito regionale vigente, votato dalla giunta Toti il 6 agosto 2018, la quantità totale da trattare nel sito di Boscalino di Arcola (SP), è di 50-60 mila tonnellate l’anno di organico: 32.000 dalla Spezia, 26.000 dal Tigullio. Da notare che la mattina di quello stesso giorno era stato approvato il Piano d’area con la previsione di trattare a Boscalino 25.000 ton. di organico spezzino in base ai dati della raccolta differenziata. La giunta Toti in meno di sei ore ha incrementato del 28% il fabbisogno spezzino e del 60% quello del Tigullio che il Piano Regionale di Gestione dei rifiuti del 2015 indicava in 16.000 tonnellate.
E’ stato questo un primo regalo a Iren.

Un render a dimensioni reali. Siamo al confine del Parco Magra, area protetta

Ora il progetto licenziato dalla Conferenza dei servizi parla di 90 mila tonnellate totali (60.000 t/a di organico; 30.000 t/a di verde strutturante. Si consideri che lo “strutturante” si aggira di norma attorno al 25%, quindi la metà). Ma Iren Ambiente fa già sapere che non si accontenta.
La protesta di comitati e associazioni è rivolta a contestare la dimensione e  localizzazione dell’impianto, che obbediscono solo agli interessi del gruppo Iren e non all’esigenza del territorio spezzino, che lo deve ospitare e che dovrebbe avere il diritto di decidere dove e come smaltire i rifiuti, senza conseguenze e rischi per l’ambiente e per la salute.
Per ogni informazione che forniamo, indichiamo gli atti ufficiali da cui l’abbiamo attinta.

Spezzini, la sfiga di essere virtuosi
La provincia della Spezia è virtuosa sia nella raccolta differenziata, oltre il 70%, a fronte del 34% di Genova, sia nella programmazione degli impianti per lo smaltimento dei rifiuti urbani, di cui la Città Metropolitana è vergognosamente carente(dati Regione Liguria: Ambiente Liguria). Se avrete la pazienza di leggervi le delibere del Comitato d’ambito presieduto dall’amegliese Giacomo Giampedrone sul sito della Regione Liguria, potrete verificare che gli impianti spezzini sono sovradimensionati per far fronte all’eterna emergenza genovese. Per giustificare tale sovradimensionamento hanno tirato in ballo nel finire del 2019 anche l’emergenza del Ponte Morandi, quando si sapeva che sarebbe stato inaugurato otto mesi dopo!
A Saliceti il TMB per trattare i rifiuti indifferenziati, recuperare materiali riciclabili e realizzare combustibile secco per gli inceneritori è già in funzione dal 2004 con un’interruzione di circa tre anni causa un incendio che lo ha devastato nel 2013. Genova se ne serve per oltre 40.000 tonnellate l’anno. In cambio La Spezia porta alla discarica di Scarpino circa 13 mila tonnellatel’anno di rifiuti inertizzati (cioè inodori e secchi).Vi pare uno scambio equo? Nei Piani d’Ambito e d’Area questo “privilegio”, che Toti e Giampedrone spesso rinfacciano agli spezzini, è stato portato come motivazione per il sovradimensionamento del TMB. Ora lo mettono in conto anche per il disgestore di Saliceti. Ma sono sempre le solite 13.000 tonnellate! E i nostri politici di ogni ordine e grado, di ogni colore? Tacciono sul punto.

Colossali profitti alla faccia del Codice degli appalti
E’ interessante ricostruire come si è arrivati al monopolio Iren, che dal 2016 detta legge col benestare della politica. Lo abbiamo fatto grazie a una preziosa documentazione fornitaci dal Comune di Lerici, in possesso peraltro di tutti i Comuni soci di Acam s.p.a., e a quanto resta dell’archivio dell’azienda pubblica spezzina dal 2019 incorporata in Iren s.p.a..
Nell’aprile 2016 ACAM spa, azienda “consortile” dei comuni spezzini, aveva indetto una gara europea (archivio GUCE: Gazzetta Ufficiale Comunità Europea) per individuare un socio privato per realizzare il revamping del TMB e per costruire un digestore anaerobico da 20.000 tonnellate di organico l’anno a Boscalino di Arcola al posto del dismesso inceneritore. Costo dell’investimento 7,7 milioni di euro per produrre 1.453.988 mc/annol’anno di biometano. L’impianto doveva essere flessibile, pronto ad accogliere eventualmente anche la FORSU del Tigullio in coerenza con quanto previsto dal Piano regionale dei rifiuti del 2015 (giunta Burlando-Paita). Iren si aggiudicò la gara (delibera dell’AD Gaudenzio Garavini. Archivio ACAM spa).  Fu addirittura Iren a indicare come sito Boscalino e a presentare un progetto preliminare di fattibilità. E’ lo stesso progetto che l’anno dopo in sede di VAS (Valutazione Ambientale Strategica) sul Piano d’area viene riproposto da Recos-Iren per fugare i dubbi di Arpal sull’adeguatezza della superficie di Boscalino. Lo stesso l’Ufficio regionale competente, con la nota 208317 del 23 luglio 2018, ha preso atto dell’avvenuto riscontro alle osservazioni formulate con il parere motivato, concludendo positivamente il percorso di VAS iniziato nel 2016.
Iren in sede di gara offrì una tariffa di conferimento per i Comuni spezzini di 89 € a tonnellata di FORSU.

Il balletto delle quantità nei Piani pubblici

Piano Regionale dei Rifiuti (marzo 2015) Giunta Burlando. Assessore regionale Raffaella Paita.Per La Spezia vengono prospettate tre opzioni. Sarà privilegiata la terza, riassunta nella tabella a pagina 315(rifiuti organici 23.000 ton/a per SP e 16.000 ton/a per il Tigullio). L’opzione ha costituito il riferimento della gara europea indetta da ACAM nell’aprile 2016.
Piano d’area (votato in Provincia 6 agosto 2018 con delibera n°48 del 6 agosto 2018. Maggioranza di centrodestra), valutato con VAS. Confermata la scelta del sito di Boscalino indicato da Iren in sede di gara.
Al punto 9 della delibera provinciale 48/2018 (Albo pretorio della Provincia (2018-C2 0308 Delibera Consiglio Provinciale Spezia_00048) sono descritti tutti i passaggi con i quali la nostra provincia avrebbe già potuto chiudere il ciclo dei rifiuti, prima tra tutte le province liguri. Tra gli obblighi contrattuali di Recos (Iren) vi era quello di bonificare l’area di Boscalino, ottimizzare le superfici, abbattere il vecchio inceneritore. Per il sito ne sarebbero derivati notevoli benefici ambientali nonché maggiori spazi per realizzare un impianto idoneo  a ricevere anche l’organico proveniente dal Tigullio. Certamente si tratta di costi rilevanti, che con la scelta di Saliceti,  sottratta alla Provincia, Recos si evita.
Piano d’ambito regionale(votato sempre il 6 agosto 2018 da maggioranza centrodestra) fa proprie quelle scelte: viene ribadito il sito di Boscalino; La Spezia si deve far carico del Tigullio. Ma vengono ritoccate (ovviamente al rialzo) le quantità: organico della Spezia 31.926 ton/a; organico Tigullio 26.000 ton/a per un totale massimo di 60.000 ton/a..
Dunque nello stesso giorno, come già detto, viene incrementato del 28% il fabbisogno per la provincia della Spezia rispetto al Piano d’Area e addirittura rivalutato di oltre il 60% rispetto al PGR 2015 l’organico del Tigullio da smaltire alla Spezia.
La tariffa di conferimento a carico dei Comuni viene indicata in 93,5 euro a tonnellata. Iren aveva offerto in sede di gara 89 euro, ma poi se li era rivalutati di un 2,5% l’anno (non certo indice Istat: vista la stagnazione avrebbe potuto ricaricare poco più dell’1% l’anno).
Comunque fino al 6 agosto 2018 per Iren l’incremento di business rispetto alla gara europea è ancora modesto.

Silenzio, decide IREN. Politici a cuccia
Due mesi prima, il 31 maggio, Recos (Iren) in un’assemblea pubblica a Ponzano Magra, per bocca del suo AD di allora, Michele Stretti, ex Acam, aveva annunciato che avrebbe realizzato un digestore da 80 mila tonnellate di organico a Saliceti. Non mancherete di apprezzare il totale disprezzo per gli enti pubblici (Provincia e Regione), che stavano varando i Piani (la performance di Stretti la potete trovare sul quotidiano online Città della Spezia o su Google).
Per apprezzare il “primato della politica” e la considerazione che Iren ha per i nostri politici potete recuperare una dichiarazione dell’assessore regionale Giacomo Giampedrone del 9 agosto 2018: “Il digestore si farà a Boscalino”. E come no! Lo aveva approvato a Genova, lui di persona personalmente, tre giorni prima! Ma Iren ha pronto un pernacchio.

Ad aprile 2019 Recos presenta il progetto con la procedura di PAUR: impianto da 90.000 tonnellate totali a Saliceti (60 mila di Forsu, 30.000 di verde strutturante: tecnicamente un’esagerazione. Sorge subito il dubbio che il “verde” nasconda il resto delle 80.000 tonnellate annunciate da Stretti a Ponzano l’anno prima). Costo d’investimento 50,6 milioni di euro. Altra esagerazione. Per i costi unitari indicati nel Piano d’ambito (300-400 euro la tonnellata di organico, costo che trova riscontro nel mercato dei digestori realizzati da Iren e da Hera in Emilia) un impianto di quella capacità dovrebbe costare al massimo 24 milioni di euro.
Iren sta meditando di fare un bel surplus? E chi oserebbe affermarlo! Il suo presidente, avvocato Pierluigi Castagnetti, partirebbe subito con una querela!

Il più ingombrante dei palazzi Botta sfigurerebbe per dimensioni

Con 120.000 tonnelate i conti tornano
Le 120 mila tonnellate di organico annunciate dall’AD di Iren Ambiente Bertolini al Secolo XIX arrivano a spiegare un investimento di 50,6 milioni di euro. Il calcolo è facile: 120.000 ton. x 400 euro a ton. = 48 milioni. Un po’ di margine per “promuovere” il progetto ci vuole.
Quel volume di rifiuti organici spiega anche le dimensioni  dei capannoni dieci metri più alti dei palazzi Botta e delle più alte cataste di container del retroporto santostefanese. E si comprende perchè oggi per Recos il sito di Boscalino sia ritenuto inidoneo. In futuro sarà sufficiente a Recos richiedere la modifica delle quantità autorizzate al trattamento (AIA,) e il gioco è fatto. Una fantasticheria? E’ quanto successo a Cairo Montenotte all’impianto ex Ferrania, oggi Iren, per il quale è in fase di approvazione il raddoppio della capacità da 40.000 a 80.000 tn/anno. La nostra provincia rischia di avere un impianto al servizio non solamente del Levante genovese ma verosimilmente di altre regioni.
E’ da notare che al crescere dell’investimento aumentano le tariffe.Dovrebbe essere il contrario. Invece nel PEF di Recos allegato al progetto Salicetiil costo di conferimento per i Comuni sale dagli 89 euro dell’offerta di gara a 110 euro a tonnellata(nel PEF è però annunciato un “generoso” sconto di 5 euro per i comuni spezzini).
Vale la pena notare che 110 €/t è il costo pagato oggi dai comuni spezzini per conferire la Forsu in impianti fuori regione, senza rischi ambientali e sanitari per il nostro territorio.

Saliceti: un affare enorme per RECOS-IREN
Per Recos/Iren col progetto licenziato dalla Conferenza dei servizi l’11 dicembre scorso il business lieviterebbe di 222 milioni di euro nell’arco di vigenza del contratto di servizio (scade nel 2043): 33% per cento in più rispetto al valore di gara. Con le quantità di organico da trattare, indicate da Bertolini, si supererebbe il 66%. Viene anche a voi il dubbio che siamo oltre i limiti del Codice degli appalti? E vi viene il dubbio che tale ricco business doveva essere messo a gara?
Tra l’altro il biometano che può essere prodotto con 120 mila ton di organico non somma a 5 milioni di mc., come minimizza Bertolini. Se con 60 mila tonnellate l’anno (ufficiali) del progetto Saliceti Recos calcola di produrre 6 milioni di mc di biometano, è probabile che raddoppiando la quantità di rifiuti, raddoppi la produzione di metano. E’ matematica elementare.
Proprio in forza delle carte prodotte da Recos il Comitato Sarzana, che Botta!, che ha analizzato il percorso amministrativo e i conti, ha inviato ad ANAC e ad AGCM una segnalazione (All 1 – Segnalazione ad ANAC su Saliceti. All.2 Rifiuti Gara Europea Integrazione segnalazione ANAC del 14_12_2020 All. 3 Rifiuti Spezia Gara GUCE Incremento business 33% All. 4 Segnalazione ad AGCM rev 02).
La stessa cosa ha fatto il Comune di Lerici, amministrazione di centrodestra guidata dal sindaco Leonardo Paoletti, che tenta di ribellarsi al monopolio di Iren. (Saliceti Segnalazione ANAC di Lerici)

Ovviamente presso certo ambientalismo “ideologico” ha fatto scandalo che un comitato ecologista condividesse informazioni e iniziativa con un’amministrazione di centrodestra.
Il Comitato Sarzana, che botta! ha inviato il lavoro a tutti i sindaci di tutti i colori. Chiunque può assumere analoga iniziativa, magari arricchendola di elementi come ha fatto il sindaco  Paoletti.

Per la comunità spezzina solo maggiori rischi ambientali
Dunque le cifre sono lì a dimostrare che nel campo dei digestori “piccolo è bello”: a Boscalino meno costi d’investimento, minori tariffe per i Comuni, bonifica dell’area.
Allora quale vantaggio deriva alla comunità spezzina dalla scelta di Recos di spostare l’impianto a Saliceti e triplicare (o sestuplicare) le quantità da trattare?
Solo danni e rischi ambientali, che hanno provocato la battaglia della popolazione sotto la guida del Comitato No Biodigestore Saliceti, che un anno fa ha portato sulla via Cisa oltre duemila persone in corteo.

In primo luogo il rischio idrogeologico: l’impianto insiste sulla falda del Magra, che alimenta i pozzi di Fornola, che forniscono acqua potabile a 150.00 spezzini. Il rischio non è escluso neppure dai consulenti Recos. In Conferenza dei servizi è stata prospettata la creazione di pozzi dove convogliare eventualmente l’acqua di falda inquinata. E se non bastassero? Su indicazione della Regione aggiungeranno una sonda per allertare del pericolo. E una volta scattata l’allerta? Non c’è scritto, ma c’è un’unica soluzione: si chiudono i pozzi e si riforniscono gli spezzini con le autobotti. E chi paga? Pantalone.

Poi c’è il maggior traffico di camion. Ci vogliono spiegare perché non è conveniente per i genovesi portare fuori regione i loro rifiuti per 100 chilometri e conviene portarli a Saliceti, distante 100 chilometri? Per caso non è che la convenienza sia solo di Recos per importare rifiuti anche da fuori regione?

E gli odori?Il centro abitato di Santo Stefano Magra è a poche centinaia di metri. Vezzano Ligure dista a 270 metri di altezza. L’ufficio VIA della Regione non ha trovato di meglio che prescrivere camini di trenta metri per disperdere gli odorigeni e gli altri inquinanti in un raggio più ampio e attenuarne l’impatto (atti del procedimento autorizzativo PAUR).

Infine il rischio incendi. Da uno studio delle università di Brno e di Bologna risulta che tra le cause dei 209 incidenti più gravi nei digestori anaerobici l’80% è causato da incendi o esplosioni. Il digestore sorgerà affianco al TMB, quello andato a fuoco nel 2013. E’ vero: il metano prodotto sarà immesso subito nella rete Snam. Ma nel TMB sono stoccate balle di “combustibile secco”. Non è stato considerato neppure alla voce “Impatti cumulativi”. I Vigili del fuoco hanno dato il nulla osta. Ma hanno omesso di fare riferimento all’ultimo decreto legge del 2019, che norma il rischio incendi, estendendo la valutazione all’ambiente circostante, non considerato nel decreto del 2015. Abbiamo segnalato al Comando provinciale la disattenzione. Ha risposto che il progetto è precedente al decreto 2019. Ma la procedura di VIA e la Conferenza dei servizi, dove il Comando doveva esprimere il parere, sono successive. La Conferenza si è conclusa con riunione deliberante l’11 dicembre scorso.

a cura di Lanfranco Pambuffetti,Gabriele Moretti,Carlo Ruocco

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Violate le norme VAS. A rischio le falde Intervenga il ministro dell’ambiente Costa http://www.sarzanachebotta.org/2020/11/violate-le-norme-vas-a-rischio-le-falde-intervenga-il-ministro-dellambiente-costa/ http://www.sarzanachebotta.org/2020/11/violate-le-norme-vas-a-rischio-le-falde-intervenga-il-ministro-dellambiente-costa/#respond Fri, 06 Nov 2020 20:32:58 +0000 http://www.sarzanachebotta.org/?p=19742 Sono trascorsi 50 giorni dall’impegno assunto dal ministro dell’ambiente Sergio Costa e dal suo vice Roberto Morassut di verificare la conformità della procedura di approvazione del progetto di biodigestore da 90.000 tonnellate l’anno di rifiuti organici di Saliceti con la normativa di valutazione ambientale. L’impegno era stato assunto sia dal ministro dell’ambiente Sergio Costa (5 Stelle), sia dal viceministro Roberto Morassut (PD) il 18 settembre scorso, giorno di chiusura della campagna elettorale, dopo aver ascoltato a Genova e a Sarzana le istanze esposte da due delegazioni dei comitati No Biodigestore Saliceti, Sarzana, che botta! Acqua Bene Comune e Cittadinanzattiva.

Sei campi da calcio di serie A (40.000 mq). 155.000 mc di cemento. A meno di 150 metri dal Magra. E non era previsto nel Piano d’area.

I comitati per voce di Carlo Ruocco a Genova e Fabrizia Giannini a Sarzana avevano chiesto un intervento del ministero per il possibile danno ambientale che potrebbe derivare alla falda del fiume Magra, che alimenta i pozzi di Fornola, da eventuali sversamenti d’inquinanti (soprattutto ammoniaca) dall’impianto progettato da Recos (Iren) a Saliceti proprio nella zona dove corre la falda acquifera. Per la stessa Regione (ufficio urbanistico) quella zona deve restare agricola perché il terreno è liquefacibile. Il ministero dell’ambiente può intervenire in una materia di competenza della Regione quando sono violate norme di derivazione europea. In questo caso è violata, secondo i comitati, la legislazione sulla VAS (Valutazione ambientale strategica). Il progetto di biodigestore a Saliceti non era previsto nel Piano dei rifiuti approvato dalla Provincia nell’agosto 2018. Quel Piano aveva superato la VAS e prevedeva la costruzione di un biodigestore da 32.000 tonnellate a Boscalino di Arcola, area segnata da impianti di rifiuti dismessi anche con l’obiettivo dichiarato di migliorare la qualità ambientale di quel sito con la demolizione del vecchio inceneritore. Il nuovo impianto di Iren/Recos si presenta come una variante sostanziale al Piano d’area. Per legge e giurisprudenza le varianti sostanziali devono essere nuovamente sottoposte a VAS. L’ufficio ambiente della Regione si è sempre opposta, affermando che la VAS era già stata effettuata nel 2017. Ma il sito di Saliceti non era stato neppure preso in considerazione. Le delegazioni dei comitati, di cui facevano parte anche Teresa Maio, Lanfranco Pambuffetti e Gabriele Moretti) hanno consegnato al ministro Costa, al viceministro Morassut e al senatore Mattia Crucioli, mebro 5 Stelle della Commissione ambiente del Senato, una memoria tecnica.

 

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Digestore “bio”. Produrrà 39.000 t. di scarti Al pettine le bugie di Toti e Giampedrone http://www.sarzanachebotta.org/2020/10/digestore-bio-produrra-39-000-t-di-scartial-pettine-le-bugie-di-toti-e-giampedrone/ http://www.sarzanachebotta.org/2020/10/digestore-bio-produrra-39-000-t-di-scartial-pettine-le-bugie-di-toti-e-giampedrone/#respond Sat, 17 Oct 2020 21:40:31 +0000 http://www.sarzanachebotta.org/?p=19718 Dal biodigestore che Iren/Recos vuole costruire a Saliceti usciranno 38.890 tonnellate di scarti l’anno, che dovranno essere trattati e smaltiti. Dove abbiamo pescato questa cifra? Dalla relazione illustrativa del progetto che Toti e Giampedrone stanno caldeggiando da due anni dietro il falso slogan: “Chiudiamo il ciclo dei rifiuti”. Al paragrafo 5: Bilancio di massa dell’impianto. Gli ingegneri di Recos alla voce Rifiuti in uscita annotano: “…Come risultato secondario ma inevitabile del ciclo produttivo e di trattamento del rifiuto conferito in ingresso, l’impianto produce a sua volta rifiuti…”.

L’ecomostro di Saliceti costerà 50 milioni e mezzo. Due terzi  dell’impianto al servizio della Città Metropolitana di Genova.

Gli spezzini con la raccolta differenziata al 70% producono quasi 30.000 tonnellate di organico e di “verde”. Vi chiedete come sia possibile che escano più scarti dei rifiuti trattati? Nessun errore: l’impianto di Saliceti è progettato soprattutto per la Forsu dei genovesi. Sessantamila tonnellate previste in arrivo da Genova e dal Tigullio e dal Golfo Paradiso col carico di inquinamento da traffico di camion, odori nauseabondi. Biglietto da visita al casello di Santo Stefano per i turisti.
Per gli spezzini una beffa in piena regola. Nel Tigullio era previsto un biodigestore da 18.000 tonnellate l’anno. Località Isolona d’Orero. E’ stato cassato perché lì scorre un rio e perché di dimensione troppo modesta. Quindi non efficiente in termini di profitto.
A Saliceti scorre sotterranea la falda del Magra, che rifornisce i pozzi di Fornola, serbatoio di acqua potabile per 150.000 spezzini. “Ecchisenefrega!”, dicono in Regione. Volete per caso che nelle località del turismo di lusso venga costruito un impianto che produce traffico di camion e puzze nauseabonde? Una volta si sarebbe gridato “Scelta classista”. Una volta. Oggi gli spezzini hanno ringraziato col voto Toti e Giampedrone. I nostri politici, presidente della Provincia Peracchini in testa, si accodano.
Ecco le tabelle contenute nei documenti del progetto Recos. Arpal come le valuta?

C’è un evidente errore di calcolo: la somma non torna. Probabilmente è stata tolta una o più voci e non è stato aggiornato il risultato. Intanto chi controlla Iren? L’off gas è anidride carbonica: è un gas serra.

Per realtà come la nostra provincia il compostaggio darebbe meno problemi. Gli impianti costerebbero meno, le tariffe sarebbero più basse. Ma Iren non guadagnerebbe dagli incentivi sul biometano!

 

E’ un mostro, assai poco “eco”. Non si vede tutto: in realtà occupa un’area di 40.000 mq (sei campi di calcio di serie A). Sono 155.000 mc di cemento. Il confronto in altezza la dice lunga.

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Rifiuti, costruiamo impianti per Genova E paghiamo le tariffe più alte in Liguria http://www.sarzanachebotta.org/2020/10/rifiuti-costruiamo-impianti-per-genovae-paghiamo-le-tariffe-piu-alte-in-liguria/ http://www.sarzanachebotta.org/2020/10/rifiuti-costruiamo-impianti-per-genovae-paghiamo-le-tariffe-piu-alte-in-liguria/#respond Sat, 17 Oct 2020 21:04:48 +0000 http://www.sarzanachebotta.org/?p=19716 La città metropolitana di Genova paga per trattare i rifiuti indifferenziati nell’impianto TMB di Saliceti tra i 110 e i 120 euro a tonnellata. Per l’organico previsti 85 euro a tonnellata. Fonte: Piano d’ambito approvato dal governo Toti il 6 agosto 2018.
Gli spezzini pagano 181,5 euro per trattare l’indifferenziato nel TMB. Per l’organico, se andrà in porto il biodigestore di Saliceti, pagheranno 105 euro la tonnellata (per il Piano d’ambito dovevano essere 93). Ovviamente ce le ritroviamo nella TARI fino al 2043!

Un render dell’ecomostro di Saliceti. Dovrebbe affiancare il TMB esistente. Totale 195.000 ton/a di rifiuti organici e indifferenziati. Due terzi di provenienza genovese

Totale: per pari quantità di rifiuti pagheremo ogni anno 2 milioni e mezzo di euro più dei contribuenti genovesi. Ovviamente a carico nostro i rischi di inquinamento da ammoniaca dell’acqua dei pozzi di Fornola, dell’aria per il traffico dei camion col contorno di odori nauseabondi. Insomma cornuti e mazziati.
Questa verità la conoscono tutti: parlamentari, amministratori comunali, provinciali e regionali. Ma ne parlano solo i comitati (Sarzana, che botta! nell’inchiesta pubblica di VIA, No Biodigestore Saliceti e Acqua Bene Comune) e le associazioni Italia Nostra, Legambiente e Cittadinanzattiva, impegnati a contrastare il progetto Iren/Recos di biodigestore a Saliceti.
Un costo di 50 milioni e mezzo per trattare 90 mila tonnellate l’anno di rifiuti organici. Sessantamila arriveranno da Genova. Per il Piano d’ambito, votato il 6 agosto 2018 dalla giunta Toti-Giampedrone, i genovesi pagheranno 85 euro la tonnellata. A noi Iren, se il progetto Saliceti andrà in porto, praticherà …. uno “sconto”: 105 € la tonnellata.
La tabella che pubblichiamo è contenuta nel Piano d’Ambito. Sono le tariffe previste nelle quattro province.
Ovviamente per Recos i Piani non contano: né per il sito (era previsto a Boscalino), né per quantità (erano previste 23.000 tonnellate totali di organico spezzino più una quota del Tigullio). Né per le tariffe di conferimento. Iren “legibus solutus”, avrebbero detto gli antichi romani. Svincolati dalle leggi.

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Il ponte sul Calcandola è una priorità Mozione del Comitato in Consiglio http://www.sarzanachebotta.org/2020/08/il-ponte-sul-calcandola-e-una-priorita-mozione-del-comitato-in-consiglio/ http://www.sarzanachebotta.org/2020/08/il-ponte-sul-calcandola-e-una-priorita-mozione-del-comitato-in-consiglio/#respond Sat, 15 Aug 2020 17:16:16 +0000 http://www.sarzanachebotta.org/?p=19710 Il titolo non inganni! La priorità non è un nuovo ponte sul Calcandola: sarebbe il quarto in due chilometri, più che sul Tamigi. La priorità è demolire e ricostruire il ponte di via Falcinello, dove quotidianamente transitano centinaia di veicoli e persone diretti al Luperi, al cimitero, all’ospedale, a Santo Stefano. Questa la richiesta contenuta in una mozione indirizzata al consiglio comunale di Sarzana dal Comitato Sarzana, che botta! La mozione è stata considerata formalmente corretta dal presidente del Consiglio Carlo Rampi, che l’ha inviata alla commissione territorio per l’avvio dell’esame in vista del voto in aula. Il presidente della Commissione Luca Spilamberti ha fissato la riunione per un primo esame per martedì 18 alle ore 18. 
E’ la prima volta che una mozione di cittadini viene discussa e votata in consiglio comunale. E’ un’importante novità nella partecipazione dei cittadini alla vita amministrativa. E’ una possibilità prevista dallo Statuto comunale, adottato a metà degli anni Novanta, ma che non aveva mai trovato applicazione. Avviene su un tema importante come la viabilità nella zona dello stadio, ai margini del quartiere Bradia.
L’amministrazione Ponzanelli ha ottenuto dalla Regione un finanziamento di due milioni e 700 mila euro per una serie d’interventi, tra cui la costruzione di un nuovo ponte a due corsie all’altezza del Berghini per risolvere il problema del caos in via Paradiso in occasione di eventi e la ristrutturazione del ponte di Budella.
Il Comitato Sarzana, che botta!, che si era opposto al folle progetto di strada all’interno dello stadio Luperi dell’amministrazione Cavarra, ora sollecita Cristina Ponzanelli (e l’assessore regionale alle infrastrutture Giampedrone) a un uso più razionale delle denari pubblici. All’epoca della giunta Cavarra il Comitato aveva proposto di realizzare in viale Alfieri all’altezza del Berghini, dove il Comune possiede terreni, parcheggi collegandoli alla zona sportiva del Berghini e del Palavolley con una passerella ciclopedonale che completerebbe il percorso della ciclabile del Canale Lunense in quel tratto. In tal modo si toglierebbe il traffico da via Paradiso e le auto e lo smog attorno ai campi di calcio dei ragazzi.  I parcheggi potrebbero servire anche all’istituto Arzelà, al liceo Parentucelli e alla città. Sportivi, studenti e professori dovrebbero percorrere non più di trecento metri per raggiungere le rispettive destinazioni.
I denari potrebbero essere più utilmente investiti nel rifacimento del ponte di via Falcinello, alquanto fatiscente.  E’ una struttura considerata strategica, ma versa in condizioni pietose. Un tecnico del Comune, dopo che il Comitato Sarzana, che botta! ha sollevato ad aprile il problema dopo il crollo del ponte di Albiano, ha ammesso la necessità di una verifica sismica. Oltre a un intervento di manutenzione straordinaria per i ferri del cemento armato “a vista”. Ma viene sottovalutato il problema del rischio idraulico: in epoca di “bombe d’acqua” e improvvise piene l’attenzione va rivolta anche al pericolo che i grandi piloni che reggono la struttura facciano da barriera all’acqua. I vecchi sarzanesi ricordano quando il centro fu invaso dall’acqua del Calcandola. E non erano tempi di cambiamenti climatici. Sotto il livello del ponte insiste la centrale dell’Enel in sponda destra e in sponda sinistra la residenza anziani Sabbadini e, soprattutto la Pubblica Assistenza, che è anche sede della Protezione civile a Sarzana.
Si dovrà esprimere la giunta e il consiglio comunale. Si spera senza condizionamenti da campagna elettorale. Sarebbe un’occasione sprecata.

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Asl e Arpal voteranno sul digestore Con quali dati sanitari e ambientali? http://www.sarzanachebotta.org/2020/06/asl-e-arpal-voteranno-sul-digestore-con-quali-dati-sanitari-e-ambientali/ http://www.sarzanachebotta.org/2020/06/asl-e-arpal-voteranno-sul-digestore-con-quali-dati-sanitari-e-ambientali/#respond Sun, 07 Jun 2020 10:04:45 +0000 http://www.sarzanachebotta.org/?p=19679 Oggi molti politici (Giampedrone in testa) tentano di nascondersi dietro i “tecnici” per non assumersi la responsabilità dell’ennesimo scempio, che si sta consumando in Val di MagraNon si curano neppure di chiedere ai tecnici – con l’autorità che deriva loro dall’essere rappresentanti dei cittadini nelle istituzioni –  secondo quali dati ambientali ed epidemiologici Arpal e Asl forniranno i loro pareri nell’ambito della Conferenza dei servizi “chiamata ad approvare” (parafrasando le parole della dottoressa Carnevale) il progetto di digestore da 90 mila tonnellate a Saliceti.
L’Asl 5 con la nuova dirigenza nominata da Toti ha bloccato al 2015 il piano di sorveglianza epidemiologica e sul  sito online dell’azienda sanitaria non riusciamo più a trovare i dati raccolti tra il 2012 e il 2015. Nostro limite?
Non è dato neppure di sapere che fine abbia fatto il modello matematico elaborato dall’università di Genova su incarico del Comune capoluogo ai tempi della giunta Federici per valutare l’impatto che nuovi insediamenti industriali (dall’Enel agli impianti di rifiuti) potrebbero provocare sul territorio e i suoi abitanti. L’Arpal è attrezzato per una valutazione autonoma o deve affidarsi “all’oste” Recos che ha incaricato un istituto di propria fiducia per dire se dai camini e dagli scarichi fognari usciranno fiori e pesci rossi o formaldeide, polveri sottili o gas serra?

I pozzi di Fornola. “Minimizzare il rischio”. Questa la posizione della Regione. Ma è accettabile un rischio per l’acqua potabile?

Valutazione del rischio idrogeologico delegato a Recos
Regione, Provincia e Comuni interessati (pur governati da maggioranze politiche opposte) hanno rinunciato ad attivare una consulenza autorevole e super partes su uno dei punti più delicati: la sicurezza idrogeologica, cioè della falda, cioè dei pozzi di Fornola che riforniscono 150.00 abitanti spezzini e alcune decine di miglia di Carrara. I Comitati No biodigestore, Sarzana, che botta!, Acqua bene comune e le associazioni Italia Nostra, Legambiente e Cittadinanzattiva fin dal febbraio scorso avevano indicato prestigiosi docenti delle facoltà di ingegneria idraulica fluviale dell’Università di Genova e di Scienza della Terra dell’università di Firenze. I Comuni hanno fatto spallucce. La Provincia è a rimorchio della Regione.
L’ufficio ambiente della Regione se ne è stata alla perizia prodotta da Recos, redatta da un giovane docente dell’Università di Reggio Emilia. Del resto Iren ha sede a Reggio, giusto – dal suo punto di vista – che si rivolga all’università di riferimento. Scelta comunque singolare dopo aver strombazzato l’incarico a un illustre cattedratico del Politecnico di Milano di fronte alle incalzanti osservazioni prodotte in sede di inchiesta pubblica di VIA dal professor Giovanni Raggi, già docente all’università di Pisa, uno che il fiume lo ha studiato davvero e che ha fatto riferimento all’Atlante degli acquiferi e agli studi Acam, quando la società era pubblica. Naturalmente i dirigenti regionali dell’Ambiente, Cecilia Brescianini e Paola Carnevale hanno preso per buone le conclusioni del consulente di parte. I politici, di destra e di sinistra, della Regione, della Provincia e dei Comuni, della Lega, Italia Popolare, Pd, Italia Viva, Sinistra Italiana, formalmente schierati contro il biodigestore, hanno nulla da dire? Dietro quali tecnici si nascondono? Dietro al consulente di Recos o sposano lo studioso spezzino che nella sua vita professionale è stato stimato perito delle Procure italiane, quindi figura di prestigio e indipendente?
La sicurezza ambientale e sanitaria è un problema politico, che i tecnici devono valutare e risolvere. Ma tocca alla politica imporre gli obiettivi e fornire gli strumenti. E per la salute e l’ambiente, particolarmente l’acqua che beviamo dai pozzi di Fornola, per associazioni e comitati l’unico rischio accettabile è il rischio zero. Il rischio zero non esiste, come dichiarò a Ponzano l’ad di Recos Stretti? Allora l’impianto si fa da un’altra parte. Soprattutto è inaccettabile un altro rischio per le false in una zona già provata da discariche, abusive e non, proliferate negli ultimi decenni del secolo scorso, certificate da un’indagine del Parco Magra e del Corpo Forestale dei Carabinieri, purtroppo anche quella bloccata. Non sono forse questi gli “impatti cumulativi” che un’inchiesta di VIA avrebbe dovuto valutare?

Articolo di Carlo Ruocco

 

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Digestore, per mitigare puzze e smogRecos progetta camini alti 30 metri http://www.sarzanachebotta.org/2020/06/digestore-per-mitigare-puzze-e-smogrecos-progetta-camini-alti-30-metri/ http://www.sarzanachebotta.org/2020/06/digestore-per-mitigare-puzze-e-smogrecos-progetta-camini-alti-30-metri/#respond Sat, 06 Jun 2020 22:05:21 +0000 http://www.sarzanachebotta.org/?p=19675 Gli abitanti di Vezzano e dei comuni della vallata del Magra sono avvertiti. Per abbattere l’impatto di odori nauseabondi e sostanze inquinanti nelle aree attorno a Saliceti la Recos spa nel nuovo progetto ha presentato la soluzione: alzare di cinque metri i cinque camini dell’impianto per raggiungere l’altezza di trenta metri e distribuire puzze e smog in un raggio più ampio. Al resto penserà la Rosa dei venti.
Non è una fake news (purtroppo!). La soluzione è contenuta nel nuovo progetto che dal 4 giugno è all’esame della Conferenza dei servizi indetta dalla Regione Liguria. Ovviamente la soluzione ha soddisfatto i dirigenti regionali del settore Ambiente. E altrettanto ovviamente i progettisti di Recos assicurano che sia gli odori che li inquinanti saranno ridotti al minimo da filtri meravigliosi. 
Trenta metri è l’altezza di un palazzo di nove piani. E’ la risposta tecnica a una delle tante critiche del Comitato Sarzana, che botta! in sede d’inchiesta pubblica di Valutazione d’impatto ambientale. A Pinerolo, sempre una società del gruppo Iren, ha costruito l’impianto a un chilometro e mezzo dal primo abitato. Gli spezzini valgono meno.
L’associazione sarzanese aveva chiesto anche di valutare gli “impatti cumulativi” di tutte le attività che si svolgono nella piana e che producono inquinamento. Dall’impianto TMB, autorizzato per trattare 105 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati, di cui 75 mila proveniente da Genova e Tigullio, a tutte le attività della movimentazione dei Tir nel retroporto di Santo Stefano e un altro impianto di trattamento di rifiuti speciali. L’ufficio ambiente della Regione, a termini di legge, aveva indicato la valutazione degli impatti cumulativi tra gli obiettivi della VIA. Ma non la troviamo approfondita in nessun atto. La Provincia, il suo vicepresidente santostefanese Francesco Ponzanelli, ha nulla da dire?
E su questo aspetto fondamentale degli impatti cumulativi, che assieme ai rischi idrogeologici, porterebbe ad escludere il sito di Saliceti, i sindaci di Vezzano e Arcola hanno intenzione di dare battaglia o di lasciare isolato Santo Stefano come fosse un problema “al di là del Magra”? Provincia e Comuni sono enti guidati da maggioranze politiche opposte. I cittadini sono troppo pretenziosi se chiedono a tutte le forze politiche spezzine di unirsi per contrastare un progetto che avrà un forte impatto ambientale e sanitario?
L’articolo è tratto da un comunicato congiunto di Sarzana, che botta!, Comitato No Biodigestore, Acqua Bene Comune,
Italia Nostra, Legambiente Cittadinanzattiva.

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A Saliceti 220 mila tonnellate di rifiuti Neppure il Covid 19 ferma Giampedrone http://www.sarzanachebotta.org/2020/06/a-saliceti-220-mila-tonnellate-di-rifiuti-neppure-il-covid-19-ferma-giampedrone/ http://www.sarzanachebotta.org/2020/06/a-saliceti-220-mila-tonnellate-di-rifiuti-neppure-il-covid-19-ferma-giampedrone/#comments Sat, 06 Jun 2020 21:09:46 +0000 http://www.sarzanachebotta.org/?p=19662 L’impianto di Trattamento Meccanico Biologico dei rifiuti indifferenziati di Saliceti sarà potenziato entro il 2020 per aumentarne la capacità da 105 mila a 130 mila tonnellate l’anno al solo scopo di far fronte all’emergenza nel territorio metropolitano genovese. Al TMB di Saliceti arrivano soltanto 29 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati spezzini. Il resto viene da Genova, dove la raccolta differenziata è addirittura scesa dal 41,8  del 2018 al 39% del 2019.

L’impianto di TMB: biglietto da visita per i turisti

Che la capacità del TMB di Saliceti verrà aumentata entro il 2020 lo si evince dalla delibera numero 13, adottata dal Comitato d’ambito, organo politico (non tecnico) presieduto dall’assessore regionale Giacomo Raoul Giampedrone, il 27 aprile scorso in piena emergenza Covid 19.
Al punto d) si legge che la saturazione della capacità degli impianti liguri dovrà essere rivolta “prioritariamente a soddisfare il fabbisogno dell’ambito regionale”. Sono possibili modifiche alle autorizzazioni vigenti per aumentare i quantitativi conferibili a ciascun impianto, ma esse saranno subordinate alla possibilità di soddisfare le esigenze regionali.
Per Saliceti si rimanda alla delibera n. 10 del dicembre 2018, in cui si affermava esplicitamente di modificare l’AIA (autorizzazione integrata ambientale) “al fine di consentire una capacità di trattamento complessiva di 130.000 tonnellate/anno” *.
Genova e provincia non hanno impianti di trattamento dei rifiuti. Il decreto approvato da Giampedrone, che nel comitato d’ambito conta 40 voti su cento, dal consigliere della Città metropolitana di Genova Simone Ferrero (33 voti), è fatto su misura per il negligente  capoluogo ligure fermo sotto il 40% nella raccolta differenziata. Al documento è allegata una tabella dal titolo molto significativo:  “Supporto ai fabbisogni della Città Metropolitana”.
Del resto lo scopo della riunione del Comitato d’ambito del 27 aprile era proprio quello di rivedere il “programma straordinario per la gestione dei rifiuti nel territorio metropolitano genovese per gli anni 2020 e 2021”.
Un’annotazione: le stime dei fabbisogni della città metropolitana sono fondate sulla previsione che Genova nel 2021 raggiunga il 65% di raccolta differenziata. Dal 2013 al 2019 il capoluogo ligure è passato dal 34% al 39. Un fallimento. Ora la giunta Toti prevede il miracolo (elezioni in vista).
Mentre l’assessore Giampedrone, quello che va in TV a dire che ormai la parola è ai tecnici, deliberava l’ampliamento della capacità del TMB, l’ufficio VIA convocava la Conferenza dei servizi che dovrà approvare sotto la regia del vicedirettore del settore ambiente Cecilia Brescianini e della dirigente VIA Paola Carnevale il progetto Recos di digestore anaerobico da 90 mila tonnellate, sempre a Saliceti. E la previsione del Piano d’ambito di un digestore da 60 mila tonnellate a Boscalino? E la VAS sul Piano d’area della Provincia? E gli impatti cumulativi su ambiente e salute che i due impianti così potenziati generano sul territorio? Orpelli. Lacciuoli. I dirigenti regionali non sono mica là pagati da noi per tutelare l’interesse pubblico. Recos-Iren ha detto che va tutto bene. L’oste dice che il suo vino è buono. E politici e dirigenti alzano i calici.
Articolo di Carlo Ruocco

*Ecco lo stralcio della delibera n. 13 del 10 dicembre 2018

La tabella con le previsioni del dicembre 2018

Gli obiettivi futuri per il TMB di Saliceti

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Via Falcinello, ponte da brivido Il Comitato al Sindaco: pubblichi le perizie http://www.sarzanachebotta.org/2020/06/via-falcinello-ponte-da-brivido-il-comitato-al-sindaco-pubblichi-le-perizie/ http://www.sarzanachebotta.org/2020/06/via-falcinello-ponte-da-brivido-il-comitato-al-sindaco-pubblichi-le-perizie/#respond Thu, 04 Jun 2020 13:38:21 +0000 http://www.sarzanachebotta.org/?p=19640 Chi transita sul ponte di via Falcinello sul Calcandola all’altezza della centrale Enel avrà sicuramente notato lo stato di degrado in cui versano le colonnine di cemento armato che reggono i tubi che fanno da parapetto ai marciapiedi.

Ferri “a vista”

Quele all’inizio del ponte per chi viaggia in direzione Santo Stefano sono addirittura crollate e da mesi sono state apposte le strisce di plastica giallorossa per segnalare il pericolo. In corrispondenza del primo pilone di sostegno è poi visibile, in corrispondenza di una colonnina crepata, una lunga e profonda fenditura nell’asfalto che attraversa il ponte in tutta la sua larghezza. Nella parte centrale poi sulla careggiata di sinistra l’asfalto è gravemente ammalorato: sembra cedere.

 

 

 

 

 

 

Il monito del ponte di Caprigliola
Dopo il crollo del ponte di Caprigliola, che presentava una fenditura addirittura di minore entità rispetto alla larghezza della carreggiata, le condizioni del ponte di via Falcinello devono quanto meno destare preoccupazione e spingere l’Amministrazione a compiere le necessarie verifiche statiche da parte di Vigili del fuoco o di altra tecnici competenti in grado di fare prove di carico.
Tale urgenza è stata espressa dal Comitato Sarzana, che botta!, che ha inviato una petizione al sindaco Cristina Ponzanelli e al Consiglio comunale. Nella petizione si chiede di compiere tutte le verifiche sulla stabilità dell’infrastruttura viaria, sulla quale quotidianamente transitano a piedi, in bicicletta moto auto e anche camion pesanti centinaia di cittadini non solo sarzanesi. Viabilità petizione ponte via Falcinello e viabilità Bradia
Certamente il ponte ha bisogno di una consistente manutenzione straordinaria e un intervento che ne allarghi la portata, soprattutto per quanto riguarda i marciapiedi, che non consentono neppure il passaggio di una carrozzella dei portatori di handicap. Il Comitato ha prospettato all’Amministrazione e al Consiglio comunale di rivalutare l’investimento di tre milioni e mezzo previsto per il nuovo ponte sul Calcandola all’altezza del Berghini e le opere accessorie, che va sotto il titolo “Viabilità della Bradia”, ma che non interessa affatto il popoloso quartiere, e di destinare parte di quelle risorse per mettere mano al ponte di via Falcinello utilizzato da tutti i sarzanesi.
Trasparenza: rendere pubbliche le verifiche effettuate
Per ora il sindaco Ponzanelli ha risposto, per ora solo a mezzo stampa, che i tecnici comunali monitorano costantemente le infrastrutture viarie. Sarebbe una bella operazione trasparenza portare a conoscenza dei cittadini l’esito di tali verifiche. Sarebbe altresì interessante l’apertura di un confronto per rivalutare priorità e destinazione delle risorse finanziarie disponibili per utilizzare quelle risorse nell’interesse di tutta la cittadinanza e non di un’ area limitata.

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Addio Silvano D’Alto, guida preziosa Fu tra i fondatori del Comitato http://www.sarzanachebotta.org/2020/05/addio-silvano-dalto-guida-preziosa-fu-tra-i-fondatori-del-comitato/ http://www.sarzanachebotta.org/2020/05/addio-silvano-dalto-guida-preziosa-fu-tra-i-fondatori-del-comitato/#respond Sat, 02 May 2020 21:21:50 +0000 http://www.sarzanachebotta.org/?p=19624 Omaggio al Maestro Silvano D’Alto Scritti di Carlo Ruocco e Simona Giorgi
<Cari amici del Comitato, apprezzo molto questa iniziativa del blog che avete aperto. Aiuta a partecipare nel campo dell’urbanistica così poco seguìto quando si tratta di strumenti tecnici – con le sorprese quando le scelte si attuano – ma così vivo di attenzione quando i progetti diventano visibili e comprensibili>.

Il professor D’Alto

Con queste parole il professor Silvano D’Alto, già docente di sociologia urbana e rurale e di sociologia ambientale alla facoltà di Scienze Politiche dell’università di Pisa, salutava il 12 marzo del 2009 la nascita del sito del Comitato Sarzana, che botta!, strumento di informazione, conoscenza, comunicazione, partecipazione nella battaglia in difesa del territorio, dell’ambiente, della cultura, della storia di Sarzana e della Valle del Magra. D’Alto si è spento il 1 maggio a Montecatini dopo una lunga malattia.

E’ proprio con l’incoraggiamento dell’urbanista sociologo, autorevole membro della Fondazione Michelucci, che diamo l’ultimo saluto a Silvano, uno dei prestigiosi fondatori della nostra associazione, per anni uno dei nostri riferimenti culturali. Era membro del gruppo tecnico scientifico del Comitato. Profondo conoscitore delle dinamiche del territorio, appassionato studioso delle relazioni tra città e campagna e, nella nostra realtà, fiume e mare.

Sul nostro sito, se nel campo “Cerca” digitate “Silvano D’Alto” troverete tanti contributi sui temi che tra il 2009 e il 2014 hanno segnato la vita del nostro territorio.
<Pensando al futuro della città, al nuovo Piano urbanistico di Sarzana in fase di elaborazione, il contributo culturale del professore Silvano D’Alto ci mancherà. La sua profonda conoscenza delle dinamiche del territorio avrebbero contribuito ad innalzare il livello del dibattito politico e tecnico. Per la nostra associazione è stato una guida importante>. Così Roberta Mosti, presidente del Comitato Sarzana, che botta! ha espresso a nome dell’associazione il dolore per la scomparsa del professor D’Alto, uno dei soci fondatori dell’associazione fin dal febbraio del 2009.

Una guida preziosa
Il sociologo urbanista D’Alto per il Comitato non era soltanto un “tecnico di alto profilo”. Era una guida civile come lo sono stati Rodolfo Attinà e Rodolfo Furter.
E D’alto fece sentire la sua voce contro la variante urbanistica di via Muccini e piazza Terzi dell’archistar Mario Botta, criticandone sia l’impatto volumetrico (l’indice dello 0,8 indicato al Moderno da Botta appariva ridicolo e lo ricalcolò a un più importante 3,7 mc/mq rilevante per una cittadina come Sarzana), sia l’estraneità alla cultura, alla storia, all’architettura della città. Il professor D’Alto portò nel giugno 2010 il “caso Sarzana” e il Piano Botta con un suo saggio all’attenzione del convegno di sociologia ambientale a Trento. http://www.sarzanachebotta.org/2009/03/dalto-la-qualita-urbana-tra-passato-e-modernita/

Silvano D’Alto a un convegno del Comitato

Stimolò il Comitato a contrastare le tante varianti (almeno 32) apportate dall’amministrazione Caleo al Piano Regolatore della città: <Le tante varianti– scrisse il professor D’Alto sul sito Sarzana, che botta! – servono a svuotare i piani regolatori e a spianare la strada agli interessi dominanti. Non basta opporsi: occorre sentirsi tutti architetti e promuovere l’interesse pubblico e la cultura della città”.

Era un convinto assertore della partecipazione dei cittadini alle scelte urbanistiche della città e metteva in guardia dalla retorica dei politici con un monito tutt’oggi attuale: “Parlare di partecipazione quando i progetti sono già definiti, è un imbroglio”, denunciava con forza.
Invitava a rileggere De Carlo, un grande urbanista che fu chiamato a redigere un PRG di Sarzana e poi allontanato per le sue idee troppo rigorose (sul consumo di suolo!).

S’impegnò in prima persona per salvare il mercato di piazza Terzi, destinato dal Piano Botta all’abbattimento per far posto a due palazzoni a delimitare una “piazza” coperta. In una lettera alla Sovrintendenza il professor D’Alto definì il mercato, opera dell’architettura razionalista, <Testimonianza storica, dignità architettonica, risorsa da recuperare>.

L’attenzione per i giovani professionisti
Sostenne con entusiasmo due iniziative del Comitato rivolte ai giovani architetti. Un concorso d’idee per “Ri-disegnare” il piano di piazza Terzi, articolato in un voto di una giuria di esperti e in un voto popolare, concorso che conobbe gli onori della prestigiosa rivista Il Giornale dell’architettura. D’Alto fece parte della commissione tecnica con altri tre docenti universitari Paolo Baldeschi (Architettura Firenze) Paolo Cutini e Luisa Santini (ingegneria civile Pisa). Assegnarono il premio allo studio Parentini di Ceparana. Quando il voto popolare premiò i giovani dello studio Metarchitects, Silvano D’Alto commentò: <Un fatto di grande valore culturale e di partecipazione>.
Nel giugno 2014 quando la giunta Cavarra presentò il primo progetto di piazza Martiri “cementificata” e il Comitato oppose la proposta di una piazza alberata per rompere la monotonia del cemento, il professor D’Alto commentò: “Un’idea che va elaborata. Un’intuizione a cui dare spessore per ritrovare il luogo Sarzana”. E volle presentare al Chiostro di San Francesco i progetti dei giovani architetti che avevano accettato la sfida.
Carlo Ruocco

A Silvano D’Alto, ricordando il suo pensiero vivo e l’amore per Sarzana
Ritratto di Simona Giorgi

Ricordare Silvano D’Alto è come fare affiorare un sorriso sulla complessità della vita.
Aveva imparato dal suo maestro, Giovanni Michelucci, che l’architettura è anzitutto “chiarezza verso se stessi”. Per questo la sua indagine sullo spazio non si traduceva in una mera misurazione di forme geometriche, ma esprimeva uno sguardo tutto interiore.
Quanto fosse importante per Silvano integrare le conoscenze di architettura con la sociologia e la filosofia sapienziale, lo si può comprendere anche rileggendo i suoi interventi sulla narrazione di Sarzana, città a lui sempre cara, ma che lo amareggiava per l’incapacità dimostrata di non aver saputo costruire un sistema di spazi, in cui storia e attualità, potessero congiungersi in un “grande fatto comunitario e corale”.

Silvano D’Alto                un  maestro

Silvano era profondamente contrario ai processi lasciati alla mercè della logica di mercato che si limita alla semplice costruzione di volumetrie ed è del tutto incapace di produrre paesaggio.
Metteva sempre in guardia sulla povertà di senso insita nella costruzione di “oggetti” nella città e nella campagna.
Il Comitato Sarzana, che Botta! rappresentava per lui un valido interlocutore e una concreta opportunità di restituire alla nostra città atti politici lungimiranti perché capaci di consapevolezza, tutta volta a non sottostimare il rapporto dialettico, fondato su un ecosistema complesso, di cui area urbana, campagna e fiume costituiscono gli elementi fondanti di cultura del territorio.
Vitalità era ciò a cui sempre ci richiamava Silvano. E reciprocità, ossia una lettura esistenziale e non intellettuale dello spazio, la sola che consente di cogliere un arco temporale ampio, dal passato al futuro, per un presente in cui i simboli “semplici” del vissuto e del senso nuovo del paesaggio possono convergere nella costruzione di civiltà autentica.

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Trattare l’organico secondo natura Le soluzioni ignorate dalla politica http://www.sarzanachebotta.org/2020/02/trattare-lorganico-secondo-natura-le-soluzioni-ignorate-dalla-politica/ http://www.sarzanachebotta.org/2020/02/trattare-lorganico-secondo-natura-le-soluzioni-ignorate-dalla-politica/#respond Thu, 27 Feb 2020 22:59:29 +0000 http://www.sarzanachebotta.org/?p=19614 Articolo di Lanfranco Pambuffetti

Gli impianti per il trattamento del rifiuto organico da raccolta urbana si basano sostanzialmente su due processi:

  • la maturazione biologica controllata, in ambiente aerobico della sostanza organica, in presenza di ossigeno (trasformazione aerobica) attraverso le due fasi di ‘biossidazione’ e successiva ‘umificazione’ con cui si recupera la materia come compost di qualità. E’ il metodo più naturale
  • la maturazione della sostanza organica in assenza di ossigeno (trasformazione anaerobica) con produzione di biogas e di frazione solida ‘digestato’ che necessita, per la stabilizzazione, di una successiva fase aerobica per il recupero finale della materia generando compost

Nel contesto legislativo attualmente vigente, l’attività di compostaggio ha un ruolo di primaria importanza. Sono molti gli impianti di recupero di questo tipo e si sono affinate le esperienze. A seconda del materiale da trattare e in funzione degli obbiettivi di recupero, si possono trovare le soluzioni tecnologiche più conformi alle esigenze di ciascuna comunità, in modo da ottenere un compost di ottima qualità, che possa trovare uno spazio sul mercato. Gli impianti sono molto versatili, possono servire sia piccole comunità (alberghi, ospedali, condominii, etc) in maniera del tutto automatica e con bassa manutenzione, sia territori più ampi con fabbisogni molto più significativi.
Gli impianti possono essere classificati in diverse tipologie in funzione delle configurazioni (aperti o chiusi; in cumulo o in reattore; statici o dinamici; verticali o orizzontali), ma l’applicazione attualmente più evoluta dal punto di vista tecnologico è quella del compostaggio in reattore.
Il reattore è una cella chiusa in cui viene accumulata la carica dell’organico nella formulazione idonea a facilitare la maturazione della sostanza organica nella prima fase di ‘biossidazione’, tenendo sotto controllo i parametri che garantiscono la corretta progressione del processo (umidità, temperatura, pH, aereazione, etc). Comunica con l’esterno attraverso biofiltri che impediscono l’immissione in atmosfera di cattivi odori.

La tecnologia di compostaggio a biocelle

Da sinistra Roberta Mosti, Lanfranco Pambuffetti, il professor Giulio Ferrari

La proposta presentata al convegno dal professor  Giulio Ferrari (ateneo di Ferrara) consiste in biocelle di capacità variabile da 60 a 250 ton/anno , munite di dispositivi di ventilazione della carica e di biofiltro per abbattimento della componente volatile sia inquinante che odorigena. Le celle vengono caricate entro 48 h prima che inizi un qualsiasi processo di maturazione e mantenute chiuse per tutto la fase di biossidazione (25-30 gg) con il controllo continuo dei parametri di processo e dell’indice di respirazione (IRS-IRD) che evidenzia il completamento della prima fase di maturazione. A quel punto il contenuto della biocella viene trasferito in un’area di accumulo, dove la carica segue all’aperto la fase di ‘umificazione’ per diventare compost e la biocella  può essere ricaricata con nuovo organico.
Aggregando un numero di biocelle sufficiente, è possibile realizzare un impianto di compostaggio in grado soddisfare il fabbisogno di trattamento del rifiuto organico della comunità interessata con costi di investimento e gestione abbastanza contenuti (4-5 milioni di € per 25-30.000 ton/anno, il fabbisogno della nostra provincia ). L’organizzazione a moduli (celle) consente la flessibilità necessaria ad adeguare la capacità dell’impianto al fabbisogno di una comunità.

La tecnologia della codigestione
In alternativa al compostaggio l’ingegner Giuseppe Vitiello ha proposto il processo di ‘ codigestione’ della componente liquida-melmosa dell’organico con i fanghi dei depuratori fognari. Si tratta di applicare entrambi i processi in parallelo: ‘anaerobico’ per la frazione liquida/melmosa dell’organico e ‘aerobico’ per la componente solida del rifiuto organico.

L’ingegner Giuseppe Vitiello illustra la sua soluzione di codigestore

La proposta dell’ingegner Giuseppe Vitiello prevede di sottoporre il rifiuto organico al seguente processo:

  • spremitura meccanica dei rifiuti organici per separare la parte liquida/melmosa (circa il 60%) da quella solida (circa 40%)
  • trasferimento della parte liquido/melmosa al biodigestore del depuratore, che viene mescolata ai fanghi dello stesso depuratore. Avvio del processo anaerobico. In questa fase si può generare il biogas (metano) con relativi incentivi statali. Si produce anche acqua industriale e un prodotto solido adatto alla discarica
  • in parallelo in apposito impianto di compostaggio viene trattata la frazione solida del rifiuto, che umidificata quanto serve e, se necessario con aggiunta di carica cellulosica, inizia la fase di maturazione con molto meno carbonio putrescibile.

 

Questo processo consente di recuperare l’utilizzo dei biodigestori già presenti in numerosi depuratori necessari per il trattamento dei fanghi da fognature urbane e non richiede la realizzazione di un impianto oneroso e potenzialmente dannoso per l’ambiente ed il territorio; mantiene la possibilità di produrre biometano e di generare compost di elevata capacità. Per il compostaggio sarebbe sufficiente riattivare la capacità del sito di Boscalino di cui già a suo tempo si è dimostrata la compatibilità.

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Rifiuti, le alternative al digestore ci sono I comitati alla Politica: ascoltate la scienza http://www.sarzanachebotta.org/2020/02/rifiuti-le-alternative-al-digestore-ci-sono-i-comitati-alla-politica-ascoltate-la-scienza/ http://www.sarzanachebotta.org/2020/02/rifiuti-le-alternative-al-digestore-ci-sono-i-comitati-alla-politica-ascoltate-la-scienza/#respond Sun, 23 Feb 2020 23:33:00 +0000 http://www.sarzanachebotta.org/?p=19607

Da destra a sinistra i professori Ferrari e Vallini, l’ingegner Vitiello, Roberta Mosti, l’ingegner Pambuffetti, Carlo Ruocco al tavolo del convegno

Impianti di compostaggio “a biocelle”, a “coccinelle”, impianti che sfruttano i digestori già presenti nei depuratori a cui affiancare moduli di compostaggio (tecnica della codigestione), tecnica che la Toscana promuove: in due ore di lezione alla sala della Repubblica tre dei massimi esperti nel settore dei rifiuti, i professori Giulio Ferrari, Giovanni Vallini e l’ingegnere impiantistico Giuseppe Vitiello hanno illustrato le tecnologie per trattare i rifiuti organici (FORSU) alternative ai costosi biodigestori di brevetto tedesco. Sono impianti  accomunati  da una “qualità”: hanno minori costi di costruzione. Il compostaggio ha un altro vantaggio non trascurabile: presenta minori impatti ambientali e minori rischi per la salute.
<Con questo convegno scientifico abbiamo dimostrato che esistono varie tecnologie per trattare i rifiuti organici. Il biodigestore non è l’unica soluzione. Il messaggio che mandiamo alla Regione, a Toti e Giampedrone, alla Provincia e ai sindaci è di riaprire i procedimenti di Valutazione ambientale strategica sul Piani d’ambito e di area, e di Via sul progetto di Saliceti, prendendo finalmente in considerazione con metodo scientifico, come prescrive la legge, le alternative già presenti su tutto il territorio italiano>. Roberta Mosti, presidente del Comitato Sarzana, che botta! ha concluso così il convegno su “Rifiuti, ambiente e salute”, svoltosi sabato a Sarzana, organizzato dall’associazione sarzanese in collaborazione con i comitati No Biodigestore Saliceti e Acqua Bene Comune, Legambiente, Italia Nostra, Cittadinanzattiva.
Dall’assessore sarzanese ai rifiuti, Roberto Italiani, la prima apertura 
Dalla politica la prima apertura è venuta dall’assessore al ciclo dei rifiuti dela Comune di Sarzana, Roberto Italiani: <Ringrazio il Comitato Sarzana, che botta! e le altre associazioni. Oggi ho imparato qualcosa. Veramente molto interessante. Troppo spesso si prendono decisioni senza conoscere. Mi impegno a promuovere un confronto approfondito>.
Rinnovata attenzione dal mondo sindacale. <Ho ascoltato importanti relazioni – ha detto Luca Comiti della segreteria provinciale Cgil– Come sindacati siamo interessati sia agli impatti sulla salute, sia alle tariffe. La Liguria ha la Tari più alta di tutte le regioni del Nord. E la nostra provincia la più alta in regione. Vanno considerate tutte le alternative>. E ha aggiunto riferendosi alle 130 mila tonnellate di rifiuti genovesi che dovrebbero essere trattati a Saliceti: <Non è accettabile che sulla nostra provincia vengano caricati i problemi di altri territori>.
I professori bocciano la Regione: una forzatura VAS e VIA con unica soluzione
I professori hanno “promosso” Roberta Mosti e “bocciato” il metodo della Regione. < Nelle valutazioni ambientali di Piani e progetti è fondamentale mettere a confronto più alternative. Prendere in considerazione una sola soluzione è una forzatura inaccettabile>, il giudizio del professor Giulio Ferrari, docente di igiene e chimica ambientale all’università di Ferrara e ideatore del brevetto del compostaggio a biocelle di San Marino e di Tivoli, che ha suscitato l’interesse dell’Unione Europea. Ha aggiunto: <La gestione dei rifiuti deve essere fatta su basi scientifiche, ingegneristiche, con un attenta valutazione degli impatti ambientali. La sostenibilità ambientale, che l’Europa indica come metro, deve entrare nella valutazione economica dei progetti, perché i costi di ricadute su ambiente e salute ricadono poi sulle finanze pubbliche e quindi sui contribuenti”.
La politica ignora la scienza
Scarse le presenze in sala di politici e amministratori. Un vicesindaco. Simone Regoli di Vezzano, tre consiglieri comunali, Federica Giorgi consigliere 5 Stelle a Sarzana, Sebastiano Stelitano e Angelo Mangani della lista di Paola Sisti sindaco di Santo Stefano, l’ex sindaco di Arcola Emiliana Orlandi, l’ex consigliere sarzanese Valter Chiappini.
<Da una quarantina d’anni la scienza studia soluzione tecniche soprattutto nel campo del compostaggio -ha sottolineato il professor Vallini. Cercare attenzione dalla politica è frustrante. Ogni tecnologia presenta vantaggi e svantaggi, minori o maggiori rischi. Importante è la gestione degli impianti e i controlli. E sono le due voci sempre sacrificate sul piano economico. Trascuratezza che poi aumenta le ricadute negative sull’ambiente e quindi sulla salute e su costi e sprechi e quindi sulle tariffe. Sarebbe il momento che i costi ambientali entrassero nel carrello della spesa”.
Gli impianti vanno distribuiti con equità su tutti i territori
Ascoltata la relazione del l’ingegner Lanfranco Pambuffetti del Comitato “che botta!”, che ha evidenziato come il Piano regionale fa della provincia spezzina la pattumiera del levante genovese con 130 mila tonnellate di rifiuti della Lanterna da smaltire in impianti previsti da noi in barba al principio di prossimità dell’Unione Europea, il professor Vallini ha commentato: <Nessuna comunità vuole impianti di rifiuti sul proprio territorio. Occorre equilibrio nella loro distribuzione. E’ importante che gli impianti e con essi le tariffe rispondano alle esigenze dei singoli territori”.
Perché non sfruttare i digestori dei depuratori, già pagati dai Comuni?
Un concetto questo ripreso dal terzo relatore, l’ingegner Giuseppe Vitiello, che sul coniugare esigenze dei territori e abbattimento dei costi ha fondato un suo brevetto. <Costruire un nuovo biodigestore dal costo esorbitante (55 milioni quello progettato da Iren a Saliceti) quando al depuratore degli Stagnoni alla Spezia esistono già tre digestori per i fanghi fognari  è una follia. In tutta Italia questi digestivi non sono utilizzati o sono sottoutilizzati e i fanghi della depurazione viaggiano per tutto lo Stivale per essere smaltiti. Uno spreco di denaro pubblico. Basterebbe ristrutturarli con una spesa di 4-5 milioni di euro e affiancare ad essi un impianto di compostaggio, riattivando quello che c’era a Boscalino. Per il territorio spezzino, che produce 26 mila tonnellate di rifiuti, sarebbe sufficiente”. Il principio è di “spremere” i rifiuti organici per prelevare la componente liquida, che costituisce il 70% della Forsu, da inviare ai digestori del depuratore, dal cui trattamento si può ricavare più metano che con altri metodi e recuperare acqua per usi industriali. La parte solida della Forsu viene inviata al compostaggio con metodo aerobico, cioè naturale, eliminando i rischi di proliferazione di batteri e ottenendo fertilizzante di ottima qualità. Stefano Sarti (Legambiente) ha proposto di sensibilizzare subito i sindaci a queste tecnologie alternative. Per il Comitato Sarzana, che botta! l’obiettivo è quello di convincere la politica e in particolare chi governa Regione e Provincia di fermare l’iter del progetto Saliceti e di riconsiderare i Piani per lo smaltimento dei rifiuti organici non penalizzando Spezia.
“Si tratta di rivedere i procedimenti di VAS e di VIA e di farli scientificamente in modo corretto, considerando tutte le soluzioni alternative che la tecnologia mette a disposizione – ha detto Carlo Ruocco nelle conclusioni –. E’ scandaloso che per l’Ufficio Ambiente della Regione esista solo il progetto di IREN o l’opzione zero, cioè nessun impianto, ignorando le altre alternative. Accogliamo la disponibilità dell’assessore Italiani a riaprire il confronto col territorio e le sue rappresentanze”.

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