Sarzana, che Botta!

« Quando il committente di una città impone case con un’architettura omogenea , l’esito ci appare sordo: le facciate non rispecchieranno più le diverse inclinazioni del gusto individuale(...) ratio medesima della loro bellezza »

Marco Romano


Per la piazza un tavolo per limitare l’impatto
Ma come si ripristina la legalità?

Sentiamo – come Comitato – il dovere di esporre alcune perplessità sull’idea dell’Amministrazione di chiamare a un tavolo di confronto sul progetto di piazza Martiri il costruttore e i cittadini che hanno presentato ricorso al Tar. Nelle intenzioni del sindaco Cristina Ponzanelli l’obiettivo del confronto è trovare una soluzione “meno impattante, più coerente con la piazza, che guardi di più all’interesse pubblico rispetto al brutto progetto”. Siamo d’accordo sul brutto progetto ereditato dal sindaco Cavarra. Ma in ballo non c’è una questione estetica, sempre soggettiva. Ci sono pesanti questioni di merito d’interesse pubblico.

14 novembre 2017. Sopralluogo in cantiere del sindaco Cavarra e dell’assessore Baudone (col casco). Cavarra: “I lavori termineranno nell’aprile 2019”. Nessuna parola sul progetto

Le questioni da dirimere
Il costruttore con lo spanciamento del palazzo, ormai già realizzato, si appropria di una porzione di proprietà pubblica. L’aggetto non è neppure contemplato in convenzione, è appena segnato in una planimetria. E’ una violazione non sanabile, se non demolendo il già costruito. E’ negoziabile? La seconda è la quantità di parcheggi pertinenziali realizzati nel sottosuolo pubblico in violazione della legge Tognoli. Secondo alcuni calcoli non sarebbero comunque sufficienti a soddisfare gli standard di legge delle grandi volumetrie previste. La terza è il destino, oscuro, del parcheggio pubblico, previsto dove sorgerà un albergo della stessa proprietà. Infine la distanza tra il Laurina e il nuovo palazzo, bel al di sotto dei limiti della legge nazionale.
La prima perplessità è: come intende il sindaco ripristinare la legalità?
I ricorrenti cosa possono fare ora che il palazzo è al terzo piano fuori terra anche grazie ai permessi rilasciati dal Comune al cantiere per lavorare il sabato pomeriggio e la domenica mattina? Assumersi responsabilità che appartengono all’amministrazione? Convincere col dialogo la proprietà a rientrare nelle regole e demolire l’aggetto? Oppure condividere soluzioni che non ripristinano la legalità? Devono trattare a nome della città? In quale modo “ogni passo sarà condiviso con la città”? Con assemblee pubbliche nel corso della trattativa? O con semplici comunicati stampa? In quest’ultimo caso gli oltre 500 firmatari di una petizione, che da due mesi attende risposta, che voce in capitolo avranno? E il consiglio comunale?
Una proposta ignorata (tre mesi fa)
Infine una domanda. Il 23 novembre, cioè tre mesi fa, nel corso di un incontro pubblico, presente l’assessore Barbara Campi avanzammo una semplice proposta: tornare al piano particolareggiato. Edificio di quattro piani fuori terra, parcheggio sotto la piazza metà pubblico e metà pertinenziale, il cambio di destinazione d’uso del palazzo previsto in via VIII Marzo, che sta a cuore al costruttore. Allora lo scavo era appena iniziato. Era una proposta inadeguata? Perché allora l’amministrazione non ha portato avanti un’altra iniziativa per cambiare il corso del progetto?

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Data
giovedì, 28 febbraio 2019

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