Sarzana, che Botta!

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Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789


Piazza Terzi e area FS
Analisi del luogo
che degrada Sarzana

ANALISI DEL NON-LUOGO

Nella definizione di una strategia a livello urbanistico, che dovrebbe precedere qualsiasi tipo di attuazione progettuale e/o avvicendamento costruttivo, assume un ruolo di attore primario un’approfondita analisi del luogo, delle sue caratteristiche attuali o passate, una coscienza storica, fino a tessere una tela complessa in cui sia possibile far riemergere il “genius loci”, conditio sine qua non per una progettazione calibrata sulla piena espressione del potenziale.
Lo scopo propedeutico dell’analisi del luogo si esplica nella ricerca del substrato storico, nell’evidenziazione delle criticità e delle problematiche da risolvere, ma anche dei punti forti su cui incardinare preferibilmente la soluzione progettuale successiva.
Anticipiamo qui e ora quanto è già agli occhi della comunità intera nell’esperienza quotidiana ossia che l’area d’interesse risulta di fatto essere quello che architetti e urbanisti chiamano “non-luogo”. La forza del termine, introdotto in lingua francese dall’etnoantropologo Marc Augé nel 1992, si sviluppa indicando la “contrapposizione ai luoghi antropologici” che invece sono vissuti attivamente dalla comunità ad ogni ora del giorno: un non-luogo è la somma di tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici, o che in passato lo erano e attualmente non lo sono più.
Introdurremo brevemente le considerazioni emerse nelle serate degli incontri pubblici, nelle riunioni tecniche e di direttivo, nei documenti collezionati e prodotti in occasione del concorso di idee indetto dal Comitato nel 2010, e facendo riferimento alla documentazione pubblica ufficiale – citata da ora in corsivo e virgolettata – prodotta a cura dell’ufficio urbanistica ed intitolata “RELAZIONE GENERALE ALLA PROPOSTA DI VARIANTE AL PIANO PARTICOLREGGIATO DI INIZIATIVA PUBBLICA DI CUI ALL’AREA PROGETTO N° 3 – VIA MUCCINI.”

“Lo stato attuale

La zona interessata dal Piano, come indicato negli elaborati grafici del PRG, rappresenta uno spicchio della realtà urbana del Comune di Sarzana, il cui decadimento avviato con l’abbandono progressivo delle attività industriali ivi ubicate, ha comportato uno stravolgimento nel tessuto originario non più rimarginabile ne ricomponibile, se non attraverso processi di ristrutturazione urbanistica che affrontino il ricambio generazionale e la modifica sostanziale delle funzioni ivi presenti.[…] In sostanza, la parte ancora occupata da edifici in disuso ad uso industriale risulta ancora ampia e tutt’ora non oggetto di intervento, se non per alcuni progetti attuati […] l’ex Pastificio Biava, l’ex Caserma dei Carabinieri, l’ex- Vetraia e l’intervento nell’ex-deposito Brun Caprini […]. Pertanto la reale trasformazione è avvenuta in ambiti (o comparti) di limitata dimensione e complessità, cosa che non ha prodotto quella trasformazione globale del tessuto esistente né, di conseguenza, quel ricambio strutturale e anche generazionale che è l’obbiettivo ancora attuale delle iniziative urbanistiche nella zona. Permane quindi una scarsa qualità urbana, mitigata comunque dagli interventi sopra elencati, che rende più pressante un rinnovamento legato a progetti di più ampio respiro, che determinino in via definitiva l’assetto di questa importantissima area. […]”

L’area soffre per la scarsa, se non totalmente assente, figurabilità: manca cioè quella caratteristica di una città (o porzione di essa) per la quale risulta desiderabile al cittadino, che ha piacere a viverla, con una percezione di costante sicurezza e tranquillità che gli permette la fruizione e l’uso ai fini dello sviluppo personale e della comunità intera. Questo aspetto è sottovalutato nella sua gravità perché una tale assenza porta alla tendenza da parte del cittadino alla chiusura e all’evitamento della porzione di città percepita come degradata e inutile, se si esclude il transito con i mezzi di trasporto o il parcheggio.

“La prossimità al Centro Storico inoltre, quale elemento di stimolo ad una qualità migliore dell’edificato e degli spazi aperti è vissuta ancora in maniera approssimativa e priva di richiami concreti alla necessità di integrare le funzioni esistenti con quelle che, anche proposte nel Piano Particolareggiato del 2000, dovrebbero costituire il nuovo sistema di relazioni urbane, sociali e culturali: non ci sono attualmente progetti “unificanti” in linea con l’esigenza sopra manifestata né che riguardino complessi di edifici e aree che potrebbero dare un “carattere” all’opera di ricostruzione del sito. […]”

Sofferta in queste relazioni è proprio la mancanza di un polo attrattivo e/o di riferimento che si possa interfacciare con il fulcro del centro storico e quindi che funga da catalizzatore (sede/luogo/acceleratore dello sviluppo) delle attività quotidiane della comunità per tutta l’area limitrofa. Seppur attualmente con una discreta efficacia, l’unico involucro che si avvicina all’assolvere a questa funzione è il vecchio mercato, sede di alcune attività sportive e associative.
Inoltre: “Un evidente e irrisolto tema è quello infrastrutturale e la mancanza di spazi adeguati per la sosta e la funzione pubblica di alcuni servizi. La rilevanza del problema accentua i valori di scarsa qualità urbana, e le nuove iniziative prodotte dal Piano del 2000, non hanno risolto l’esigenza forte di chiarezza nella predisposizione del nuovo schema infrastrutturale […]”

L’area risulta in più ore del giorno congestionata dal traffico, preferita da coloro che vedono, nel transitare dall’ombra degli scheletri cementizi su Via Muccini a Piazza Terzi prima e Piazza Jurgens poi, un’alternativa al traffico di Via Sobborgo Emiliano o che semplicemente devono raggiungere la stazione FS. Altra nota dolente in quanto non dotata di un’opportuna zona a parcheggio per l’interscambio dei mezzi di trasporto pubblici è proprio la zona della stazione, la quale a Nord della linea si ritrova una Piazza Jurgens trasformata a pagamento, un Metropark come luogo prediletto per l’espressione dell’inciviltà, del disagio e della mancanza di sicurezza pubblica, mentre a Sud una Via Marina inadeguata all’uso a parcheggio.

La presenza della linea ferroviaria costituisce poi un elemento altamente condizionante l’area, lo sviluppo e la fruizione degli spazi. Rappresenta un margine totalmente impermeabile a livello percettivo, poco meno a livello fisico di collegamento con il quartiere Crociata il quale, per via delle carenti connessioni (due, passerella e sottopasso, alla stazione FS e un sottopasso ciclopedonale nella zona fornaci e scuole medie Poggi-Carducci), risulta tagliato fuori dall’accessibilità al centro e quindi dalla vita cittadina. Le vicende del sottopasso di Via del Murello che si protraggono da troppo tempo ormai, non fanno altro che accentuare i disagi. Proprio in quella zona inoltre le due ampie distese degli ex scali ferroviari sono diventate terre di nessuno, inutilizzate e lasciate al degrado.

“La presenza pertanto, ancora oggi di nodi irrisolti, conferma il quadro di bassa qualità della situazione urbanistica dell’Area Progetto n° 3, portando a considerare questa importante porzione di città, ancora un indeterminato contenitore di attività, funzioni, iniziative, poco stimolante e poco appetibile per chi dovrebbe o avrebbe dovuto dar seguito ai contenuti degli strumenti urbanistici vigenti, o per chi, estraneo alla città, avesse avuto intenzione di proporre soluzioni credibili.”

Nella definizione della strategia che meglio si adatterà alla situazione occorre tenere conto che quanto detto finora è espressione di un tema altamente complesso nel quale, per via delle caratteristiche connettive e relazionali attuali, ogni scelta produrrà ripercussioni e cambiamenti in tutto il sistema urbano ed extraurbano limitrofo.
Gruppo tecnico Comitato Sarzana Che Botta!

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Data
giovedì, 16 aprile 2015

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