Sarzana, che Botta!

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Negozi e ristorazione, parte il “porta a porta”. Ma sul futuro grava l’incognita Acam

 Lunedì 18 a Sarzana parte la raccolta Porta a porta per commercianti e ristoratori. E’ l’inizio di una rivoluzione nel sistema di raccolta dei rifiuti, che nei piani dell’amministrazione comunale dovrà arrivare a conclusione entro il 2015.

Il depliant che annuncia il nuovo servizio

L’annuncio è stato dato dal sindaco Alessio Cavarra e dall’assessore all’ambiente Massimo Baudone. Per ora saranno coinvolti gli esercizi commerciali e di ristorazione del centro storico. Col nuovo anno il “porta a porta” per il settore terziario sarà esteso al resto del centro città e agli esercizi che insistono sulle varianti Cisa e Aurelia. Questo avvio dovrebbe evitare i cumuli di sacchi d’immondizia vicino ai cassonetti nelle strade del centro. In primavera dovrà decollare la raccolta di prossimità nel centro storico, dove verranno sistemati frequenti punti di raccolta fissi.
Incertezza sugli sviluppi futuri
Deve essere ancora deciso se nel resto del centro cittadino e nel quartiere Trinità le famiglie saranno servite dal “porta a porta” o se si procederà alla raccolta di prossimità. E’ una scelta delicata, che rischia di inficiare tutto il sistema e di far fallire l’obiettivo di raggiungere il 70 per cento di differenziata entro il 2015, indicato come traguardo possibile nel Piano Tornavacca per Sarzana. Portando il saluto al nostro convegno del 18 ottobre il sindaco Cavarra si disse convinto che il “porta a porta” dovesse essere esteso al resto della città. L’assessore Baudone tre giorni fa incontrando i giornalisti ha invece parlato di “raccolta di prossimità” per i residenti del centro storico e del resto della città. Di mezzo ci sono stati gli incontri con Acam. E il futuro appare più incerto. Eppure l’esperienza di altre città (Pisa ad esempio) dice che la raccolta di prossimità (sempre cassonetti in strada) non consente di andare oltre il 40/50% per cento di differenziata. E non può essere un momento di passaggio verso il “porta a porta”, che assicura il 70% di recupero dei materiali. La raccolta di prossimità presuppone forti investimenti in mezzi mobili e/o in strutture fisse. Può un’azienda come Acam Ambiente, indebitata fino al collo, pensare che se la raccolta di prossimità non dà risultati sperati, si abbandona tutto e si passa al porta a porta con buona pace degli investimenti fatti?
La scelta inoltre potrebbe avere ripercussioni anche sul risultato del porta a porta negli altri quartieri. La presenza di cassonetti in vaste aree del centro potrebbe tentare i cittadini o i commercianti poco virtuosi a servirsene.
L’incognita Acam
Il problema è sempre uno solo: Acam Ambiente è in grado di assicurare un servizio di porta a porta esteso a tutta la provincia? Secondo lo studio del Comune della Spezia del 2010 allargare il “porta a porta” a tutta la provincia avrebbe richiesto il trasferimento ad Acam Ambiente di almeno 100 dipendenti di altre società del gruppo Acam (in forte esubero di personale). Secondo il Piano industriale Acam sarebbero sufficienti 70 unità. Per ora si è trasferito volontariamente solo un operaio.
Chi ha avuto il privilegio di essere assunto nelle aziende Acam già in esubero di personale dal 2000 non intende mollarlo. Tanto il tribunale ha dichiarato Acam non fallibile essendo una società a intero capitale pubblico. Forse però in Amministrazione straordinaria può andare come Alitalia …… Il debito è già pari alla metà di quello della compagnia aerea. Poi c’è il piano investimenti. Era previsto un milione e mezzo di investimenti nel settore Ambiente. Ma i quattrini non arrivano.

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Data
martedì, 12 novembre 2013

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