Comune: buco da sei milioni e mezzo per aspettare il Piano Botta-Coop
Sarzana Valorizzazione patrimonio, società creata nel 2007 dal Comune per coprire un debito, ha un buco di sei milioni e mezzo. Doveva “valorizzare” gli immobili di piazza Terzi e Tavolara. Ha dovuto attendere il Piano Botta-Coop. Ha accumulato debiti. La speculazione sui terreni di Tavolara si sta rivelando un azzardo. Non bastano gli oneri di urbanizzazione del Piano Botta. Mancano i denari per ripianare il debito con Carispe.
Intreccio perverso tra interesse privato e interesse pubblico
Nel 2007 il Comune di Sarzana, già carico di debiti, non era in condizione di chiedere nuovi mutui alle banche. Inoltre doveva assolutamente versare un milione e quattrocento mila euro ad Acam, a sua volta dissestata. La giunta Caleo (assessore al bilancio Alessio Cavarra) ha una pensata da “finanza creativa”: costituire una società a intero capitale comunale, alla quale vendere alcuni immobili per incassare i denari necessari a coprire i buchi. Sarebbe improprio parlare di cartolarizzazione. L’ex mercato è destinato a restare pubblico per ospitare anagrafe, ufficio tecnico, polizia municipale, polizia di stato ecc.. Quindi siamo o non in presenza di un ricorso indebito al credito bancario?
Vediamo la storia attraverso gli atti ad oggi disponibili.
Il 17 ottobre 2007 è costituita la società Sarzana Valorizzazione Patrimonio s.r.l. a socio unico, il Comune. Capitale sociale 20.000 euro.
Il 29 ottobre 2007 la Societa’ acquista dal Comune il Vecchio Mercato e il piazzale di piazza Terzi per 4.984.000 euro e 42.000 mq di terreni agricoli di Tavolara per 1.594.000 di euro (valori di perizia), destinati di lì a un anno a diventare edificabili con una Variante al PRG (il Comune si fa speculatore sui terreni agricoli). Totale 6.578.000 euro
Un debito per coprire un debito: un”derivato”!
Per acquistare l’ex mercato e il terreno la s.r.l. comunale ottiene da Carispe un’apertura di fido di 6.500.000. La banca è garantita da una lettera di “patronage” dello stesso Comune. Se la società non paga, subentra il Comune.
In sostanza il Comune col paravento della S.V.P. srl contrae un debito non per fare investimenti consentiti dal piano di stabilità, ma per fare altri interventi e soprattutto appianare altri debiti. Questa operazione, che è quella reale, è lecita?
Il Piano Botta blocca la “valorizzazione”
Per limitare i danni (lievitazione di interessi bancari e costi di gestione) la S.V.P. srl avrebbe dovuto mettere subito i beni sul mercato. Nel 2007 il mercato immobiliare tirava ancora.
Ma ecco che l’interesse pubblico del Comune a vendere si scontra con l’interesse privato di Unieco e del suo braccio ligure Abitcoop Liguria a vedere approvato il Piano Botta.
Prevale l’interesse privato delle Coop emiliane
Rimaniamo nel 2007, ma facciamo un passo indietro di almeno otto-dieci mesi. A Unieco e Abitcoop Liguria il piano di via Muccini disegnato da Luigi Piarulli non sta bene. Vogliono un quartiere “emiliano” di mattoncini rossi. Ingaggiano un archistar di fama internazionale, Mario Botta, che realizza prevalentemente “oggetti” (come li definisce Lui) in mattoni a vista. All’archistar fa disegnare i nuovi palazzi. Abitcop Liguria li presenta ai soci e a un pubblico di eletti nel bilancio preventivo 2007. Siamo ad Aprile 2007. All’amministrazione Caleo la grave situazione debitoria del Comune è nota. L’interesse pubblico sarebbe quello di andare avanti col Piano Piarulli, incassare gli oneri di urbanizzazione, vendere Piazza Terzi con le volumetrie esistenti, incassare, ripianare il debito e andare avanti.
Invece il 26 giugno 2007 la giunta comunale decide di procedere alla Variante di via Muccini e piazza Terzi. E a chi affida l’incarico di “alta consulenza urbanistica”? All’architetto delle Coop, ovviamente. Mario Botta. Lui disegna la nuova piazza Terzi con la “piazza coperta”, delimitata da due palazzi di 4 piani lunghi sessanta metri e la famosa torre circolare di 65 metri, mutuata – parole di Botta – dalle cisterne dell’acqua del mantovano (sarà anche un archistar, ma lascia adesiderare in geografia).
La “valorizzazione” dei beni comunali può attendere
A questo punto la valorizzazione dei beni del Comune è bloccata: occorre attendere tutto l’iter di approvazione del Piano Botta, che con i passaggi in Provincia e in Regione non sarà breve, nonostante che i due enti procedano a tambur battente nell’approvazione e nello screening di Valutazione d’impatto Ambientale, le cui lacune emergono oggi in tutta la loro gravità almeno nella valutazione dell’assetto geologico dell’area. La società Valorizzazione Patrimonio resta inattiva. Il debito con la banca lievita per gli interessi ai quali si aggiungono le spese di gestione. Il primo amministratore, Giovanni Zanardi, ex ragioniere capo del Comune, non percepisce compenso. Ma alla fine del 2010 lascia. Gli subentra Mauro Lucchesi, un dirigente targato PD, da Lucca. Percepisce 26 mila euro l’anno per non valorizzare nulla. E ora viene confermato liquidatore. A libro paga.