Sarzana, che Botta!

« l’urbanistica degli imprenditori. Essi pensano e realizzano, senza nasconderlo, per il mercato, in vista di un profitto. La novità, il fatto più recente, è che essi non vendono più alloggi o immobili, ma urbanistica. Con o senza ideologia, l’urbanistica diventa valore di scambio »

LeFebvre (1968)


In nome dello “sviluppo” distruggono territori e ricchezza. A noi solo tasse

commento di Carlo Ruocco
Juri Mazzanti, rappresentante dei sindaci dei Comuni del basso Magra nel Comitato istituzionale dell’Autorità di Bacino, aveva anticipato in un’intervista alla Nazione la sua contrarietà al blocco delle edificazioni nelle aree ad alto rischio esondazione.
“Occorre evitare – aveva detto – misure che possano pregiudicare lo sviluppo dei nostri territori”. Come se la Val di Magra si potesse sviluppare solo costruendo nelle zone a grave rischio idraulico e come se l’unico sviluppo immaginabile fosse quello del cemento. Eppure il fallimento di questa politica a Santo Stefano (come a Sarzana) è sotto gli occhi di tutti. Proprio Mazzanti può vantare lo “sviluppo” di quel mostro di parallelepipedo grigio all’imboccatura dello svincolo per l’autostrada. Proprio Mazzanti sa che i grandi progetti di capannoni e di nuove residenze nella sua piana sono fermi per mancanza di domanda in un mercato saturo.
Non c’è nessuna razionalità economica nelle parole di questi sindaci. Costruire nelle aree a grave rischio esondazione può produrre ricchezza per pochi speculatori oggi, ma distruzione d’incalcolabile ricchezza di molti cittadini domani a disastri consumati. Oggi questi sindaci fronteggiano le conseguenze delle scelte scellerate dei loro predecessori. Anche allora cementificavano le aree golenali in nome dello sviluppo. Oggi contiamo i danni e paghiamo le accise. La lezione non serve.
Lor signori della politica si mostrano sempre allergici alle misure a costo zero, come quelle proposte dal Comitato tecnico per prevenire il dissesto idrogeologico perché non generano ricchezza. Ricchezza per chi? Per gli abitanti a valle che si trovano a spalare fango? Per i contribuenti che si trovano decurtati i loro redditi da nuove tasse locali e accise sui carburanti?
I vincoli non distruggono ricchezza. Tutelano la ricchezza delle generazioni future.
Altrimenti saremo costretti noi, i nostri figli e i nostri nipoti a pagare in eterno accise sui carburanti e nuove tasse per i danni conseguenti a tali scelte.
Chi non ha pagato e non pagherà mai nulla sono proprio loro, i politici coccodrilli, sindaci in testa (attendiamo che qualcuno prenda le distanze da Mazzanti) capaci di piangere davanti a telecamere e fotocamere ad ogni evento calamitoso in tenuta da Protezione civile, , esibirsi in roboanti accuse contro gli ambientalisti che “non consentono nessun intervento di pulizia nel fiume”. Sanno appellarsi al governo centrale regionale per avere aiuti, cioè denaro da spendere possibilmente senza controlli dietro il paravento della “somma urgenza” per gratificare ingegneri e ditte di loro fiducia (politica).
Comitati degli alluvionati e ambientalisti dovrebbero chiedersi se non sia il momento di smettere di fare come i polli di Renzo e opporsi a queste politiche che favoriscono gli interessi di pochi proprietari terrieri a danno di un bene comune: la sicurezza dei nostri territori.

 

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Data
martedì, 27 novembre 2012

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