Sarzana, che Botta!

« D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda »

Italo Calvino


La Toscana mobilita Seminara e Rinaldi per “capire” il Magra

I professori Giovanni Seminara e Massimo Rinaldi sono tornati a studiare il fiume Magra dopo l’alluvione del 25 ottobre 2011 su incarico della Regione Toscana. Il Dipartimento Difesa del suolo della Toscana ha costituito un gruppo di lavoro multidisciplinare attingendo professionalità e competenze dal mondo accademico (assieme ai professori Seminara e Rinaldi, collabora il professor Enio Paris docente d’idraulica a Firenze, membro della Commissione nazionale Grandi Rischi, autore del libro “Rischio idraulico: interventi per la protezione del territorio – Le casse di espansione”). Coinvolgere le università era la proposta formulata dal Comitato “Sarzana, che botta!” alle due regioni, alle provincie e ai comuni. Non siamo tanto presuntuosi da pensare che la Toscana abbia recepito la nostra proposta. Diciamo solo che era una ragionevole proposta non considerata dai nostri amministratori spezzini e liguri. Ma non è mai troppo tardi ……

Il profilo scientifico dei due docenti, la loro competenza teorica della materia e la conoscenza dell’evoluzione geomorfologica del fiume Magra sono di tutta evidenza.

Il professor Giovanni Seminara

 Giovanni Seminara insegna idraulica fluviale al Dipartimento d’ingegneria civile e idraulica dell’Università di Genova. E’ socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei. Proprio dalla prestigiosa istituzione è stato chiamato a coordinare  la preparazione e i lavori del convegno sul dissesto idrogeologico in programma a Roma il 22 e il 23 marzo. Figura di prestigio, ha rappresentato l’Italia a Washington al G-8 Science lo scorso febbraio. E’ membro della Commissione nazionale Grandi Rischi istituita dal governo Monti nel dicembre scorso. Sul fiume Magra ha condotto un approfondito studio sul tratto focivo, commissionato dalla Regione e dall’Autorità di Bacino, concluso nel marzo 2011. E’ il primo documento reso pubblico dal Comitato dopo l’alluvione del 25 ottobre perché ritenuto, a ragion veduta,  premonitore. E del resto “l’acqua” è la sua passione di scienziato. Nel suo profilo tra gli interessi accademici troviamo citata: Morfodinamica fluviale, lagunare e costiera: trasporto solido. Nel 2006 ha scritto un saggio sul degrado della Laguna di Venezia sul Journal of geophysical research. Sarebbe sicuramente utile ascoltarlo sulla costante erosione del litorale di Marinella e Fiumaretta.

Precedente  articolo sullo studio del DICAT (con allegato testo originale):
Magra: per la sicurezza di Bocca e Fiumaretta inutile dragare la foce. Lo scrive il DICAT

Il professor Massimo Rinaldi

 Massimo Rinaldi insegna geologia applicata al Dipartimento d’ingegneria civile e ambientale dell’Università di Firenze. Tra il 1994 e il 2006 ha svolto attività di ricerca presso cinque università degli Stati Uniti e a tutt’oggi continua lo scambio culturale oltre atlantico con la collaborazione a riviste scientifiche d’ingegneria idraulica e geologia. E’ socio dell’International Society for River Science. Tra il 2005 e il 2009 ha monitorato e studiato i fiumi Magra e Vara con grande rigore scientifico.  Dalle sue relazioni emerge l’attenzione a coniugare il rispetto della natura, delle sue leggi con l’esigenza di sicurezza delle popolazioni, sfatando molti luoghi comuni che ci vengono riproposti da politici o “medici” improvvisati. Rinaldi deve nutrire una vera e propria passione per il nostro fiume: ha inserito “l’analisi della pericolosità da dinamica morfologica nel bacino del fiume Magra” tra gli argomenti di tesi per l’anno accademico in corso.

Lo studio del DICeA, in pdf sul sito dell’Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Magra (8,9 MB): link

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Data
mercoledì, 21 marzo 2012

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6 commenti per “La Toscana mobilita Seminara e Rinaldi per “capire” il Magra”


  1. step61 says:

    Ho ascoltato la “dotta” esposizione odierna (27 marzo) del prof. Rinaldi….
    dove ha proposto schemini da tesi di laurea e foto di improbabili situazioni di corsi d’acqua completamente diversi dal Magra
    se questo è l’esperto che “ha monitorato e studiato i fiumi Magra e Vara con grande rigore scientifico” evidentemente oggi non lo ha dato a vedere….
    eppure il titolo della sua dissertazione era sul fiume e l’alluvione!
    Nel 2012 dopo 20 anni di studi dell’Autorità di Bacino e tutta la pregressa mole di carte e indagini del passato, penso che un nuovo studio sia sicuramente indispensabile per spendere soldi pubblici…..

  2. Fabrizio says:

    Gentile Step61,
    vorresti forse giudicare l’autorevolezza di uno scienziato e dei suoi studi in base a 30 minuti di dissertazione (volutamente “divulgativa”, visto che si trattava di un incontro pubblico)?
    Se hai voglia di documentarti prima di sentenziare, poco più sopra c’è il link per scaricare l’intera relazione dello studio di Rinaldi. Prova a leggerla, noi del Comitato lo abbiamo fatto, e poi se vuoi ne riparliamo.

    Parli di “improbabili situazioni”, ma si trattava di foto di corsi d’acqua esistenti, mica inventati o simulati.
    Parli di “schemini da tesi di laurea”, con il palese obiettivo di screditarne il valore.
    Rinaldi ha cercato di mostrare le varie tipologie esistenti per un corso d’acqua, nonchè le possibili evoluzioni, per permettere al pubblico di comprendere le caratteristiche peculiari del Magra e parlare brevemente dell’alluvione. Il prof. Seminara sarebbe probabilmente sceso maggiormente nei dettagli, ma purtroppo era assente per gravi motivi.

    Per quanto riguarda i costi degli studi scientifici, l’argomento mi interessa e proporrò agli altri membri del Comitato di raccogliere informazioni al riguardo: sarebbe utile confrontare i denari pubblici “sperperati” in tutti questi studi e confrontarli con i costi che possono avere, ad es, uno o più dragaggi (o altri interventi) effettuati senza cognizione di causa, e che magari in seguito si rivelano inutili…o addirittura controproducenti: con eventuali danni annessi da includere nel computo.

  3. step61 says:

    Rispondo volentieri a Fabrizio informandolo che non sono un improvviso ma ahimè un cultore della materia da oltre 25 anni.
    Purtroppo non sono stato l’unico tecnico presente in sala che si è meravigliato del taglio che il prof. Rinaldi ha dato al suo intervento, ovviamente per persone che non hanno conoscenze in geomorfologia questo può essere sembrato “divulgativo” ma posso assicurare che con un minimo di ricerca su internet si trovano schemi, foto e disegni molto più calzanti e approfonditi.
    Ovviamente avevo già letto la relazione che sostanzialmente non aggiunge alcun chè a quelle che sono le conoscenze pregresse sui problemi del Magra.
    A questo scopo invito il Comitato a leggere alcune vecchie pubblicazioni in materia:
    “Variazioni storiche e tendenza evolutiva della linea di riva lunense” di G. Sansoni e G. Raggi, Accademia Capellini 1993
    “Aspetti e variazioni morfologiche della’alveo del f. Vara nel periodo 1968-1987” di G. Raggi Museo Storia naturale Lunigiana 1988
    “Neotettonica ed evoluzione paleogeografica plio-pleistocenica del bacino del F.Magra” di G. Raggi Accademia Capellini 1985
    “Tra fiumi,mare e terraferma” Italia Nostra 1981
    “I diversi tipi di alvei fluviali e la loro evoluzione” di L. Trevisan Accademia Lincei 1968
    Ritengo inoltre che il Comitato farebbe bene ad ascoltare anche qualche altra campana e a non sposare in maniera apodittica una sola tesi espressa da persone che vengono presentate come “esperti” ma che di esperienza sul caso specifico ne hanno ben poca…
    Questo è ovviamente il mio modesto parere che in un paese libero può essere ascoltato anche se non condiviso, ma comunque rispettato.

  4. Il comitato says:

    In un paese libero non solo un parere deve (non può) essere ascoltato, ma anche pubblicato. Meglio sarebbe se firmato, perché una delle condizioni della libertà è il principio di responsabilità personale. Detto questo, confesso che non capisco “step61”. Tratta il professor Rinaldi in modo spregiativo, quasi fosse un escavatore che s’improvvisa geologo. Temiamo che non abbia letto i suoi studi sul Magra del 2006 e del 2009. E che ignori la sua attività didattica e pubblicistica negli Stati Uniti, paese meritocratico per eccellenza. Poi “step61” ci elenca una serie di pubblicazioni dell’Accademia Capellini e del Museo della Lunigiana, evidentemente più qualificate e precedenti. Ci dispiace che non si sia accorto che la mostra da noi allestita conteneva lavori di Giuseppe Sansoni, che è anche intervenuto a un nostro precedente convegno e che era ad ascoltare Rinaldi.
    Dobbiamo ascoltare altre campane? Guardi, stiamo dando la caccia alla perizia del CTU del Tribunale delle acque di Torino per pubblicarla. Ma vogliamo la versione integrale, non l’interpretazione che ne dà un legale di parte. Siamo fatti così. Cercheremo di migliorare anche facendo tesoro delle critiche dei lettori. Grazie. Carlo Ruocco (direttore del sito)

  5. step61 (Stefano Palandri) says:

    Gentile sig. Ruocco
    come vede ho provveduto a firmare il mio intervento al fine di sgombrare il campo da qualsiasi malevola interpretazione.
    Non ritengo sia questa la sede per riferirle il mio curriculum professionale, voglio solo informarla che sono un geologo con oltre 25 anni di esperienza e che sono stato membro del Comitato Tecnico dell’Autorità di Bacino del Magra dalla sua prima istituzione nel 1991, prima ancora del Protocollo d’Intesa tra le 2 regioni nel 1997, fino al 2003; da allora ho comunque continuato ad interessarmi dei problemi del fiume nonché a tenermi aggiornato sugli studi svolti.
    Conosco personalmente Pino Sansoni che stimo ma al quale non lesino critiche.
    Circa il prof. Rinaldi ho espresso un parere sulla base di quello che ho letto e ho ascoltato, soprattutto meravigliandomi che nel corso della sua dissertazione non abbia fatto cenno agli effetti dell’alluvione, mostrando alcune particolari variazioni morfologiche degli alvei che sono avvenute,
    fornendo anche se in via preliminare qualche indicazione agli abitanti della piana del Magra che chiedono sicurezza.
    L’alluvione del 2000 doveva essere un campanello di allarme ma da allora ad oggi cosa è stato fatto? Nulla, spendendo soldi per studi ma senza qualsiasi tipo di interventi sul fiume, come se l’inazione fosse la panacea. Ma il Magra evidentemente non ha aspettato e dopo meno di 10 anni ha riproposto le sue inondazioni esasperando gli animi…..

  6. Il comitato says:

    La firma dà un volto alle idee. Grazie. Non è mio compito vestire i panni dell’avvocato del professor Rinaldi. Però non le è venuto il dubbio, che uno studioso, il quale ha iniziato ora, per conto della Regione Toscana, a valutare quanto accaduto il 25 ottobre prima di pontificare voglia avere una certa messe di dati? Con lui abbiamo un appuntamento di massima quando il nuovo studio sarà completato e la Regione Toscana darà via libera alla pubblicazione.
    Quanto alle spese non sarei così certo che dal 2000 non siano stati spesi denari per dragaggi e argini. Anzi, sono certo del contrario. Gli argini sono stati realizzati per far diventare ”bianche”, quindi edificabili, zone “rosse” sulla carta del rischio. E sono stati realizzati molti interventi, restringendo l’alveo del fiume. La normativa lo consente. Che sia sbagliata la normativa?
    Carlo Ruocco



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