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Margaret Mead


Parco Magra, harakiri ambientalista. Bruciato Piero Donati

Un harakiri in piena regola, maturato nelle stanze genovesi. Le associazioni storiche dell’ambientalismo italiano hanno perso l’appuntamento del Parco Magra dopo mesi di battage su una candidatura di prestigio, quella dell’ex soprintendente ai beni culturali Piero Donati. Perché un karakiri. Legambiente, Italia Nostra e WWF hanno dapprima contestato il nuovo statuto, che le cancellava dalla stanza dei bottoni. Battaglia sacrosanta, perchè il presidente Burlando, che è stato votato anche da tanta parte del mondo ambientalista, ha costruito uno statuto del Parco proprio per cassare l’ambientalismo. Prevedere che il rappresentante degli “interessi diffusi” possa essere indicato e votato dai sindaci (che sono preponderanti nell’assemblea della Comunità del Parco) equivale a dare ai partiti anche il quinto consigliere. Ma al Tar va solo Italia Nostra.
Per non rimanere fuori dalla Comunità di Parco, dove potevano esprimere un solo rappresentante su 25 membri, Legambiente, Italia Nostra e WWF non hanno trovato di meglio che spartirsi le rappresentanze nei vari parchi liguri con un accordo genovese, che non è stato sottoposto neppure agli iscritti delle comunità locali. E la spartizione è avvenuta secondo le regole della partitocrazia, che proprio loro criticano. I nomi non sono stati indicati in base alle competenze e al radicamento sul territorio, ma sulla base di una “pesatura” regionale. Così al WWF è andato il posto nell’assemblea della Comunità di Parco di Portofino. Probabilmente il WWF non aveva nessun esponente autorevole nel Tigullio e allora ha candidato ed eletto Marco Piombo, leader regionale, savonese. Legambiente, unica rappresentata in Val di Magra, nello scacchiere ligure ha preferito mollare il Parco fluviale, cedendo il posto a Italia Nostra, che, non avendo iscritti lungo il Magra, ha pensato bene di indicare un ex consigliere comunale di Maissana, sconosciuto nella comunità di parco.
Le tre associazioni hanno poi intrapreso una battaglia di principio sulla qualità del presidente (competenze, professionalità) e hanno indicato un nome di prestigio, Piero Donati. Ma non si sono curati di vedere chi lo potesse presentare e votare nell’assemblea di Parco. E’ così successo che, assente il membro di Italia Nostra (pare assente perché a Roma), nessuno, neppure per cortesia, ha fatto il nome di Donati. Un karakiri in piena regola su cui riflettere.

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Data
venerdì, 30 settembre 2011

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