Sarzana, che Botta!

« Nessun dolore resiste quando uno, destandosi tre mattine di seguito, ha nella faccia lo splendore vivificante del sole che sorge »

Le Corbusier


Otto barzellette e una bestemmia …… Piano Botta: VIA, ridiamoci su!

di Carlo Ruocco

Ma non è una cosa seria è una commedia in tre atti di Luigi Pirandello, ispirata alle sue novelle La Signora Speranza (1902) e Non è una cosa seria (1910) …..
Ma non è una cosa seria è un film del 1936, diretto dal regista Mario Camerini girato negli studi Cines e Caesar…..
Questo si legge su Google. Ma urge un aggiornamento.

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ma_non_e_una_cosa_seriaMa non è una cosa seria è una tragicommedia in più atti girata a Sarzana dall’Amministrazione Caleo con una variante al Piano regolatore. Regia Abitcoop Liguria. Produzione Unieco. Attore Principe, Mario Botta.

L’ultimo atto fa sbellicare dalle risate. Se non fosse che ci si prende beffa delle leggi vigenti (ma è avvenuto in tutto l’iter della pratica), dei cittadini, della loro salute e della loro sicurezza.

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.La trama. Il Comune ha dovuto presentare in Regione documenti per dimostrare che il Piano Botta non solo non deve essere sottoposto a VAS (Valutazione Ambientale strategica preventiva al piano), ma neppure a VIA (Valutazione impatto ambientale del piano approvato). Doveva dimostrare che concentrare in piazza Terzi due nuovi supermercati, uffici comunali, stazione bus, megaparcheggio, una trentina di nuovi appartamenti, uffici privati e, udite, udite, una scuola media inferiore (ci mancava!), non crea problemi di inquinamento acustico, inquinamento atmosferico, di assetto idrogeologico, sul traffico locale, sullo smaltimento delle demolizioni di un ex vetreria, di officine meccaniche, che il verde è straripante, la produzione di energia pulita può soddisfare l’intero comparto.

Ne è uscito fuori un racconto esilarante, avvincente, straripante di invenzioni fantastiche. La più fantasmagorica: la scelta del mattoncino rosso per le facciate dei palazzi Botta favorirà il rilancio delle imprese locali. Sono chiuse da almeno trent’anni.
Una sola sbavatura: un bestemmione piazzato a pagina 13 della relazione generale (vedere qui). E’ sfuggito dal cuore di uno dei professionisti (Lucchesini, Cappi, Scarpellini) che la scriveva. “Come .azzo si fa a scrivere tante puttanate!” E giù la bestemmia. Siccome sapevano che lo screening di Via era una pura formalità, che la Regione guidata dall’amico e compagno Burlando (mai come in questo caso “nomen omen”) avrebbe chiuso più occhi, nessuno ha riletto le relazioni. E il bestemmione è rimasto lì a gridare al cielo l’oltreggio alla città di un Piano nato male e gestito peggio.

Svolgimento (in un crescendo di ilarità)

Impatto acustico: nessun problema, le residenze sono ai piani alti della Torre. La relazione porta la firma del prof. ing. Corrado Schenone. E’ datata 24 febbraio 2010. E’ un piccolo Bignami di acustica. Parte però male. Dice che Sarzana è dotata di un piano di zonizzazione acustica vigente dal 2004 e attualmente in fase di revisione. Per legge un piano è vigente quando ottiene l’approvazione della Provincia dopo la valutazione di Arpal. Sarzana è stata bocciata tre volte (nel 1998, nel 2004 e nel 2008). Evidentemente non lo hanno informato correttamente. Il piano è soltanto adottato. La Regione, e soprattutto l’ufficio ambiente, non può dire di non saperlo. Quando parla della città com’è e come sarà, il relatore cade in qualche disattenzione. Alle pagine 6, 102, 118, 119, 120 e nelle conclusioni a pagina 128 parla diffusamente della Torre.

Toh, chi si rivede: la torre. E' nel piano acustico!

Toh, chi si rivede: la torre. E' nel piano acustico!

Non c’è dubbio che si riferisca al grattacielo di ispirazione padana cancellato dalle carte nel luglio del 2009. “Il ristorante panoramico al piano attico” non lascia dubbi. Ma si afferma anche che “appare evidente come la facciata della torre rivolta verso i binari sia esposta a livelli sonori leggermente superiori a 60 db (è il limite massimo di legge, non derogabile, n.d.r.)”. E a quali livelli sarà il rumore nell’edificio a base pentagonale, tutto a destinazione residenziale, collocato a 22 metri dai binari in violazione alla sicurezza del trasporto ferroviario? Il Comune ha chiesto la deroga alle ferrovie. Chiede la deroga anche al Ministero dell’ambiente e alla Comunità Europea per derogare le normative sull’inquinamento acustico?

Inquinamento atmosferico. C’è già oggi! Il dipartimento Ambiente della Regione il 4 agosto 2007 ha scritto al Comune di Sarzana di mettere in atto misure per diminuire lo smog da traffico nel centro urbano. Quali misure sono state adottate? Nella relazione si dice che l’area è già congestionata, che la situazione non peggiorerà. Proprio così. I clienti di tre centri commerciali, una cinquantina di nuove famiglie, gli utenti di tutti i servizi pubblici (anagrafe), dell’Atc: cosa saranno mai? Anzi, vien scritto, potrà migliorare, in virtù nella nuova via Murello. Una strada non porta traffico, è cosa nota!

Sicurezza idraulica: tranquilli si smaltisce nel Manichetta. Anche in questo caso la relazione si apprezza perché insegna a misurare le sezioni di tubi e di canali. Un altro piccolo trattato. Teorico, puramente teorico. Peccato che hanno dimenticato di informare il relatore che il Fosso della Manichetta è esondato nel 2005 e nel dicembre 2009. Dal 2008 l’Ufficio difesa del suolo della Provincia ha prescritto opere di messa in sicurezza mai eseguite. Ebbene, dove saranno convogliate le acque piovane che si abbatteranno sui diecimila metri quadrati (9975 per la precisione) di nuove superfici impermeabilizzate dell’area? Ma nel Fosso della Manichetta, ovviamente. Lì finiranno le acque anche di nuove urbanizzazioni. Per il relatore, sofisticati calcoli alla mano, il Manichetta è perfettamente in grado di smaltire. Intanto se esonda, i danni li paghiamo noi con le tasse.

Piano energetico: si sono dimenticati l’eolico e il nucleare! Sembra un manuale delle energie alternative. In tutta l’area è previsto di tutto e di più. Mancano solo pale eoliche sui tetti e qualche piccola centrale atomica. Poi non manca nulla. Con qualche bestialità (falsità?) di troppo.

I famosi tetti a falda. Immagine tratta dal bilancio 2007 di Abitcoop Liguria

I famosi tetti a falda. Immagine tratta dal bilancio 2007 di Abitcoop Liguria

“I tetti a falda consentiranno di disporre pannelli per la produzione di energia elettrica e acqua calda per tutti gli edifici”. Peccato che tutti i tetti dei palazzi Botta siano piatti. Tanto che sugli stessi tetti, per risparmiare energia, cresceranno giardini pensili, isolanti naturali. Il calore sarà prodotto anche da moderni impianti sotterranei, sfruttando il suottosuolo “se le caratteristiche del terreno lo consentiranno”. Ma non è stata già eseguita una relazione geologica? E non sanno già oggi com’è la conformazione del terreno? Parafrasando Bennato …. “sono solo barzellette”. Purtroppo scritte in un atto pubblico.

Verde pubblico: essenze arboree dall’Australia! Una premessa: se si escludono i viali Terzi e XXI Luglio, i giardini di piazza Veneto, di piazza Jurgens e di via XX Settembre, già attualmente l’area è scarsa di verde. Si legge proprio questo! Dunque bisognerà valorizzare i quattromila metri quadrati previsti (rotonde stradali comprese) con una scelta accurata delle piante e degli arbusti. Che poi il verde non sia fruibile, sia interno ai palazzi e quindi per nulla pubblico, poco importante. La scelta è molto oculata: ci si preoccupa che gli alberi non danneggino le auto in sosta. Non sono citati i bambini. Ma intanto a Sarzana come in Liguria ne nascon pochi (e perché si prevedono abitazioni per mille nuovi abitanti?).

La comica finale: la scelta del mattoncino rosso per le facciate rilancerà la produzione locale! Poteva mancare la “comica finale”? Ma certo che no. E il copione rispetta le aspettative del lettore. Quali saranno le conseguenze sul trasporto locale dallo smaltimento dei materiali delle demolizioni e dall’affluenza dei materiali per le nuovo costruzioni? Impatto prossimo allo zero, ovviamente. Perché? Le demolizioni finiranno alla Spezia nell’area IP per riempire le voragini causate dalla bonifica. Tanto a demolire qua sono le Coop, a costruire là sono le coop …. Che l’amministrazione spezzina non ne sappia nulla è un fatto secondario.

cliccare per visualizzare il catalogo Laterizi Unieco

alcuni dei mattoncini realizzati da Unieco

E i materiali per costruire? Nessun problema. La scelta del materiale di rivestimento delle facciate (il mattoncino rosso) è stata fatta con l’occhio rivolto all’economia locale. Tutta la produzione è locale. Quindi l’impatto sul trasporto è minimo. Insomma il colosso Unieco Laterizi, che produce mattoncini rossi, rosa, rosati, antichizzati, etruschi, per facciate di tutti i tipi a Fosdondo di Reggio Emilia, ha deciso di riattivare le Fornaci Filippi, RDB, Vaccari e rilanciare l’occupazione in Vallata. E il sindaco Caleo tace la bella notizia. Direbbe Totò, principe della risata: “Ma ci faccia il piacere!”

Titoli di coda. Qualche relazione reca l’annotazione: Committente Cooperativa La Marina su incarico di Abitcoop Liguria. Ma non era un piano di iniziativa pubblica?

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Séguito dato dai quotidiani alla notizia:

La Nazione (cliccare per ingrandire)

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Il Secolo XIX  (cliccare per ingrandire)

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Data
domenica, 26 settembre 2010

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