Sarzana, che Botta!

« È anzitutto alla casa di abitazione che occorre rivolgere la massima cura. Se gli uomini vivessero veramente da uomini, le loro case sarebbero dei templi »

Mario Botta, citando Ruskin


 

Sarzana, antica colonia elvetica

TIPICO SARZANESE“Bè, chi la pensa così vada a Lugano”. Al giornalista, che riproponeva i dubbi sui casermoni geometrici in mattoncini rossi del progetto Botta, Bruno Giontoni, presidente di Abitcoop Liguria, padrona di quasi tutto, non ha trovato di meglio che replicare stizzito: vadano a Lugano. Voleva aggiungere: meschini provincialotti sarzanesi. Ma deve essersi ricordato che non è “politicamente corretto”.

In una città normale sarebbe sufficiente una risposta siffatta per liquidare il progetto.

Cosa c’entra Sarzana con Lugano? Non è lo stesso architetto Mario Botta, nel suo predicar bene e razzolar male, a ripetere che ogni città italiana ed europea è un patrimonio in sé di memoria, di storia da rispettare? E allora perché omologare Sarzana, la Liguria con i suoi colori, le terrazze, i tetti spioventi, i portici a Lugano, a Sesto San Giovanni, a Treviso, dove Botta ha realizzato in fotocopia gli stessi palazzi con le stesse forme e gli stessi materiali?

Una città normale avrebbe liquidato Giontoni, mandando lui a Lugano e anche in qualche altro luogo “non politicamente corretto”. Al grido: Giontoni, non vogliamo diventare una colonia elvetico-emiliana! Ma va a ….. studiare storia. Dell’architettura, almeno.

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Data
domenica, 29 novembre 2009

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