Sarzana, che Botta!

« l’urbanistica degli imprenditori. Essi pensano e realizzano, senza nasconderlo, per il mercato, in vista di un profitto. La novità, il fatto più recente, è che essi non vendono più alloggi o immobili, ma urbanistica. Con o senza ideologia, l’urbanistica diventa valore di scambio »

LeFebvre (1968)


Incendio a Fiumaretta e rischio amianto
Gravi interrogativi su salute e sicurezza

Un breve comunicato di Arpal e l’allarme amianto del giorno di Halloween, seguito all’incendio nella Tenuta di due capannoni coperti con ethernit, si è dissolto. Possiamo respirare a pieni polmoni a Fiumaretta, Marinella e dintorni. Possiamo mangiare tranquilli frutta e verdura.

3 novembre: una densa colonna di fumo sale dal capannone in fiamme verso i campi di basilico e il viale XXV Aprile. L'incendio è già attivo da molte ore.

Dobbiamo solo sperare che i campionamenti di Arpal siano sufficienti a scongiurare pericoli per la salute di abitanti, turisti, lavoratori della zona. Sul metodo usato non abbiamo compreso perché la maggior parte dei campionamenti a terra siano stati effettuati a sud dei capannoni, dal momento che il primo giorno sono soffiati venti da sud-sud-ovest , tanto che l’allarme è stato lanciato sulle colline di Castelnuovo, Ortonovo, Fosdinovo e a Sarzana.
Resta la gravità dell’episodio, doloso o colposo che sia, del ritardo col quale è scattato l’allarme e il grave rischio a cui sono stati esposti i vigili del fuoco e tutti coloro che in quelle ore si trovavano nella zona. Per tre giorni la popolazione di quattro comuni è stata tenuta in allarme. Ora pare che non sia successo nulla. Noi crediamo che alcune domande meritano risposte pubbliche, chiare e certe, da parte delle autorità preposte a indagare le cause e le conseguenze di quanto accaduto (Procura, Vigili del fuoco, Carabinieri, Asl).
I capannoni andati a fuoco sono gestiti dalla Tenuta di Marinella società agricola srl.
La prima domanda: gli elementi strutturali contenenti amianto erano stati censiti a termini di legge? E se sì, quali misure sono state imposte dall’Asl per mettere in sicurezza quelle coperture altamente pericolose?
Sono state effettuate le valutazioni sullo stato di conservazione e sono stati rispettati gli aggiornamenti periodici obbligatori?
Sono stati informati i lavoratori della società Tenuta di Marinella, i lavoratori dei campi di basilico, gli abitanti dei vicini casolari dei rischi legati alla presenza di amianto? Sono state prese misure di protezione passiva e attiva dei lavoratori esposti?
Tenuta di Marinella ha un piano di sicurezza, obbligatorio per legge? Cosa non ha funzionato?
Tenuto conto della presenza di ingenti quantità di balle di fieno, esistevano nel capannone dei sistemi antincendio in grado di contenere la propagazione del fuoco?
L’azienda agricola aveva predisposto un piano antincendio, un piano di emergenza, una squadra aziendale preposta? Perché l’allarme alla popolazione è stato dato con tante ore di ritardo?
I vigili del fuoco hanno lavorato per giorni con turni massacranti per garantire la messa in sicurezza dell’area e lo spegnimento dell’incendio, utilizzando diversi dispositivi di protezione individuale (DPI) per il rischio legato all’amianto, con notevole dispendio anche di denaro pubblico. Chi paga?

Come cittadini siamo convinti di avere diritto a risposte a tutte queste domande.

 

 

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Data
giovedì, 10 novembre 2016

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