Sarzana, che Botta!

« D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda »

Italo Calvino


Esposti anonimi
e coraggio civile
nella città perduta
di Sarzana

“Il coraggio chi non ce l’ha, non se lo può dare”. Così il pavido don Abbondio si giustificava con il Cardinale Borromeo per non aver celebrato il matrimonio di Renzo e Lucia. La figura del codardo curato mi è tornata alla mente trovandomi di fronte a un vicecommissario della Procura della Repubblica della Spezia che mi mostrava un esposto. Una denuncia circostanziata di un fatto, presumibilmente delittuoso, che sarebbe stato consumato in Comune a Sarzana. Una storia di ordinaria clientela e scambi di favori per premiare la fedeltà politica. Firmato: Ruocco Carlo. Sotto il cognome e nome due scarabocchi.
Per il vincolo del segreto d’indagine, a cui sono stato sottoposto per decisione del magistrato, non posso entrare nei dettagli. Ma ne voglio parlare perché il fatto mi ha indignato. E mi ha fatto amaramente riflettere su Sarzana. Quell’esposto non è opera mia. Eppure si apre con “Io sottoscritto Ruocco Carlo, giornalista, residente in Sarzana …”. Non ero neppure a conoscenza dei fatti illustrati.  Delle persone citate ne conosco un paio. Ignoro le altre.
Abituato come sono da trentacinque anni a firmare inchieste giornalistiche, assumendomi la responsabilità di ciò che scrivo, trovo disgustosa e vile una persona che si nasconde dietro l’identità altrui per denunciare misfatti. Mi sono chiesto: il coraggio civile in questa città alberga ancora? Quanti concittadini sono a conoscenza di fatti che possono costituire reato o illeciti e tacciono? Se visitate l’archivio di questo sito, troverete denunce pubbliche di situazioni poco trasparenti o addirittura di palesi violazioni di leggi. Sono tutte documentate per non incorrere nel reato di diffamazione a mezzo stampa. Non hanno meritato l’attenzione della Procura neppure quando c’era il sospetto di collusioni tra politica ed elementi in odore di mafia.
La denuncia anonima è un atto vile. Mi ha però insinuato un tarlo in testa. Tante volte mi sono chiesto cosa intendano dire certi concittadini quando parlano del Comitato, di noi o con noi. “E’ troppo esposto”. “Hanno ragione, però esagerano a mettere tutto in piazza”. “Prima o poi ve la faranno pagare”. “Intanto non cambierà nulla”. “Cosa credete di fare?”. “Siete troppo scomodi”. “A volte bisogna un po’ abbozzare”. Un misto di paura, di codardia e d’impotenza. E poi cogli un certo imbarazzo se, mentre parlano con te, passa qualche politico che conta.
L’esposto con firma apocrifa è la ciliegina sulla torta della vita civile nella ”città perduta di Sarzana”.  Il coraggio e l’impegno civico abita ancora qui?

Per la cronaca.
Due volte abbiamo trasformato gli articoli in esposti all’autorità giudiziaria. Fatti relativi al Piano Botta, firmando con nome e cognome e incarichi ricoperti nel Comitato. Sono passati ormai quattro anni. Non siamo mai stati chiamati neppure da un appuntato.

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Data
giovedì, 24 novembre 2016

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