Sarzana, che Botta!

« D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda »

Italo Calvino


Alluvioni, Casagli: spendiamo più in bombardieri che in prevenzione

“Se non si affronta il problema del mantenimento e del recupero delle colline e delle montagne di tutto il bacino del Magra, non si riuscirà mai a ridurre il rischio. Purtroppo i politici spesso consultano gli idraulici, ma non gli ingegneri idraulici, i geologi, ma gli sturalavandini”. Con questa tranciante affermazione Mauro Chessa, geologo, vicepresidente della Rete dei Comitati toscani presieduta da Alberto Asor Rosa, a cui il Comitato Botta è aderente, aveva aperto il convegno sul tema “Le alluvioni non vengono per caso”.

Il geologo Mauro Chessa, vicepresidente della Rete dei Comitati toscani

Studio del bacino del Magra e prevenzione dunque, due punti su cui il Comitato Botta insiste dal novembre del 2011 con interventi presso la Regione Liguria, la Provincia, i Comuni, che non hanno mai ricevuto risposte. Anche venerdì 16 l’assenza dei politici balzava all’occhio con la sola eccezione del commissario della Provincia Marino Fiasella, che ha dovuto replicare alle critiche del Comitato per voce di Mariangela Messeri per i dragaggi sul Vara effettuati senza un piano complessivo, senza il parere dell’Autorità di Bacino e nonostante che i rilievi Lidar avessero mostrato un Vara eroso dopo la piena.
Spendiamo più per i bombardieri che per la prevenzione del dissesto idrogeologico

Il professor Nicola Casagli

Sul tema della prevenzione ha puntato tutto il professor Nicola Casagli, docente di geologia applicata all’Università di Firenze, membro della Commissione nazionale Grandi Rischi. In una relazione ricca di spunti storici con accenni all’antica Luni, a suo tempo alluvionata, Casagli ha insistito molto sulla follia dell’uomo di costruire negli alvei dei fiumi senza tenere conto della storia del territorio e dei corsi d’acqua che l’attraversano. Oggi grazie ai satelliti sarebbe possibile monitorare il territorio e operare per ridurre il rischio. Ma non lo si fa. Ha ricordato che il ministro dell’ambiente Corrado Clini ha detto che per mettere in sicurezza il suolo italiano sarebbero necessari 40 miliardi in 15 anni, pari all’1,7 per cento del PIL, cento volte meno del costo dei bombardieri F35. E’ la stessa cifra – ha sottolineato Casagli – indicata nel 1968 dalla Commissione De Marchi, istituita dopo l’alluvione di Firenze. Non la si è investita allora, non lo si fa oggi, preferendo spendere molto di più dopo i disastri.  “Ma non si fa neppure l’unico intervento a costo zero: non costruire più nelle zone a rischio”.

A seguire si riporta la presentazione del prof Casagli, per sfogliare clicca sulle frecce bianche a destra/sinistra dell’immagine. Per visualizzare a schermo intero clicca al centro. Per visualizzare invece il video della presentazione (con audio) cliccare qui.

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Data
giovedì, 4 aprile 2013

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