Sarzana, che Botta!

« Mi rivolto dunque siamo »

Albert Camus


‘Ndrangheta: minacciato il giornalista Tizian. A Sarzana per Libera rivelò gli affari Unieco

di Carlo Ruocco

“Luraghi è l’imprenditore scelto dalla Unieco per movimentare la terra nei cantieri della Lombardia. A Buccinasco, profondo hinterland milanese e feudo delle famiglie calabresi Barbaro-Papalia, Luraghi e la Unieco hanno costruito insieme”. Maurizio Luraghi è un imprenditore milanese condannato in primo grado per associazione mafiosa perché ritenuto dai giudici legato alla ‘ndrina Barbaro-Papalia. Abbiamo citato uno dei paragrafi più interessanti e inquietanti del libro “Gotica” scritto da Giovanni Tizian, giovane giornalista modenese. Il sottotitolo “ ’ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea”, ne evidenzia contenuto e finalità. La linea è ovviamente la linea Gotica, quel confine simbolico che dalla Seconda Guerra mondiale delimita il Nord dal resto della penisola.
Tizian era stato scelto il 10 dicembre scorso dal circolo sarzanese di Libera, l’associazione antimafia costituita da don Luigi Ciotti, per richiamare l’attenzione sulla penetrazione mafiosa al Nord, per far prendere coscienza anche a Sarzana del pericoloso intreccio tra economia legale ed economia illegale, in un tempo, il nostro, dove antichi valori etici sembrano soppiantati dal principio del profitto ad ogni costo.  E’ di ieri la notizia che Tizian vive sotto scorta pur continuando la sua attività di cronista della Gazzetta di Modena. La misura di sicurezza è stata assunta dalla Procura distrettuale antimafia di Bologna per gravi minacce alla sua incolumità. “Ha scritto tante cose e qualcuno – ha dichiarato il procuratore di Bologna Alfonso – si è risentito per qualcosa che ha trattato e che lo riguardava”.Il magistrato non ha voluto precisare altro, perché vi sono delicate indagini in corso. Nel libro Tizian descrive con grandi dettagli la penetrazione calabrese nelle “zone rosse” di Modena e Reggio Emilia, addirittura nella mitica Brescello di Peppone e don Camillo.

Il complesso residenziale-alberghiero realizzato da Unieco a Lerici, lasciato incompiuto

La decina di pagine dedicate da Tizian a Unieco non possono non inquietare le coscienze civili sarzanesi, vista la presenza ormai quasi monopolistica del colosso cooperativo dell’edilizia nella nostra provincia. Unieco è presente in tantissimi interventi a Sarzana e provincia, spesso in variante ai Piani urbanistici vigenti. E’ la grande ispiratrice con Abitcoop Liguria della Variante Botta, della Variante di Tavolara, è protagonista del Progetto Marinella assieme alla società Condotte d’Acqua, i cui dirigenti sono coinvolti in Calabria in un’inchiesta per collusione con la ‘ndrangheta negli appalti delle grandi opere pubbliche. Il logo di Unieco campeggia all’Olmo Due, altra variante al PRG di Sarzana, le gru Unieco hanno sovrastato a lungo la valle della Venere Azzurra a Lerici, una delle colate di cemento più devastanti degli ultimi anni.

E’ quindi importante capire quali valori imprenditoriali, quale etica d’impresa ispira l’attività di Unieco, quanto è rimasto dei principi solidali che un tempo ispiravano il movimento cooperativo in questo colosso delle costruzioni, che occupa il settimo posto per fatturato nella classifica di settore del Sole 24 Ore.

Il quadro che ne fa Giovanni Tizian è tutt’altro che edificante. E’ un quadro tratteggiato con informazioni ufficiali. Le fonti sono un’informativa del Gico, il reparto investigativo speciale della Guardia di Finanza di Milano, e le intercettazioni telefoniche disposte dalla magistratura milanese, che hanno incastrato Luraghi e fatto scattare il procedimento penale noto con la sigla Cerberus sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia.

“Da venti anni la ditta di scavi e asfalti di Luraghi lavora quasi esclusivamente per Unieco”.

Per il Gico e per i giudici del tribunale e della Corte d’appello di Milano Luraghi è uomo di fiducia della cosca Barbaro e trattare con Luraghi equivale concordare con la cosca i lavori da effettuare.

Un cartellone pubblicitario per la vendita dei capannoni di Tavolara in costruzione

E Unieco? Nelle intercettazioni lo stesso Luraghi dice che la coop “sa e non sa”. Ma si vanta di avere “sponsorizzato” all’interno del colosso edilizio alcune persone che trattano con lui. Affari leciti? Non proprio. O non solo. Luraghi parla di una Unieco molto fiscale nel pretendere dalle imprese che lavorano direttamente per lei il rispetto delle leggi 626, 494, delle certificazioni ISO, ma un po’ distratta nel curarsi dei subappalti.
“A mia volta – dice Luraghi in una telefonata – faccio lavorare gente che non li ha i certificati … eh va be’ …. Questo lo sanno e non lo sanno loro … però è così”.
Insomma – nota Tizian nel suo libro – “può capitare che cooperative fregiate del marchio della responsabilità sociale d’impresa possano inciampare nell’indifferenza. Indifferenti ai passaggi successivi”.
Solo “indifferenza”? A pagina 150 e 151 Tizian descrive con le parole dell’intercettato Luraghi i giri di fatture fasulle messo in piedi dall’allora direttore unico di Unieco Giuseppe Maranci e la società del fiduciario della ‘nrangheta , per costituire fondi neri. Un sistema che permette alla consorteria mafiosa di guadagnare senza lavorare. Il giornalista modenese dà atto che dall’inchiesta Cerberus Unieco esce “senza macchie e senza indagini”. Ma sottolinea che “le disattenzioni imprenditoriali (di Unieco nell’assegnare subappalti, n.d.r.) aiutano indirettamente la ‘ndrangheta a creare vorticosi giri di denaro che servono a riciclare proventi illeciti”.

La vicenda deve aprire una riflessione sul futuro dei nostri territori. E’ di questi giorni il rapporto di SOS Impresa della Confesercenti, che denuncia il pericolo di un dominio della criminalità organizzata sul mondo economico. Si stima che le mafie posseggano 60 miliardi di euro di liquidità in un momento in cui l’economia è ferma o in recessione e le banche lesinano credito all’economia sana. Le mafie sono le sole “aziende” che possono permettersi di investire in un mercato che non tira, di investire “a fondo perduto”. Sono le sole che possono investire nel mattone, quando il mercato appare al normale risparmiatore poco appetibile o addirittura rischioso. Ecco perché l’eccesso di edificazioni, dettato da criteri speculativi e non coerente con lo sviluppo demografico, non solo distrugge il territorio, l’ambiente, il paesaggio, ma finisce per spalancare il mercato delle città agli interessi mafiosi, primo fra tutti quello di ripulire capitali frutto di attività criminose.

Il mondo delle imprese sane inizia a denunciare il fenomeno. L’unione degli industriali siciliani ha avuto il coraggio di espellere le imprese in odore o in affari con la mafia. Un esempio poco seguito, a quanto pare.

Che fine ha fatto l’Osservatorio antimafia votato dal consiglio comunale di Sarzana?

L’Associazione Libera aveva chiesto al consiglio comunale di Sarzana la costituzione di un osservatorio antimafia. Tutti d’accordo. Ma l’osservatorio da un anno non decolla. Eppure potrebbe avere un ruolo importante. Ad esempio chiedere alle grandi imprese che operano nel nostro territorio una “minore disattenzione”, per dirla con Tizian, nello scegliere i loro partner e agli amministratori locali una maggiore trasparenza.

Martedì 17 alla Spezia in Provincia Nando Dalla Chiesa

Libera prosegue le sue iniziative. Martedì 17 alle ore 17 nel salone della Provincia in via Veneto alla Spezia si terrà un incontro con Nando Dalla Chiesa, docente di sociologia a Milano, presidente nazionale onorario di Libera, autore di molti libri sulla mafia. Tema: Enti locali contro l’infiltrazione mafiosa.

 

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Data
sabato, 14 gennaio 2012

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