Sarzana, che Botta!

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Margaret Mead


Tre piani contro l’interesse pubblico

La Spezia, maxi progetti edilizi contro il “bene comune”

da La Repubblica, cronaca di Genova, del 21 agosto 2010

dalto su repubblica_rimpTre progetti di maxi-interventi edilizi stanno calando – con procedure di approvazione pubblica in fase avanzata-in luoghi di eccezionale valore ambientale, storico e/o naturalistico-sul territorio di La Spezia – Val di Magra.

Sono: la urbanizzazione della Calata Paita, in procinto di liberarsi da ogni ingombro portuale; la Variante di Marinella-Fiumaretta al Piano del Parco naturale Regionale Montemarcello-Magra; la Variante di Via Muccini e Piazza Terzi, a sarzama, con forti interventi edilizi ai margini del centro storico.

Si tratta di risorse di valore inestimabile, uniche non riproducibili.

Una corretta pianificazione evrebbe dovuto difenderle e istituirle come “beni comuni”. Gli interventi segnalati percorrono invece una direzione diametralmente opposta: ci troviamo di fronte alla dominante affermazione della sfera privata nella assenza di una visione più ampia e costruttiva della sfera pubblica. Quale il senso della città, ci si chiede come domanda radicale, che ci trasmettono questi tre progetti?

Calata Paita. da un progetto vincitore di concorso, che prefigurava una macrostruttura densa di promesse di contenuti e di linguaggio –  “modello” Valencia, si è detto, ma ogni realtà urbana è un mondo originale e irripetibile –  si è pervenuti a un progetto fortemente riduttivo, irriconoscibile rispetto all’originale di concorso: in cui è difficile cogliere un’ idea urbana e urbanistica nuova. Il progetto si configura come previsione di un bloscco di macroedifici lineari – disposti perpendicolarmente alla linea di costa – e di due grattacieli prospicienti al mare. Dei grandi spazi pibblici o di uso pubblico non c’è traccia simbolicamente significativa nel progetto quale appare nel rendering della vista d’ insieme.

Esiste una fondamentale discrasia tra progetto e intenzioni dichiarate. Il linguaggio del progetto è quello della lottizzazione. Il concetto di bene comune e di città avrebbe richiesto di rovesciare i parametri: esaltare gli spazi di vita sociale e culturale, collettiva, da immergere in un grande parco pubblico che avesse attrattive a livello europeo. Un’area interpretata come organismo dinamico, variabile, che si aggiornae si rinnova nel tempo ed esprime pienamente le attese e i sogni della nostra epoca. Nienet residenze, ovviamente. Si dice di creare occupazione e turismo con tali intreventi di pronta realizzazione. M al’idea che nasce è di un turismo passivo; ricettivo, non produttivo di una concezione dinamica e creativa.

La nuova edificazione a blocchi pesanti separa, non unisce, la città al mare. Perchè per la sua impostazione ripetitiva, replica l’edificio urbano esistente.

La variante di Marinella crea nell’estuario del fiume Magra un enclave di estrema privatizzazione: darsene per 830 posti barca con massiccia edificazione al contorno. A che serve il Piano di un Parco – cioè la regia della sfera pubblica – se i suoi valori sono mortificati da una variante che rovescia i valori e massimizza gli interessi e gli affari di operatori privati? Nella variante, darsene, fiume e campagna sono mondi che si ignorano reciprocamente. Il “Porto con funzione turistica e da diporto” previsto dalle norme di piano, diviene la servostruttura per l’affare immobiliare.

La Variante di Via Muccini e Piazza Terzi, a Sarzana, urbanizza con eccessiva volumetria una periferia che chiedeva solo di essere interpretata come una discreta e misurata area di accesso ai valori del centro storico. Il vecchio piano regolatore generale aveva bisogno di essere rivisitato alla luce delle nuove prospettive culturali relative alla sostenibilità, al recupero dell’esistente, ma sopratutto ad una idea di città che, nel fragile equilibrio di valori della storia sarzanese, legasse passato, presente e futuro. Invece la logica immobiliare ha dominato preoccupazione e prospettive. La libera e appassionata partecipazione dei cittadini è ignorata e umiliata.

SILVANO D’ALTO

RENATO RAGGI

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Data
domenica, 22 agosto 2010

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