Sarzana, che Botta!

« È anzitutto alla casa di abitazione che occorre rivolgere la massima cura. Se gli uomini vivessero veramente da uomini, le loro case sarebbero dei templi »

Mario Botta, citando Ruskin


Piano Botta, uno scandalo impunito
Un inganno il lavoro e gli alloggi sociali

Articolo di Carlo Ruocco
Cinquecento posti di lavoro, 33 alloggi sociali a canone moderato, 100 appartamenti in social housing per giovani coppie, il 40 per cento dei lavori assegnati a imprese spezzine, 80 milioni d’investimenti con ricadute su tutta l’economia provinciale: nove anni fa il sindaco Massimo Caleo annunciava tronfio che col voto in consiglio comunale le sorti progressive di Sarzana facevano un significativo passo avanti con l’approvazione del Piano particolareggiato di via Muccini, ormai noto come Piano Botta e, presto, come quartiere Caleo, considerato che l’archistar ticinese pare non riconosca più il progetto e che il suo nome non compare più sul cartello di cantiere. 
Di quei proclami trionfanti, che nel 2013 valsero a Caleo l’elezione a senatore della Repubblica, è rimasta attualissima una sola affermazione: “Il cantiere durerà per almeno due anni”. Ne sono già passati otto senza che nulla sia stato concluso. Un bilancio fallimentare, che i sottoscrittori del Patto per lo sviluppo proposto da Caleo si rifiutano di quantificare. Quando abbiamo chiesto a Cassa Edile, sindacati, Confindustria dati sull’occupazione attivata dal “Patto”, abbiamo trovato un muro di gomma impenetrabile. Argomento tabù. Evidentemente troppo imbarazzante.
Occupate maestranze straniere
La nostra osservazione (corredata da foto scattate negli anni), le testimonianze degli abitanti della zona, ci dicono che a lavorare in via Muccini sono stati prevalentemente maestranze venute da Genova, a cominciare dai sette geometri che fecero il censimento dello stato degli appartamenti nei palazzi esistenti prima di creare danni con la sistemazione delle palancole. Hanno lavorato a rotazione un buon numero di stranieri (slavi portati da Genova dalla società Valle Costruzioni spa delle Coop). Ma in cantiere più di una ventina di lavoratori non si sono mai visti. Quanto alle imprese spezzine qualcuna è addirittura saltata.
Dai proclami di Caleo agli annunci di Cavarra
Questi i “trionfi” di Caleo. Veniamo al suo successore, Alessio Cavarra, all’epoca assessore al bilancio, al commercio e alle attività produttive. Qualche mese fa ha annunciato che con la soluzione della crisi di Banca Carige (paravento alla mancanza di acquirenti e quindi di liquidità delle Coop) il cantiere riprendeva vigore e “presto” sarebbero stati consegnati i primi alloggi sociali.

Si continua a costruire, ma gli alloggi sociali non vengono consegnati

In via Muccini si assiste invece a un paradosso: gli appartamenti nei palazzi completati nelle facciate non vengono neppure messi in vendita (abbiamo interpellato diverse agenzie immobiliari). Parliamo ovviamente di quelli a mercato libero, gli attici, i quarti e quinti piani. Il sindaco Cavarra ci può ben rispondere che sono fatti privati delle cooperative.
Ma in quell’area erano previste opere pubbliche: aree verdi, parchi giochi per i bambini. Sono opere di urbanizzazione primarie obbligatorie per legge. Dove sono? Ma soprattutto, dove sono gli alloggi sociali, i 33 appartamenti finanziati con denaro pubblico, i 100 per le giovani coppie? Il finanziamento regionale è stato incassato dalle Coop? Sono denari dei contribuenti. Su questo capitolo del fallimento del Piano Caleo di via Muccini Cavarra dovrebbe dire parole chiare al consiglio comunale e alla città.
Le rivolgiamo noi queste domande, a cui lei vorrà sicuramente rispondere, perché assistiamo a un altro paradosso: in via Muccini, prima del ponte sulla Variante Cisa, le Coop stanno realizzando un’altra costruzione. Insomma non consegnano gli appartamenti sociali, finanziati nel 2010 con fondi regionali, non consegnano le opere pubbliche, obbligatorie per legge, e continuano a costruire. Impuniti.

C.R.

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Data
lunedì, 19 marzo 2018

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