Sarzana, che Botta!

« Il diritto alla città non è soltanto un diritto all’accesso di quanto già esiste, ma il diritto di cambiarlo. Noi dobbiamo essere certi di poter vivere con le nostre creazioni. Ma il diritto di ri-fare sé stessi attraverso la creazione di tipi qualitativamente differenti di socialità urbana è uno dei più preziosi diritti umani »

Harvey(2003)


Magra, un fiume
di abusi e illegalità
Sconcertante dossier
della Regione

Articolo di Carlo Ruocco

Una settantina di lavoratori, impiegati nei frantoi abusivi di ghiaia lungo le sponde del fiume Magra, sono esposti a “elevato rischio idraulico”. A scriverlo non sono ambientalisti fanatici, ma i tecnici della Regione che hanno redatto il rapporto finale del “Tavolo tecnico sugli impianti produttivi in contrasto con le disposizioni del Piano del Parco naturale Magra Vara”. (Qui il testo integrale Parco Magra Frantoi rapporto finale tecnici Regione).

Tralicci e frantoi, oltraggi non solo al paesaggio

Insomma non solo i frantoi di ghiaia deturpano, inquinano (traffico di camion, emissioni da combustione di carburanti, rumori), ma sono anche pericolosi per l’incolumità di chi ci lavora. Eppure in nome di quei settanta lavoratori la giunta regionale si accinge a concedere ulteriori deroghe in spregio alle leggi nazionali e regionali. La chiamano “salvaguardia dei posti di lavoro”. A rischio della vita. Insomma vogliono ai lavoratori un “bene da morire”.
La violazione del Piano di Bacino non è la sola infrazione delle leggi vigenti. Il rapporto dei tecnici, diciotto pagine scritte fitte fitte, è impietoso. Le sponde del fiume Magra sembrano il regno dell’illegalità, tollerata da decenni da amministrazioni di sinistra e, ora, di centrodestra.
Non manca nulla, nonostante sia viziato da molte reticenze. C’è l’impresa colpita da interdittiva antimafia, ci sono aziende che non hanno mai ottenuto la concessione demaniale e che da anni non pagano i canoni, nessuna è in regola con le Autorizzazioni Ambientali (insomma libere d’inquinare).

Violate leggi edilizie e Codice del paesaggio
Poi c’è il capitolo dei “titoli edilizi”, cioè della regolarità urbanistica degli edifici e delle altre costruzioni, della compatibilità con la legge Galasso e con la normativa che regola il demanio.

Manufatti abbandonati lungo il fiume

Per ogni azienda sono state elaborate delle schede, che però non sono state allegate al rapporto. Guarda a volte il caso … Alla redazione delle schede hanno collaborato i Comuni. Non tutti. Alcuni, solerti, come Arcola, hanno messo le carte in chiaro.
Altri, da quanto pare di capire Sarzana e Lerici, hanno omesso. Non sono stati consumati abusi? Dal Rapporto tecnico pare di capire che la violazione delle normative edilizie, nazionali e locali, sia stata nei decenni la regola. Secondo il rapporto sono pendenti condoni per opere che non sono condonabili. E i Comuni perché mantengono in sospeso le pratiche? L’inerzia ha caratterizzato anche la Provincia, che ha gestito fino al 2015 il demanio fluviale, e, ora, la Regione, che sta affannosamente tentando di correre ai ripari.
I tecnici della Regione non hanno però affondato il bisturi nella piaga della regolarità edilizia di tutti gli insediamenti. E perché? “Per la complessità della questione”. Insomma trattandosi di un affare lucroso di ghiaia, meglio insabbiare.
Le aziende da dodici anni sanno che non possono rimanere nella fascia di riassetto fluviale.

“Il vantaggio dell’abusivismo”
Ma non si sono curate di trasferirsi. Tanto sapevano di avere le spalle coperte dai politici. Gratis? Non possiamo sollevare dubbi, perché qualche emulo di Craxi ci sfiderebbe: fuori le prove. E noi non le abbiamo. Sicuramente le imprese hanno avuto un ingiusto vantaggio patrimoniale. Anche questo non lo affermiamo noi. E’ scritto nel rapporto. A pagina 8. I tecnici della Regione notano che gli impianti, realizzati negli anni Sessanta e Settanta, ai tempi del “sacco del Magra” per realizzare l’autostrada, e poi implementati con opere abusive, sono obsoleti. Avrebbero avuto necessità di ammodernamenti, ma nessuno investe sapendo di essere precario o abusivo. E allora cosa ha trattenuto gli industriali della ghiaia dal trasferirsi? I tecnici della Regione formulano due ipotesi: la crisi dell’edilizia, che però è recente, oppure … “il vantaggio tratto fino ad oggi da condizioni patologiche di abusivismo che non possono più sussistere”.
Dal quadro che emerge dal rapporto verrebbe da concludere che i frantoi si devono trasferire.
Ma siamo in Italia. Una deroga, un condono, un chiudere un occhio, anzi due, è la regola. La Regione a guida centrodestra si sta attrezzando a coprire gli “omissis” dei governi di centrosinistra con una bella sanatoria, magari con premio finale con denari dei contribuenti?

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Data
domenica, 21 gennaio 2018

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