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Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789


Rifiuti nel fiume
rifiuti in discarica
La Liguria non cambia
cultura. Bocciata

L’ultima settimana di settembre 2014 va segnata come data simbolo per la storia dell’evoluzione della cultura ambientale degli amministratori della Regione e dei Comuni della Liguria. Nell’arco di cinque giorni siamo stati raggiunti da due notizie.
La prima: la pubblicazione per iniziativa del Parco Magra di una mappa di “presunte” discariche realizzate prima del decreto Ronchi (primo governo Prodi) nell’alveo del fiume. (Rifiuti Carta_Presunte_Discariche in Parco) L’aggettivo “presunte” è molto, troppo prudente: la maggior parte di quelle discariche sono già state riportate alla luce dal fiume, che, mutando il percorso dopo le alluvioni, le ha fatte riemergere denunciando la scelleratezza degli amministratori comunali e provinciali spezzini dal dopoguerra in poi. Le discariche veramente “presunte” sono state indicate attraverso testimonianze. Anche noi abbiamo portato il nostro contributo per rifiuti tossiconocivi interrati a Santo Stefano a metà degli anni Ottanta.
La seconda notizia: Il Ministero dell’ambiente ha costretto la Regione Liguria a rimangiarsi una propria legge promulgata il 5 agosto scorso (anno 2014), con la quale derogava la normativa nazionale ed europea che fa divieto di portare in discarica i rifiuti “tal quali”, cioè indifferenziati, concedendo ai Comuni e alle Province di mantenere in vita le discariche fino a quando non si fossero dotati di impianti di pretrattamento della rumenta urbana.
Ora l’assessore al ramo, Raffaella Paita, candidata a sostituire Burlando alla guida della Regione e autrice della legge incriminata, corre ai ripari: si appella alle Regioni confinanti per portare negli impianti di pretrattamento di Piemonte, Emilia, Toscana i rifiuti liguri.
A tenere legate le due notizie è la sottocultura ambientale e amministrativa che segna la storia della Regione Liguria. Anche gli studenti del primo anno di legge (e forse non solo loro) sanno che per il principio della gerarchia delle fonti legislative una norma regionale non può derogare una legge nazionale, tantomeno una europea. Sui rifiuti la Regione Ligria è uno dei fanalini di coda dell’Italia per raccolta differenziata, per scarsità di impianti di pretrattamento (l’unico, sursum corda, è a Saliceti! Comune di Vezzano), per mancanza di una politica ambientale di tutela del territorio. La cultura degli anni Cinquanta (seppellire i rifiuti urbani) è rimasto l’unico riferimento. Quando negli anni Novanta in Europa già si riciclava, la Liguria interrava. E ha continuato a interrare. Il triste è che voleva anche continuare. Del resto gli amministratori di oggi sono i “figli politici” di quelli di ieri. L’unica alternativa che perseguono è bruciare la parte secca dei rifiuti nelle centrali, quando in Europa stanno spegnendo gli inceneritori per riciclare le materie prime e la Germania (ricca di miniere di ferro) studia di recuperare i materiali ferrosi nelle vecchie discariche abbandonate negli anni Ottanta.
I politici liguri sono due decenni indietro come cultura ambientale (non è una nostra opinione: sono fatti conclamati). Non a caso Andrea Orlando, il “migliore” di loro, da ministro dell’ambiente ha prorogato i termini per raggiungere gli obiettivi europei di raccolta differenziata. Ci costerà una multa salata. Intanto quella la paghiamo noi contribuenti.

 

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Data
mercoledì, 8 ottobre 2014

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