Sarzana, che Botta!

« l’urbanistica degli imprenditori. Essi pensano e realizzano, senza nasconderlo, per il mercato, in vista di un profitto. La novità, il fatto più recente, è che essi non vendono più alloggi o immobili, ma urbanistica. Con o senza ideologia, l’urbanistica diventa valore di scambio »

LeFebvre (1968)


Piano Botta. Regione, Comune e fondi FAS
Chi tutela l’interesse pubblico?

Quanto sta accadendo in via Muccini (palazzi allo stato di scheletro di cemento armato) e in piazza Terzi (cancellazione del parcheggio interrato di 500 posti auto e di tutti i servizi pubblici in una città sempre più caotica) evidenzia che la classe politica col Piano Botta ha fallito. Non solo ha avallato le scelte di Unieco e Abitcoop Liguria, trasformando in Variante al Piano regolatore di Sarzana i progetti delle cooperative, estranei all’architettura ligure, ma ha rinunciato al suo ruolo di tutelare gli interessi della città e delle finanze pubbliche nella fase di attuazione.

I palazzi destinati a edilizia sovvenzionata sono ancora allo stato grezzo

La giunta Caleo nel 2010 aveva ottenuto tre milioni di fondi FAS dalla Regione per la costruzione in via Muccini di 33 appartamenti a edilizia convenzionata. Una ricca tranche di quei fondi sono già stati erogati alle cooperative senza avere alcuna garanzia di fine lavori.
Era interesse del Comune e della Regione imporre ad Abitcoop Liguria di concludere subito i palazzi destinati a contenere gli alloggi popolari, soprattutto in presenza di un’emergenza abitativa. Invece Caleo prima e Cavarra poi e Burlando hanno concesso agli “amici” delle Coop di procedere a loro piacimento. Non hanno preteso, ad esempio, che venissero completati in tempi certi i due palazzi tra via Muccini e via Ronzano, in cui sono previsti gli alloggi sovvenzionati con i soldi pubblici. Abitcoop Liguria ha scelto di realizzare prima le strutture di cemento armato di quasi tutti gli edifici. Addirittura sono stati rivestiti di mattoni i palazzi in fondo a via Muccini, quelli destinati alla vendita a libero mercato.
Non vogliamo immaginare lo scenario che si aprirebbe per Sarzana se la situazione finanziaria non si dovesse sbloccare: per anni avremmo un quartiere fantasma. Oltre al danno delle pessime architetture delle “lavatrici” rosso cupo, la beffa di una grande incompiuta col corredo di una perdita netta di tre milioni di fondi FAS.
Se tra banca Carige e Abitcoop Liguria si dovesse trovare una via d’uscita, sarà bene che Comune e Regione facciano sentire la loro voce per tutelare gli interessi della comunità sarzanese e delle finanze pubbliche: vengano subito ultimati i palazzi con i 33 alloggi popolari.

 

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Data
giovedì, 31 luglio 2014

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