Sarzana, che Botta!

« Non sapevano che fosse impossibile, allora l’hanno fatto »

Mark Twain


Fiume Magra, fiumi di parole. Sabato 3 convegno a Sarzana in San Francesco

Dicono che il nostro territorio è un malato grave. Dissesto idrogeologico la malattia. Se un malato è grave, chiamate un illustre primario o un volantino di corsia d’ospedale?

I resti del ponte della Colombiera

Noi abbiamo scelto di non dire a priori sì ai dragaggi, no ai dragaggi. Diffidiamo dei medici improvvisati, dell’eterna emergenza che può nascondere una corsa al nuovo business, che in passato ha fatto i danni che paghiamo oggi (anche con le tasse sui carburanti e sui drammi di tanta gente).
Per questo abbiamo organizzato un primo incontro per SABATO 3 dicembre alle ore 17 al Chiostro di San Francesco (sala al primo piano).
Introduce Carlo Malgarotto , vicepresidente regionale dell’Ordine dei geologi, che dal 25 ottobre è “sul campo”.
Sarà proiettato un video della relazione del professor Giovanni Seminara, docente di ingegneria idraulica fluviale al DICAT dell’Università di Genova, tenuta a Firenze il 4 novembre al convegno nell’anniversario dell’alluvione del 1966.
E, per non dimenticare (in un Paese dalla memoria corta), Renzo Raffaelli, giornalista e scrittore, autore del libro del 1987 “Fiume Magra: storia di un tradimento”, ricorderà la storia del saccheggio del fiume tra gli anni Sessanta e Ottanta.

E poi ascoltiamo i cittadini che vorranno intervenire, gli amministratori che vorranno spiegare, confrontarsi.

Cliccare per visualizzare il volantino dell'iniziativa

 

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Data
martedì, 29 novembre 2011

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6 commenti per “Fiume Magra, fiumi di parole. Sabato 3 convegno a Sarzana in San Francesco”


  1. Francesco (mail) says:

    Io sono un semplice volantino, che pero’ ha vissuto il fiume per 35 anni e si ricorda benissimo dove era e come era e quando pioveva, e tanto, non ha mai fatto danni. Nella mia ignoranza sono convinto che almeno nel tratto compreso tra’ il ponte della ferrovia di Sarzana e quello di fornola si possa intervenire tranquillamente senza il bisogno di pagare i “dottori”, per quanto riguarda il business della ghiaia e’ stato consentito a suo tempo, forse chi mi ha risposto non era ancora nato, con il consenso di tutti e non c’era l’emergenza attuale, oggi la situazione e’ diversa ed un intervento controllato, che non costi nulla ai comuni , anzi le concessioni per lo scavo porterebbero soldi, non lo vedo negativo. Solo pochi mesi fa’, per la sistemazione del ns litorale marino, e’ stata portata sabbia dal Po’ e la cosa mi e’ sembrata assai assurda. Comunque l’importante e’ intervenire urgentemente per evitare ulteriori vittime cercando se possibile di lasciare da una parte il diverso pensiero politico. Se poi una parte del ns ex Limpido Fiume uscisse dal Parco, con tutti i suoi divieti, sarebbe il max.

  2. Il comitato says:

    Il Parco non c’era quando il Magra divenne una gruviera con buche di 17 metri di profondità. Il ponte di Romito crollò per le escavazioni. I campi coltivati a frutteti della Piana di Ameglia furono bruciati dal cuneo salino. Bocca di Magra e Fiumaretta non sono mai andate così sotto come questa volta. L’unica novità sono stati gli argini alti a Cafaggio e nessun’altra zona di espansione dell’onda. Perché scaricare sul Parco e non sulle cementificazioni in alveo? Non sarebbe il caso di cercare un equilibrio? I parchi, gestiti bene , sono fonte di ricchezza. Chiedetelo in Europa, in Germania, in Svizzera, dove curano l’ambiente meglio di noi. Qui siamo sempre agli opposti estremismi: o non si tocca nulla o si cementifica anche l’acqua. E’ per questo che insistiamo: ascoltiamo gli esperti. Senza litigarci tra “volantini”. Carlo Ruocco

  3. Giacomo says:

    Concordo pienamente con l’affermazione che troppe parole si sono spese dopo l’alluvione (sarebbe più corretto dire “le alluvioni”) in merito alle soluzioni più idonee per la messa in sicurezza delle aree sondabili di Ameglia.
    Condivido anche il principio secondo cui la parola vada ceduta agli esperti perché facciano il proprio mestiere di consulenti, individuando con certezza le soluzioni più idonee, più economiche, più sicure ecc. Purtroppo già la scorsa alluvione il tema fu sollevato, tanto in alto che se ne è occupato il tribunale delle acque di Torino, con un contenzioso in cui molti esperti, consulenti di parte e di ufficio, si sono confrontati con teorie e conclusioni differenti.
    Non possiamo trascurare il fatto che l’esimio Prof. Seminara è consulente di parte degli Enti la cui inerzia è stata ritenuta, dalle parti ricorrenti, causa principale dell’alluvione di dicembre 2009. Le sue conclusioni in merito all’utilità o meno del dragaggio della foce del fiume quale componente per la riduzione del pericolo di esondazione risulta oggi un tantino condizionata dal ruolo ricoperto e comunque discordande rispetto a quanto sostenuto da altri esperti i cui pareri sono ancora oggetto di confronto giudiziario.
    Una cosa è certa: se il dragaggio della foce fosse stato completato nel corso dell’anno corrente (unica l’opportunità, colpevolmente osteggiata dall’Autorità di Bacino e dalla Regione, di eseguirlo gratuitamente da parte dell’impresa incaricata del rinascimento delle spiagge di Massa) ed il fiume il 25 ottobre fosse comunque esondato, si avrebbe avuto la conferma di quanto asserito dall’esimio Professore.
    Certo è invece che l’alveo, con la sua sezione di deflusso inadeguata, non è stato in grado di smaltire la piena (forse centennale) del 25 ottobre.
    A questo punto, applicando un semplice metodo statistico, mi verrebbe da dire che probabilmente la ragione sta dalla parte della maggioranza di chi, applicando forse solo tanto buon senso, dice che è necessario realizzare il dragaggio della foce del fiume!
    Il miglior canale scolmatore è quello che “si può realizzare veramente” e che ha il minor impatto ambientale; in alveo!
    Il suo mantenimento deve essere affidato a chi ha un effettivo interesse anche economico a che avvenga; gli operatori nautici! Con uno strumento societario operativo pubblico privato.

  4. Chiara says:

    MI chiedo come mai per questo incontro pubblico ( fiume Magra – Fiume di Parole) non siano stati chiamati i Tecnici dell’Autorità di Bacino del Magra e di Regione Liguria, e si è preferito invitare un libero professionista e un professore universitario? mi pare che l’iniziativa sia monca di un’ importante contributo!!

  5. Il comitato says:

    Abbiamo tentato di avere sia l’uno che l’altro. Ma i tecnici devono essere autorizzati dai politici, cioè dagli amministratori. E da costoro non abbiamo ricevuto – per ora – risposta. Ma non demordiamo. Sarebbe per noi interessante mettere a confronto più opinioni. Per esempio anche quella di Chiara. E anche chiamare a rispondere chi governa il territorio e magari si nasconde dietro gli “ambientalisti”, che legano le mani. Per la nostra esperienza quando i politici sono determinati ai cittadini resta una sola cosa: ricorrere ai tribunali (Il Tar per il Progetto Botta, il Tribunale delle acque per il fiume). La smettano di scaricare colpe e cercare gli untori altrove. Carlo Ruocco

  6. Il comitato says:

    Spero che Giacomo sia stato presente al convegno. Noi siamo convinti che si debbano ascoltare pareri scientifici diversi. Soprattutto autorevoli. Lei tratta il professor Seminara come se fosse un “prezzolato” delle amministrazioni. In verità ha detto cose scomode, tanto che il suo studio è stato “insabbiato” (mai aggettivo fu più appropriato, viste le circostanze) per dieci mesi. Ogni soluzione ha un costo. Gli interessi in gioco sono molteplici. Non sono solo quelli degli operatori della nautica o dell’Intermarine. Ci sono quelli dei cittadini di Bocca di Magra e Fiumaretta e quelli dei balneatori che vivono sul litorale e dei lunigianesi che hanno diritto alla loro spiaggia. Occorre equilibrio. Civorrebbe la VAS (Valutazione ambientale strategica) come fanno nei Paesi seri per valutare costi e benefici. Costi per chi e benefici per chi. Carlo Ruocco



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