Sarzana, che Botta!

« Abitare viene prima di costruire »

Mario Botta, citando Heidegger


L’amarezza di Caleo, i princìpi di Fiasella, il cavallo di Caligola

“E’ il giorno più nero nella storia del Parco Magra”. Massimo Caleo al termine della battaglia è adirato e amareggiato. “Mi si dovrà dare atto di aver presentato una candidatura di assoluto prestigio e competenza. Ho aderito alle indicazioni del mio consiglio comunale e dell’associazionismo. Come vedete non interessano le competenze”.
Tutto vero. Il sindaco di Carro ha detto esplicitamente: “A me i curricula non interessano. Siamo eletti dal popolo, tocca noi scegliere”. E’ la scuola di pensiero dell’imperatore Caligola che “candidò” il suo cavallo e che oggi porta le igieniste dentarie in consiglio regionale e le cortigiane nei ministeri e qualche escort candidate in assemblee elettive. E il sindaco di Follo ha lanciato il suo “bravo” assessore all’ambiente, che ha l’indiscusso merito di essere un geometra di Acam, azienda pubblica in floridissimo stato. Ma qualche autocritica Caleo se la dovrà pur fare. Per mesi ha taciuto sulle proposte del Comitato Sarzana, che botta! di rendere tutto trasparente: le candidature, il metodo di scelta dei candidati, i curricula degli stessi. Oggi provi a pensare se avesse aderito a questa impostazione, candidando mesi orsono Renato Marmori, architetto di prestigio, spezzino, e non Maurizio Corona, sarzanese. Avrebbe elevato la qualità dello scontro politico e costretto gli altri a non presentare candidature politiche su cui spaccare partiti, alleanze. Non pensa il sindaco di Sarzana che oggi il risultato sarebbe stato diverso? Intanto il suo prestigio sarebbe aumentato. A volte ascoltare il Comitato gli potrebbe tornare buono.
Sarebbe stato diverso anche per Fiasella e Bernardini che ieri si sono attardati a rivendicare la priorità degli obiettivi e degli indirizzi dell’attività del Parco rispetto ai nomi. Galazzo li ha zittiti: “Se vi premeva discutere il futuro del Parco potevate indire questa riunione un mese fa”. Provate a dargli torto. Nelle battaglie sui grandi valori o ci si crede o non ci si crede. Se ci si crede, si cerca – in modo pubblico e trasparente – il consenso. Anche a costo di uscire sconfitti. Ma almeno con onore. Altrimenti si può navigare sottotraccia, evitando di esporsi, sperando di inserirsi nel gioco della politica partitica, ma poi si trova un Galazzo più abile e allora è troppo tardi.

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Data
venerdì, 30 settembre 2011

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