Sarzana, che Botta!

« Se le amministrazioni non rappresentano più gli elettori, cambiamoli questi benedetti elettori »

Corrado Guzzanti


Festival della Mente. Settis: il cinismo uccide il paesaggio

di Carlo Ruocco

Una denuncia forte dell’attentato permanente al paesaggio italiano e della rottura che si sta consumando rispetto all’attenzione che culture politiche diverse, liberale, fascista, costituzionale, avevano per l’ambiente: la lectio magistralis di Salvatore Settis, che ha aperto il Festival della Mente, non ha tradito le aspettative. Dal consumo di territorio, che in Italia ha bruciato una superficie agricola pari a due regioni grandi come Lazio e Abbruzzo e che vede la Liguria al primo posto per incremento di consumo di suolo, agli assalti ai litorali, che ancora una volta vede la Liguria, che ospita il Festival, al primo posto con 50 porticcioli turistici realizzati e altri 50 in programma.

Settis a Sarzana stringe la mani al presidente del comitato, Ruocco (cliccare per ingrandire)

Settis a Sarzana stringe la mano al presidente del comitato, Ruocco (cliccare per ingrandire)

Applausi a scena aperta, come a una star. Applausi da ogni settore della platea, da ogni parte politica. Anche da parte degli assessori regionali Bellangeri e Guccinelli, che della cementificazione ligure e della proliferazione dei porticcioli portano diretta responsabilità. Ha applaudito anche il sindaco di Sarzana, Massimo Caleo, che ha messo in testa al suo programma elettorale il Piano Botta e il Progetto Marinella, duecentomilametri quadrati di superficie utile, a cui vanno aggiunti i due porti da 900 barche alla foce del fiume Magra in piena zona Parco Regionale a pochi chilometri da un altro porto turistico da mille posti barca allo studio a Marina di Carrara. I portacolori della politica cementizia ligure hanno applaudito anche quando Settis ha concluso affermando che “il cinismo di pochi uccide il paesaggio”, ricordando un discorso del presidente americano Roosevelt: “Dobbiamo impedire che una minoranza senza scrupoli distrugga un bene, il paesaggio, che è un diritto della maggioranza e delle generazioni future”.

Rispettoso del dovere di ospitalità, il professor Settis ha risparmiato riferimenti agli scempi che rischiano di degradare il paesaggio del centro storico di Sarzana in una periferia di mattoncini rossi emiliani e della piana archeologica di Luni e del fiume Magra in una Milano 3 di seconde e terze case. Si è limitato in apertura ad accennare a una lettera inviatagli dal Soprintendente Piero Donati e all’articolo critico apparso a firma del sottoscritto su Eddyburg. Avrà altre occasioni per farlo e il “Comitato Sarzana, che botta!” cercherà di fornigliene a breve. E forse un’altra occasione potrebbe fornirgliela la stessa Fondazione Cassa di Risparmio, illuminato sponsor della kermesse culturale. Il suo presidente, Matteo Melley, è tornato a insistere sulla necessità che il Festival abbia ricadute culturali sul territorio anche con approfondimenti degli argomenti e degli interventi nel corso dell’anno. Al termine della lectio magistralis erano proprio gli organizzatori del Festival ad essere molto soddisfatti per aver ancora una volta dimostrato grande autonomia e rigore nella scelta degli oratori. In questo caso la scelta di Settis è suonata come fortemente autonoma rispetto alle politiche del territorio in atto.

La lectio magistralis del direttore della Scuola Normale di Pisa ha avuto il pregio di coniugare le fredde cifre delle statistiche Istat con i riferimenti storici, culturali e giuridici, intrecciando le percentuali di oggi di consumo del territorio con la cultura che nei secoli passati ha sostenuto l’azione politica di governi pontifici, liberali, fascisti fino a condensare nell’articolo 9 della Costituzione Italiana il pensiero che aveva informato le leggi emanate dal ministro del governo Giolitti, Benedetto Croce, dal ministro di Mussolini, Bottai, fino ai padri costituenti Concetto Marchese, Aldo Moro, Giuseppe Dossetti. Allora era trasversale la convinzione che l’interesse pubblico alla conservazione del paesaggiop, del patrimonio storico, architettonico, culturale, dovesse avere prevalenza sul tornaconto privato di costruttori e speculatori. Oggi, ha notato Settis, è trasversale, politicamente trasversale, l’aggressione al paesaggio. E ha citato dati eloquenti. Nel consumo di territorio la Liguria, prevalentemente governata dal centrosinistra, detiene il record con un incremento del 45 per cento in quindici anni. Poi vengono le regioni del Sud, dove però l’abusivismo la fa da padrone. Non scherza l’Emilia Romagna, sopra al 30 per cento. Virtuose la Toscana (centrosinistra) e il Veneto (centrodestra). Ma sono eccezioni.

Ci sono dati che dovrebbero essere affissi sui manifesti per far riflettere e per condannare i teorici dell’assioma più cemento = più sviluppo. In Italia ogni anno vengono costruite 732 mila unità immobiliari a fronte di una crescita demografica vicina allo zero. Il cemento, secondo i dati Istat, cresce trentasette volte più della popolazione. Siamo in presenza di un inquinamento antropico, ha detto Settis. Non è un problema estetico, è un problema vitale per le future generazioni.

La medicina? Il direttore della Scuola Normale di Pisa la individua nella capacità dei cittadini di organizzarsi, di mobilitarsi per difendere un diritto di tutti: il diritto al paesaggio. Coraggio.

(ARTICOLO RIPRESO DA www.patrimoniosos.it)

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Data
sabato, 4 settembre 2010

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1 commenti per “Festival della Mente. Settis: il cinismo uccide il paesaggio”


  1. Enrico Pandolfo says:

    dopo la solita passerella politico amministrativa la signora Cogoli ha comunicato il suo intenso pathos organizzativo.La lectio magistralis è stata
    assai più emozionante del previsto,non per le cifre elencate che erano in parte
    note e sistematizzate.La parte storico legislativa è quella che ha dato il segnodel regresso del nostro tempo.L’accelerazione di questi fenomeni involutivi è il contrappunto ai tempi lunghissimi alla fisiologica creazione di un habitat.Il parallelo tra insetti che occupano sfruttandolo,un territorio per poi abbandonarlo,in contrapposizione ai grandi mammiferi erbivori che da stanziali usano il territorio adattandosi ed adeguando anche il ritmo di crescita,ha già preconizzato quello che sarà il destino dell’uomo:un nuovo
    nomadismo imposto dall’insostenibile consumo del territorio.



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